Crollo Samp, Zenga ci mette la faccia: “Tutta colpa mia”
Di Emanuele SaccardoSampdoria – Vojvodina 0-4 (0-1)
4′ Ivanic, 49′ Stanisavljevic, 58′ e 91′ Ozegovic
Si torna a fare sul serio e la Sampdoria stecca – male – all’esordio europeo. Nell’inusuale cornice dell’Olimpico di Torino, i blucerchiati incassano un poker letale dai serbi del Vojvodina e vedono allontanarsi – di parecchio – la possibilità di passare il terzo turno preliminare di Europa League. Della serata all’ombra della Mole, per Zenga c’è poco, forse nulla, da salvare.
Il neo tecnico doriano ci ha messo la faccia, come sempre. Al termine dei novanta minuti, in testa al gruppo e con le mani ad indicare sé stesso, si è presentato sotto il settore occupato dai tifosi della Samp. “Colpa mia, io rimango qua”, le parole pronunciate ripetutamente da Zenga. Nella conferenza stampa post partita, l’ex Uomo Ragno dell’Inter non ha cercato alibi, seppur sottolineando due aspetti: l’essere alla guida tecnica di una squadra da meno di un mese e le precarie condizioni di molti giocatori per via di un virus. Ma quando si prendono quattro schiaffi (tre dei quali nei primi dieci minuti dei due tempi) e non si ha la forza di reagire, vuol dire che si difetta in mentalità più che sotto il profilo fisico.
Muriel, Soriano, Eder e soci sono apparsi molli sotto porta; la difesa ha ballato la tarantella sin dal fischio di avvio; il centrocampo sembra avere necessariamente bisogno di molta più qualità. La sintesi estrema di ciò che è emerso dalla prima uscita ufficiale nella stagione doriana, suona quasi come una sentenza. Per questo anche il presidente Ferrero si è affrettato a dire e scrivere la sua, ringraziando i tifosi (“sono gli unici ad aver vinto, oggi”) e promettendo che il mercato in entrata della Samp è tutto fuorché finito. Certo, però, non bastano le dichiarazioni fisiologiche del patron per cancellare l’amarezza e la rabbia della tifoseria. I fischi piovuti all’indirizzo della squadra, oltre a fare male, sottolineano come sugli spalti non ci si è dimenticati delle partenze illustri.
In aggiunta al tecnico Sinisa Mihajlovic, hanno lasciato Bogliasco anche Obiang (West Ham), Okaka (Anderlecht), il portiere Romero (approdato al Manchester United) e Samuel Eto’o (coperto d’oro in Turchia). Tutti loro, in percentuali differenti, hanno contribuito alla lodevole stagione scorsa coronata dal raggiungimento del settimo posto in campionato, utile per aprire le porte di un’Europa ora sempre più lontana. Tra una settimana, a Novi Sad, servirà che si realizzi un’utopia, più che un miracolo. Zenga dovrà guidare i suoi ad una vittoria con cinque gol di scarto se vorrà portare la Sampdoria ai play-off. Non ci crede nessuno, anche se nel calcio nulla è scritto – come nella vita – e, spesso, il rettangolo verde è stato il teatro perfetto affinché andassero in scena clamorosi ribaltoni e abbaglianti rimonte.
Casomai la Serbia dovesse rappresentare l’ennesima eccezione alla regola, forse la ferocia dei tifosi potrà placarsi e, magari, si riuscirà a mettere da parte il solito teorema: inutile fare una buona stagione per centrare l’Europa, se poi si smembra la squadra andando incontro a figure barbine appena parte la musichetta delle gare internazionali. Vox populi, vox Dei.
Commenta o partecipa alla discussione