Real Madrid: 11 volte sul tetto d’Europa, Zidane piega Simeone

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Real MadridReal Madrid – Atletico Madrid 6-4 d.c.r. (1-1 d.t.s.)

15′ S. Ramos (R), 79′ Carrasco (A)

Per Simeone e l’Atletico fa rima con maledizione, per Zidane e il Real Madrid è invece parente stretta di benedizione. Coppa dei Campioni, se preferite Champions League: il Cholo perde la seconda finale della sua carriera e sempre contro i cugini Blancos, Zizou invece fa centro al primo colpo, 5 mesi dopo aver preso le redini di uno spogliatoio frammentato dall’incompetenza di Benitez. Non solo: l’ex Galactico è il primo allenatore francese a sollevare il più prezioso trofeo continentale, un dettaglio non di poco conto in considerazione del fatto che proprio i giornalisti francesi de L’Équipe ebbero l’idea, nel lontano 1954, di istituire quella che oggi è la competizione europea per Club maggiormente seguita.

Di più: Zidane è entrato nella ristretta cerchia di quelli che hanno vinto la Champions sia da giocatori che da tecnici (con lui Trapattoni, Ancelotti, Munoz, Crujff, Rijkaard e Guardiola), e lo ha fatto a modo suo. In silenzio, quasi timidamente, restituendo al Real Madrid la capacità di curare i dettagli, con la tacita approvazione di Sua Maestà Fortuna. Già, serve anche quella, specialmente in una gara delicata come può essere una finale contro l’altra squadra della tua città; una squadra, oltretutto, che partiva con il coltello tra i denti, decisa a vendicare la sconfitta di Lisbona del 2014. Simeone è avversario temibile sempre, figurarsi in un caso del genere.

Eppure la partita pende subito dalla parte del Real Madrid: pallino del gioco in mano a Kroos e Modric, prima occasione clamorosa sui piedi di Casemiro che da pochi passi centra in pieno Oblak. Dopo 3-4 minuti nei quali i Colchoneros provano a tenere alto il baricentro, emerge la maggior bravura dei Merengues nel palleggio, così l’Atletico è costretto ad abbassarsi. E paga subito pegno quando sugli sviluppi di una punizione velenosa battuta da sinistra, Bale spizza di testa e pesca Ramos al centro dell’area piccola: seppure in leggero fuorigioco, il capitano del Real Madrid fredda Oblak con un tocco ravvicinato e fa 1-0.

Gli uomini di Simeone faticano a scrollarsi di dosso l’idea dello svantaggio, il Real Madrid prova ad approfittarne lavorando soprattutto dalla parte di Bale, ispiratissimo nella prima mezz’ora. Cristiano Ronaldo latita o corricchia, non è al top e si vede, ma è pur sempre una spina nel fianco per gli avversari. Il Cholo si sbraccia e chiede a gran voce la garra, la grinta, quella che in questi anni ha sottolineato in grassetto l’idea di calcio targata Simeone. Ma sul prato del Meazza non basta, almeno non nella prima parte del match. Bisogna aspettare l’intervallo, che Simeone catechizzi i suoi tra le mura dello spogliatoio: l’effetto che produce la presunta ira del tecnico argentino è immediata.

Nemmeno il tempo di risedersi e l’Atletico beneficia di un rigore: Pepe, croce e delizia di qualsiasi allenatore passato da Madrid, stende platealmente Torres, niente discussioni. Buon per il difensore portoghese che non arrivi anche il giallo. Buon per tutto il Madrid che Griezmann, l’uomo da 32 reti in stagione, decida di centrare clamorosamente la traversa con un siluro che fa esultare il popolo del Real. Ma l’Atletico è vivo e non si scompone, anzi, spinge sempre di più. I cambi sembrano agevolare Simeone, che a fine primo tempo toglie l’impalpabile Fenandez per fare posto a Carrasco, e penalizzare Zidane (fuori Carvajal per infortunio, dentro il semi disastroso Danilo). Con il passare dei minuti calano Bale e Benzema e salgono di tono Carrasco, Gabi e Saùl.

Ma nel momento migliore per l’Atletico, poco manca che il Real Madrid chiuda la partita: prima Benzema centra in pieno Oblak, poi Ronaldo cerca il numero e si fa murare dall’estremo difensore colchonero. A gol sbagliato, si dice, gol subìto: un giro di orologio e i biancorossi pareggiano: Gabi, un monumento, scucchiaia per Juanfran che al volo crossa in area piccola; Carrasco irrompe come un fulmine e fa 1-1. Esplode la gioia dell’Atletico, che vede più vicini i supplementari e la possibilità di vendicare davvero la sconfitta di Lisbona.

Si va all’extra time, ma non succede quasi più nulla: da segnalare solo Danilo che, povero lui, ancora cerca per il campo l’indemoniato Carrasco. Per il resto la fa da padrone la paura di scoprirsi: le forze sono quelle che sono, c’è da fare i conti soprattutto con stanchezza, umidità, caldo e crampi. Si arriva quindi ai calci di rigore e lì, la differenza, sta tutta davvero nei dettagli. Griezmann fa parzialmente pace con se stesso segnando il primo per i suoi, poi il Real ne infila 5 su 5. Il dettaglio? Juanfran colpisce il palo prima del penalty decisivo di Ronaldo. Già, CR7: non sta bene eppure dopo 120 minuti di gioco e le gambe che fanno quello che vogliono loro, mette la firma più importante segnando l’ultimo tiro dal dischetto. Lui lo aveva detto: “Ho avuto una visione, dovevo tirare il quinto.” Sarà per questo che durante i supplementari lo abbiamo visto ridere e scherzare con Zidane: uno ne ha vinte 3 con Manchester e Real Madrid, l’altro altrettante tutte con la camiseta blanca (da giocatore, vice allenatore e primo allenatore), entrambi artefici della Undecima griffata Real. Gente che sa come si fa, insomma.

 


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