Capolavoro Italia: Conte stratega, domata la Spagna
Di Emanuele Saccardo33′ Chiellini, 91′ Pellè
L’Italia scalza dal trono i campioni in carica, compie un mezzo miracolo sportivo e si guadagna un quarto di finale affascinante contro la Germania. Meglio di così non potevamo sperare. Cuore, sacrificio, attenzione e voglia hanno fatto la differenza come con il Belgio: la Spagna partiva favorita al pari dei ragazzi di Wilmots, anche un po’ di più, eppure è l’Italia a sorridere. Anzi, a ridere di gusto.
Già, perché quando ci ricordiamo di essere meno forti degli altri, facciamo la differenza. A Saint Denis, stadio che ci ricorda la cocente sconfitta contro la Francia, ai rigori, nel Mondiale del 1998, gli Azzurri danno una lezione di tattica, organizzazione, classe e agonismo alla Nazionale tabù degli ultimi 22 anni: era infatti dal 1994, da quel 2-1 sigillato da Roberto Baggio a Usa ’94, che l’Italia non superava la Spagna in gare ufficiali.
L’Italia gioca un calcio quasi perfetto di fronte ai bi-campioni uscenti: subito aggressivi, con la palla tra i piedi gli Azzurri mettono in grande difficoltà la Roja specie sugli esterni, dove De Sciglio da un lato e Florenzi dall’altro spingono forte aiutati da Parolo e Giaccherini. La Spagna fatica a trovare le distanze, spesso va in inferiorità numerica in mezzo permettendo a De Rossi di avere lo spazio utile centralmente per innescare Eder e Pellè, finalmente di nuovo affiatati e sempre pericolosi. L’interista si danna come sempre l’anima correndo su tutti palloni, il bomber del Southampton fa il consueto prezioso lavoro di sponda riuscendo a surclassare un certo Sergio Ramos su tutte le palle alte.
Non è un caso che nei primi 15′ l’Italia riesca a rendersi pericolosa a ripetizione, costringendo De Gea a parate importanti per tenere in piedi la baracca: devia un colpo di testa di Pellè e respinge sul palo la splendida rovesciata di Giaccherini, fermato però incomprensibilmente per gioco pericoloso. In fase di non possesso, se possibile, siamo ancora più incisivi: pressing alto che comincia sempre da Eder, squadra corta e marcature fisse su Iniesta (affaticato e poco pericoloso) e Fabregas, i cervelli del centrocampo.
Le Furie Rosse ritrovano un minimo di ordine tattico dopo venti minuti, ma Buffon non rischia mai nulla: davanti a lui Chiellini, Bonucci e Barzagli imbavagliano l’ex compagno juventino Morata, che fa a sportellate uscendone sempre sconfitto. Poi arriva il black-out di Ramos: prima rischia l’autogol, poi stende Pellè quasi al limite dell’area. Non abbiamo grandi tiratori (Pirlo è un bel ricordo lontano), però il talismano Eder propizia il vantaggio con una sassata quasi rasoterra sulla quale De Gea è impreciso: respinta corta, Giaccherini si avventa e viene steso, neanche il tempo di reclamare un rigore sacrosanto che irrompe Chiellini e di stinco fa 1-0. Meritato. Strameritato.
Prima del riposo c’è il tempo di strozzare in gola il grido per il doppio vantaggio, quando ancora De Gea nega la rete a un ispiratissimo Giaccherini. Nella ripresa ci si aspetta la reazione veemente della Spagna, invece è ancora l’Italia nei primi tre minuti a sfiorare il colpo del k.o., ma nulla di fatto. Del Bosque prova a correre ai ripari inserendo Aduriz, centravanti d’area; Conte è invece costretto a togliere De Rossi per un problema muscolare, inserendo Thiago Motta. C’è perplessità per il cambio, sebbene obbligato. Neanche il tempo di ragionarci su che Eder si fa maledire in italiano e brasiliano: innescato da un sontuoso tacco di Pellè, si trova a tu per tu con il portiere iberico e si lascia ipnotizzare calciandogli addosso.
Certe gare, se non le chiudi, possono diventare una bomba a orologeria. Non fa eccezione l’ottavo con la Spagna, perché dopo tanto spreco azzurro i campioni assaltano Buffon e soci nell’ultimo terzo di gara, alla ricerca del gol che porterebbe il discorso all’extra time. Ramos, Aduriz (poi sostituito per infortunio) e Vazquez ci provano, Piqué quasi ci riesce ma in porta c’è San Gigi che non fa passare nemmeno i parenti. Tremiamo, eppure abbiamo la forza di confermare che a gol sbagliato spesso corrisponde gol subìto: Insigne, come sempre prezioso per classe, velocità e lucidità, innesca Darmian sulla destra; l’esterno dello United pesca in area Pellè che, quasi in fotocopia Belgio, batte al volo De Gea. Eccolo il 2-0, eccoli i quarti di finale, riecco la Germania, sperando continui a portarci bene.
Conte è già al lavoro per preparare un’altra trappola tattica perfetta. Il c.t. uscente e nuovo allenatore del Chelsea ha superato la prova di maturità: c’è tanto di suo nella vendetta alla Spagna.
PROGRAMMA QUARTI DI FINALE EURO 2016:
Polonia – Portogallo (30/6 ore 21)
Galles – Belgio (1/7 ore 21)
Germania – Italia (2/7 ore 21)
Francia – Irlanda (3/7 ore 21)
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