Il debito residuo arbitrale della nuova Juve
Di francescoSecondo me non sono mai esistiti arbitri corrotti o condizionati in Italia; ma soltanto arbitri che – di tanto in tanto – hanno commesso errori gravi e decisivi per l’assegnazione dello scudetto. In passato, la Juve è stata fortunatissima. Ci sono migliaia di episodi a testimoniarlo.
Qui intendo ricordarne solo alcuni, e recenti: le entrate dure dei giocatori della Juve su Rivera (Milan) non viste dagli arbitri; rigore di Morini su Bigon, di cui soltanto Concetto Lo Bello non si accorse (1972-73); fuorigioco fischiati a favore (gol di Turone in Juve-Roma; gol del Milan); palloni in porta visti fuori (Empoli-Juve e Juve-Udinese); un numero impressionante di ammonizioni ed espulsioni evitate (quelli di Montero, Davids, e Iuliano sono gli episodi più recenti): rigori contro non dati (Deschamps su Gautieri; Iuliano su Boksic; Iuliano su Ronaldo, che soltanto Ceccarini non vide).
La Juve è stata così fortunata che la dea bendata influiva perfino su altre partite: vedi Roma-Torino della stagione 1976-77 in cui venne negato un rigore clamoroso al Toro.
Mi fermo qui con l’elenco enorme di errori arbitrali dovuti a sviste: solo fortuna, ribadisco. Nessun complotto. Nessuna manovra.
Ma come reagiva la Juve di fronte alle proteste degli avversari? Così: l’arbitro non conta; abbiamo carattere, gioco e personalità, e voi no; sempre a piangere dopo le sconfitte; credete ai fantasmi.
E perché mai la Juve vinceva pochissimo in Europa? Semplice: lì non era fortunata con gli arbitri come lo era in Italia. Nel Vecchio Continente le girava malissimo. Così è la vita.
Ecco, e allora adesso – dopo i due errori del San Paolo – la Juve ha, per lo scudetto, un debito residuo con la fortuna da qui al 2300.
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