Juve sulla sirena, al Parma non basta l’orgoglio
Di Emanuele Saccardo89’ Morata
La carta è una cosa, il campo un’altra. Se preferite, 40 punti di differenza e non sentirli. Potremmo andare avanti per ore con i luoghi comuni e i loro parenti stretti, perché il quarto di finale di Coppa Italia tra Parma è Juventus è stato proprio questo: un luogo comune, il classico testa-coda. La prima della classe che resta imbrigliata dall’orgoglio e dall’organizzazione del fanalino di coda; Davide che rischia di darle di santa ragione a Golia (toh, altro luogo comune).
Ma se c’è sempre un fondo di verità nei luoghi comuni (anche questa affermazione lo è), resta innegabile che al Tardini ieri sera i padroni di casa abbiano venduto cara la pelle dando la sensazione di poter sfiorare l’impresa o, almeno, di trascinare il match fino ai supplementari. Poi sarebbe potuto accadere di tutto. Nonostante i noti problemi societari che affliggono i ducali da mesi, a dispetto di presunti ammutinamenti innescati dalla rescissione contrattuale di Cassano, Donadoni può essere soddisfatto per la prova dei suoi.
Come accennato, i 40 punti di distacco in Serie A tra Juventus e Parma non si sono visti un granché in Coppa. Il 3-5-2 schierato dal tecnico bergamasco irretisce a lungo il 4-3-3 di Allegri, quest’ultimo partito con un tridente anomalo formato da Pepe, Llorente e Coman. I gialloblu pressano alto e mettono in difficoltà da subito il centrocampo bianconero nel quale Pirlo, Marchisio e Vidal faticano a trovare tempi e spazi. La prima frazione è una lotta serrata in mezzo al campo con pochi acuti dalle parti dei portieri, se si escludono il palo di Pepe e un salvataggio in extremis di Chiellini su tiro di Nocerino.
Nel secondo tempo la musica cambia leggermente perché la capolista inizia a far girare palla con maggior convinzione, costringendo il Parma ad abbassarsi con la conseguente possibilità di trovare spazi nuovi, specie sugli esterni, in cui inserire Pepe e Coman. Però il Parma non molla e, anzi, tenta di colpire con le ripartenze cercando soprattutto la superiorità numerica sulla corsia di sinistra. Allegri capisce che è il momento di apportare correzioni: dentro Pogba e Morata, fuori Vidal e Coman. Il tecnico livornese azzecca la mossa specialmente con lo spagnolo, sempre decisivo quando entra a gara in corso.
Non fa sconti nemmeno al Parma perché, dopo una traversa clamorosa di Marchisio, è proprio l’ex Real Madrid a trovare il gol decisivo a un minuto dal novantesimo. Llorente (in più che sospetta posizione di fuorigioco) lo innesca al centro dell’area ducale, lui semina i centrali gialloblu (comunque in ritardo nella chiusura della linea di passaggio) e batte con scaltrezza Mirante. Beffa per Donadoni che già pregustava altri 30 minuti di speranza, massimo risultato con il minimo sforzo per la Juventus, sempre a caccia della Decima – non sarà la Champions ma sarebbe un risultato storico alzare la Coppa Italia numero dieci.
Ora la Vecchia Signora attende in semifinale la vincente della sfida tra Fiorentina e Roma, in programma martedì prossimo. Il Parma invece aspetta di capire quale sarà il suo futuro societario, con la consapevolezza che salvarsi in campionato sarà un’impresa ai confine dell’utopia.
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