Lazio in semifinale, Milan all’inferno (ma Inzaghi è salvo)
Di Emanuele SaccardoMilan – Lazio 0-1 (0-1)
38′ rig. Biglia
La Lazio gioca a memoria, il Milan perde a memoria. E cosa sarebbe potuto cambiare in soli tre giorni? Per i biancocelesti fortunatamente nulla, per i rossoneri purtroppo niente. Una scossa era difficile, un aggravarsi dell’emorragia intorno al Diavolo era più preventivabile. E così è stato: Galliani ancora una volta contestato duramente (l’a.d. ha abbandonato le tribune ben prima della chiusura della partita), striscioni eloquenti sugli spalti deserti del Meazza. Di più: una paura quasi irrazionale da parte dei giocatori scesi in campo nel bis match di fronte a Pioli & C., un primo tempo in cui si sono sprecati errori in fase di appoggio, alcuni talmente gravi da far pensare alla terza categoria e non ad una gara di Coppa Italia tra squadre di Serie A.
Il quarto di finale valevole per la Tim Cup 2014/2015 tra Milan e Lazio è finito com’era terminato lo scontro di campionato: 72 ore dopo la brutta figura dell’Olimpico, il Milan ne colleziona un’altra e ad alzare le braccia al cielo sono i biancocelesti. Per la squadra di Lotito è semifinale, per quella di Berlusconi è un altro boccone amaro da mandare giù, un boccone indigesto che svaluta ulteriormente l’immagine del club e certifica l’andamento negativo di inizio anno. Per Inzaghi è un gennaio orribile: 4 sconfitte in 6 gare ufficiali, un solo punto in più rispetto al Milan di un anno fa, già in mano all’ex compagno di mille battaglie Clarence Seedorf, e l’uscita di scena dalla Coppa Italia al medesimo turno (il giustiziere della passata stagione fu l’Udinese). Per non farsi mancare nulla, l’ennesimo infortunio ad El Shaaraewy (frattura composta al piede destro, per lui uno stop minimo di 6 settimane).
Non c’è niente di rassicurante, si fa fatica a vedere la luce in fondo al tunnel rossonero. Dopo un primo tempo abulico e ostaggio del terrore (Alex e compagni fanno spesso retropassaggi casuali che innescano le punte laziali), culminato nello svantaggio grazie al calcio di rigore concesso da Rocchi per un doppio mani di Albertazzi, il Milan mostra soltanto una reazione d’orgoglio nella ripresa – complice anche l’inferiorità numerica della Lazio per la doppia ammonizione comminata a Cana.
A quel punto Inzaghi non ha più nulla da perdere e prova a sbilanciare un po’ di più la squadra, passando dal deludente 4-3-3 di partenza ad un 4-2-3-1 con l’inserimento di Honda per Muntari. La musica sembra poter cambiare anche in virtù dell’uomo in più, ma l’orgoglio non basta. Non basta un gladiatorio Montolivo che recupera palloni ovunque in mezzo al campo (ingenerosamente fischiato poi per uno stop sbagliato in pieno recupero), non basta un Abate a rullo sulla destra per tutta la ripresa, non servono i 10 minuti concessi a Suso – peraltro piuttosto guizzante sulla sinistra con un dribbling secco e un cross che fanno nascere timide speranze per il futuro.
La Lazio è più squadra e lo dimostra nella gestione sofferta del vantaggio: Klose si sacrifica a fare il tappa buchi per arginare le folate del Diavolo, per fare soltanto un esempio. Chiaro che quando tutto gira bene, ti riesce praticamente qualunque cosa. Al contrario, il Milan sta sperimentando i patimenti dell’inferno: anche quando qualcosa ti riesce, c’è un arbitro a cancellarti il sorriso dalle labbra. Leggi: gol annullati a Pazzini e Cerci rispettivamente per fallo di mano e fuorigioco (sacrosanta decisione per entrambi).
Oggi Milanello si è svegliata con la conferma di Super Pippo alla guida dell’armata Brancaleone di rossonero vestita. Subito dopo la gara una telefonata di Berlusconi a Galliani ha certificato che Inzaghi resta dov’è, senza se e senza ma. La squadra, per quanto allo sbando, sembra essere sempre schierata dalla parte del tecnico e, in parte, la reazione della seconda metà contro la Lazio lascia intendere che sia così. Certo è che la gara di campionato contro il Parma sarà un ulteriore snodo decisivo, perdere contro una squadra tanto malmessa come quella ducale rappresenterebbe forse il punto di non ritorno anche per Inzaghi. Con l’arrivo di Simone Bocchetti e, forse, quello di Mattia Destro, il neo tecnico milanista potrà contare su qualche soluzione nuova. Si spera.
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