Hart è un muro, il Real Madrid non passa senza CR7

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Real MadridManchester City – Real Madrid 0-0

Con i se e con i ma, lo abbiamo ripetuto tante volte, la storia non si fa. Risulta perciò un esercizio inutile ricorrere alle ipotesi per analizzare un passato che non si può più cambiare. Tuttavia, nel caso specifico di Machester City-Real Madrid, è venuto spontaneo farlo dal momento in cui Zidane si è dovuto arrendere all’evidenza dei fatti: Cristiano Ronaldo non ce l’ha fatta.

L’indiscusso bomber dei Merengues (260 reti in 244 gettoni con la maglia del Real Madrid) soffre ancora per la contrattura alla coscia destra rimediata nel match di campionato contro il Villareal. Convocato da Zidane nella speranza di poterlo recuperare all’ultimo, CR7 ha invece accettato l’ineluttabilità della tribuna. Quindi: se Ronaldo fosse stato abile e arruolato, in forma come contro il Wolfsburg nella gara di ritorno, siamo certi che la semifinale di ieri all’Etihad di Manchester sarebbe terminata sullo 0-0? Che almeno uno dei due jolly capitati sui piedi ruvidi di Pepe e Casemiro non sarebbe diventato oro? Ribadiamo: esercizio inutile, non esiste controprova.

Quello che invece esiste è un pari che sta stretto, alla fin fine, al Real Madrid; esiste il rimpianto dei Citizens per non aver osato di più, approfittando proprio dell’assenza del portoghese; esiste la concreta possibilità, qualcosa di assai vicino alla certezza, che proprio il fuoriclasse di Madeira possa essere in campo tra una settimana nel return match del Bernabeu. Esiste soprattutto un pronostico ancora incerto, dopo aver guardato la battaglia di nervi e tattica messa in campo da spagnoli e inglesi.

Sì, perché al netto della traversa di Jesé (subentrato a un quasi spento Benzema) e delle due super parate di Hart sui già citati Casemiro e Pepe, tutte occasioni nate nella ripresa, i 90 minuti tra il City e il Real Madrid sono stati uno spot alla paura di commettere il primo errore, lo slogan dell’attenzione tattica totale e della fisicità prima della tecnica. In questo, va detto, il novizio Zidane e l’ingegner Pellegrini hanno costruito un piccolo capolavoro. A suo modo è stato uno spettacolo emozionante, sempre sul filo dell’adrenalina con l’aria satura di attese e aspettative. Solo certe partite di Champions League possono creare una tale cornice di emozioni.

Però lo spettacolo è anche altra cosa, e allora si resta un po’ perplessi quando le terze forze di Premier e Liga si affrontano e quasi non sporcano i guanti del portiere avversario. Da Real Madrid (in piena corsa per il titolo spagnolo, a 1 punto da Atletico e Barça) e Manchester City (alla prima semifinale assoluta di Champions) ci si attende qualcosa di diverso. I petardi, per dirla in altra maniera. Quindi, sebbene piaccia anche com’è andata, ci si stupisce che a prendersi la scena siano stati Kompany e Otamendi, monumentali da una parte, e Casemiro-Pepe-Sergio Ramos, attenti e granitici dall’altra. A parte l’infortunio di Silva che ha scombinato i piani di Pellegrini, l’unico a tentare di accendere la luce della partita è stato Modric, come al solito preciso e sul pezzo.

Quando il Real Madrid ha capito che ripetendo il primo tempo non sarebbe andato oltre la metà campo, Carvajal e Marcelo hanno provato a spingere di più in fase offensiva e da lì sono arrivate le occasioni pericolose sventate da Hart. Ci si aspettava anche la zampata risolutiva di Bale, in ottima forma e assoluto protagonista dell’ultimo tratto di campionato, ma gli spostamenti cui lo ha obbligato Zidane durante la gara lo hanno un po’, forse, disorientato. Poco male, dopotutto. Contro questo City, sempre rapido nelle ripartenze e pronto a fare male con Aguero e De Bruyne, uno 0-0 in trasferta non è da buttare, seppure una rete lontano da casa avrebbe rappresentato un tesoretto inestimabile.

 

 


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