Libertadores: Atlético Nacional campione dopo ventisette anni
Di Emanuele SaccardoAtlético Nacional Medellin – Independiente del Valle 1-0 (and. 1-1, tot. 2-1)
8′ Borja
Che il 2016 sia l’anno degli underdog, gli sfavoriti, lo abbiamo scritto di recente. Mica ci voleva un mago, basta andare a vedere chi ha vinto la Premier League e l’Europeo francese. Perciò, dopo Leicester e Portogallo, per la finale di ritorno della Copa Libertadores qualcuno avrà puntato forte sull’Independiente del Valle, piccola e meravigliosa realtà di Sangolquì, città alle porte della capitale Quito, Ecuador.
Ma in Libertadores, al pari dell’omologa Champions League del Vecchio continente, lo sfavorito non ha trionfato: come gli spagnoli dell’Atletico Madrid, anche l’Independiente ha dovuto fare i conti con una rosa forse ancora troppo acerba per poter vincere anche fuori dai confini nazionali. Il massimo trofeo sudamericano per Club, dunque, se lo è portato a casa il Nacional di Medellin, squadra colombiana che mancava dall’ultimo atto di Libertadores dal 1995 e che l’unico alloro lo aveva conquistato nel 1989. Era un altro calcio, quel narcofutbol che riporta alla memoria il denaro speso da Pablo Escobar per fare grande la Società a scapito, però, della trasparenza. Oggi il Nacional, a coronamento di un quinquennio di investimenti sul settore giovanile e di contestuali successi in Patria, è una realtà invidiata e da imitare.
Non è un caso che la perdente, l’Independiente del Valle, una sorta di Leicester sudamericano, sia arrivato fino alla finale: nelle ultime tre stagioni si è sempre qualificato per la Libertadores, togliendosi quest’anno anche la soddisfazione di eliminare sia il Boca che i campioni in carica del River Plate, con l’annesso lusso della vittoria alla Bombonera. Anche alle porte di Quito si segue l’esempio tracciato in Colombia: grande investimento sul settore giovanile, duecento giovani all’anno da visionare, inserire e fare crescere.
In questo quadro è chiaro che entrambe le Società dovranno necessariamente vedere partire i diamanti di casa. Sul fronte Independiente il venticinquenne Mina, perno della difesa, si trasferirà al River; Sornoza (22) è a un passo dalla Fluminense, Cabezas (19) ha diversi estimatori nel Boca Juniors e Angulo (21) è seguito da mezza Europa. I campioni in carica di Medellin, invece, prepareranno l’assalto al Mondiale per Club di dicembre senza Marlos Moreno (19 anni), già comprato dal Manchester City, e Sebastian Perez (23 anni), corteggiatissimo in Spagna. Ma contendere la Coppa al Real Madrid senza Mejia (28 anni) e Sanchez (20 anni), entrambi già certi di lasciare, non sarà una passeggiata. Possibile anche l’addio del tecnico Rueda, promesso sposo della Nazionale paraguaiana.
Pazienza, è il calcio. Adesso è tempo comunque di festeggiare: dopo le celebrazioni post gara al “Atanasio Girardot”, stadio di casa del Nacional, Medellin è letteralmente impazzita di gioia per un successo atteso circa trent’anni. Tre decadi, quasi un periodo infinito nella memoria dei tifosi dei Los Verdolagas.
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