Juve, c’è poco da stare Allegri. Roma, è Man(ita)olas al Carpi
Di Emanuele Saccardo26′ Insigne (N), 62′ Higuain (N), 63′ Lemina (J)
La tanto invocata inversione di tendenza, almeno per quanto riguarda i risultati, non è arrivata. La Juventus incappa nella terza sconfitta su sei gare disputate, questa volta al San Paolo contro un Napoli in spolvero grazie a Higuain e Insigne. Per Allegri un preoccupante 50% di partite gettate alle ortiche, cui si aggiunge il fatto di non aver ancora ottenuto i tre punti davanti al proprio pubblico (Frosinone docet), in quello Stadium che per quattro anni è stato fortino semi inespugnabile. Momento delicato, dunque, in casa dei bianconeri: le prossime due partite all’orizzonte, con il Siviglia in Champions e il Bologna in campionato, diventano già piuttosto decisive. Non possiamo spingerci a dire che saranno una sentenza, in caso di insuccessi, per Max Allegri. Certo però che il sorriso del tecnico livornese è merce da ricercare nel passato.
Il Napoli di Sarri ha disarmato la buona volontà della Juve, mettendo a nudo tutti i limiti che hanno contraddistinto il cammino di Buffon & C. in questo primo blocco stagionale (esclusa la vittoria agostana in Supercoppa contro la Lazio). I partenopei cominciano a girare secondo le idee dell’ex allenatore dell’Empoli, lo spartito sembra sia stato finalmente memorizzato dagli interpreti; tra i quali spiccano i due primi violini dell’orchestra vesuviana: Lorenzo Insigne e Gonzalo Higuain. Per il piccolo funambolo – infortunio a parte – è un momento da incorniciare, forse il migliore della sua carriera: ieri sera un altro gol (dopo uno scambio nello stretto con il Pipita), tante buone giocate e la sensazione che il nuovo ruolo di trequartista gli calzi davvero a pennello. Sarri ci ha visto giusto, anche se ieri sera Insigne ha giocato largo nel tridente offensivo napoletano.
Higuain, al quinto centro in sei giornate, fa sorgere il dubbio che Martino (c.t. della Nazionale argentina) sia in preda a qualche delirio non meglio specificato, dal momento che per le due gare dell’Albiceleste del prossimo ottobre ha convocato lo juventino Dybala – piuttosto abulico al San Paolo – e non l’attaccante del Napoli. Misteri del calcio: Gonzalo sta vivendo un ottimo momento di forma che, oltre a portarlo spesso sulla via del gol come ieri, genera prestazioni maiuscole fatte di buone giocate e tantissima sostanza. Se n’è accorta le retroguardia juventina, i cui giocatori hanno poco da stare… Allegri. Lo stesso mister della Vecchia Signora, non possiamo dimenticarlo, è ancora alla ricerca dell’amalgama perfetta. Se i detrattori lo accusano di aver sempre cambiato sistema di gioco dall’inizio del campionato, è pur vero che Allegri si trova con dieci calciatori nuovi rispetto allo scorso anno, con caratteristiche differenti da chi è partito per altri lidi (nota sempre dolente che riguarda Pirlo e Vidal sopra tutti). Non è semplice scovare l’equilibrio che permetterebbe alla Juventus di rientrare nei giochi per il titolo, ma Allegri è fiducioso. Beato lui.
24′ Manolas (R), 28′ Pjanic (R), 31′ Gervinho (R), 34′ Borriello (C), 51′ Salah (R) 68′ Digne (R)
Con la Roma è sempre così: tutto o niente. Concetto da estendere anche ai sostenitori della squadra. Eh sì, perché Garcia era già sulla graticola e ora è di nuovo l’eroe della sponda teverina giallorossa; De Sanctis, fischiato al momento dell’annuncio delle formazioni, para un rigore a Matos e fa pace istantanea con lo stadio; Manolas, dopo l’auto-gollonzo di Genova, fa centro nella porta giusta scardinando il match contro il Carpi. Per non parlare di Gervinho, bollato dai più come ormai bollito, che contro il Carpi ha dato prova di essere ancora un valore aggiunto per una squadra alla ricerca della propria continuità.
Insomma, a Roma la parola equilibrio è pressoché impraticabile, come la difesa a zona negli anni Cinquanta, per capirci. Meglio non lamentarsi, allora, e godersi la manita inflitta al povero Carpi, la seconda che gli emiliani subiscono in questo torneo, dopo quella della prima giornata contro la Samp. E dire che Castori aveva imbrigliato il Napoli nel turno infrasettimanale costringendolo allo 0-0; e sembrava potesse accadere lo stesso all’Olimpico, almeno nelle prime battute quando l’ex Borriello metteva paura a De Sanctis. Poi, però, dal gol di Manolas a quello conclusivo siglato da Digne, in campo c’è stata soprattutto la Roma.
Il Carpi si aggrappa all’esperienza dello stesso Borriello (al secondo sigillo da quando veste la maglia dei neo promossi) ma non può bastare. I capitolini sono più forti e lo hanno dimostrato. Peccato soltanto per la catena di infortuni che si è abbattuta sulla testa di Garcia: prima Dzeko, costretto ad uscire per una doppia botta caviglia-ginocchio, poi Keita e infine Totti, subentrato proprio al bosniaco (fastidio a un flessore per il capitano). Domenica agrodolce, dunque, per il Club giallorosso; ora tutta l’attenzione si sposta al recupero dei “feriti” nell’ottica del match di Champions in cui le armi romaniste incroceranno quelle del Bate Borisov.
CLASSIFICA:
Inter 15, Fiorentina 12, Roma* e Sassuolo 11, Torino, Chievo e Sampdoria 10, Napoli *, Milan e Lazio 9, Palermo 7, Atalanta e Juventus*5, Empoli 4, Verona, Genoa, Bologna e Udinese 3, Carpi*2, Frosinone 1
*una gara in più
GARE DI OGGI:
Genoa-Milan (12:30), Sassuolo-Chievo, Torino-Palermo, Verona-Lazio, Bologna-Udinese (15:00), Inter-Fiorentina (20:45)
GARE DI DOMANI:
Frosinone-Empoli (19:00), Atalanta-Sampdoria (21:00)
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