Italia di misura sulla Scozia: bicchiere mezzo pieno?
Di Emanuele Saccardo57′ Pellè
Si potrebbe cominciare con il dire che siamo di fronte alla solita Italia. La Nazionale di Conte appare per la volta ennesima come creatura compatta, ma senza un’idea di gioco che la distingua. Ha carattere, questa Italia, eppure non fa innamorare gli italiani. Il consueto disco rotto, insomma, salvo poi vedere tutti quelli che ora sbadigliano salire sul carro dei vincitori in caso di miracoli.
Contro la Scozia, nella penultima amichevole prima di partire alla volta della Francia, gli azzurri strappano un 1-0 che è specchio della nostra introduzione. Non prendiamo gol, siamo quadrati, ma dal centrocampo in su fatichiamo parecchio. Finché ti trovi di fronte la sola squadra britannica a non aver staccato il biglietto per l’Europeo, è una cosa; quando dovrai incrociare le armi con il Belgio, per fare un esempio, sarà tutt’altra musica. Ecco perché il test di Malta conforta a metà.
Alla vigilia del match giocato a Ta’Qali, Conte aveva chiesto ai suoi di farlo dormire tranquillo. Martedì il c.t. dovrà diramare la lista ufficiale dei 23 che approderanno alla kermesse continentale, quindi le indicazioni di ieri sera avevano un peso non indifferente. Chissà se la notte sarà dunque scorsa tranquilla, in virtù della prestazione di alcuni osservati speciali.
Due su tutti, Eder e De Rossi: il primo non è più troppo certo di fare le valigie, vista la carestia di reti che si è portato in dote dal semestre in nerazzurro. Sebbene l’italo brasiliano sia molto utile in fase di costruzione e nella manovra, serve che ritrovi il feeling con il gol: l’attacco azzurro pare non poter restare aggrappato soltanto a Pellè, a segno anche contro la Scozia con un bel destro a giro.
Per quello che riguarda De Rossi, la questione è prettamente fisica: la prestazione di Malta è senza dubbio stata confortante, il suo tendine d’Achille è rimasto buono buonino senza causare problemi. Ma Conte sa che servirà qualche altro giorno per valutare la questione, dal momento che quella parte del corpo è assai infida, specialmente per un atleta. E considerando la maledizione del nostro centrocampo (assenti forzati Marchisio e Verratti, quasi fuori anche Montolivo per il problema al polpaccio che lo affligge dalla finale di Coppa Italia), il c.t. farà tutti gli scongiuri del caso.
Intanto, però, fa di necessità virtù: l’esperimento di Florenzi e Giaccherini come interni di centrocampo ha riservato luci e ombre. Meglio il Giak del romanista, praticamente telecomandato dalla panchina perché apparso un pochino spaesato al centro delle operazioni. Il centrocampista del Bologna ha tuttavia sulla coscienza tre palle gol gettate al vento, imitato dal solito pendolino destro Candreva.
A ben guardare, in ogni caso, l’Italia ha qualche freccia pericolosa nella sua faretra. Al di là degli interpreti (da verificare ancora l’attitudine di Bernardeschi e la maturità di Zaza), le varianti di gioco ci sono: giro palla con cambi di fronte, verticalizzazioni di Bonucci o De Rossi per i tagli delle punte, tiri dalla media distanza, spinta sugli esterni. Il tutto cucito insieme con il carattere e la determinazione. Che questo possa bastare per arrivare sino alla finale dell’Europeo non è dato saperlo, ma è un segnale che l’Italia potrà dire la sua. Magari senza miracoli.
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