Zanetti: tendine d’achille rotto, ennesima tegola per l’Inter
Di Emanuele SaccardoUn eroe (seppur calcistico) non molla mai, soprattutto di fronte alle avversità. E la prima dichiarazione di Javier Zanetti, uscendo dal San Matteo di Pavia dove è stata confermata la rottura del tendine d’achille, è stata in linea con questa filosofia.
Il trentanovenne capitano dell’Inter ha detto che supererà anche questa, che la sua carriera non finisce qui e c’è da credergli. 603 presenze in maglia nerazzurra, 5 scudetti, 4 Coppe Italia, 4 Supercoppe italiane, 1 Champions League, 1 Coppa Uefa e 1 Mondiale per club: questo il ricco palmarès di un’icona del calcio mondiale, che ha inanellato un record dietro l’altro nel suo straordinario percorso. Inclusa la pressoché inossidabile tenuta atletica e la resistenza muscolare agli infortuni.
Fino a ieri, l’ultimo stop degno di nota risaliva addirittura al 2005 (stiramento), poi lo si è sempre visto macinare chilometri in mezzo al campo e, specialmente, sulle fasce. Immancabilmente lasciandosi alle spalle ventenni di belle speranze. Un guerriero, un eroe in stile Iliade, insomma. Proprio come il più illustre tra i soldati omerici, Achille, Zanetti poteva essere fermato colpendolo nell’unico punto debole del suo statuario corpo: il tallone.
Non è stata una freccia a trapassargli il tendine e forse la madre non lo immerse nelle acque del fiume Stige, per renderlo invulnerabile. Ma è certo che quel punto maledetto gli è stato fatale, dopo un contrasto con il palermitano Aronica, che lo ha costretto a deragliare fuori dalle righe della fascia laterale. Non bastava la sfilza di infortunati per Stramaccioni, non bastava l’ennesima sconfitta stagionale: no, per suonare il requiem dell’infausta stagione interista bisognava togliere dalla scena il suo condottiero simbolo. Questo ha fatto, la sorte.
Una volta tanto le tifoserie dello stivale sono unite nel maledire il fato e nel sostenere un simbolo di lealtà e professionalità cristallina. Fatta eccezione per una parte di beceri milanisti, che ieri sera hanno intonato cori irriverenti all’indirizzo del terzino argentino. Tristezza per la loro ignoranza.
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