Olanda, via Blind: il baratro ventennale e la vergogna di Strootman
Di Emanuele SaccardoMentre dalle nostre parti non la smettiamo di fare le pulci alla neonata Nazionale di Ventura, nonostante i buoni risultati in un gruppo blindato dalla forza della Spagna, a latitudini più nordiche la situazione sembra davvero irrecuperabile. Nello specifico, la Federazione dei tulipani (KNVB) è nel caos più totale: l’Olanda non soltanto non riesce a uscire dalle sabbie mobili nelle quali è impantanata da tempo, ma vede addirittura peggiorare la propria situazione con la pesante sconfitta patita contro la Bulgaria.
Una sconfitta, quella dell’Olanda, che spalanca ancora di più il baratro davanti agli Orange: la Bulgaria ha infatti scavalcato la squadra di Strootman e compagni attestandosi al terzo posto. Per gli eredi senza trono dell’Arancia Meccanica, dunque, la quarta posizione nel Gruppo A (in testa la Francia, alle sue spalle la Svezia) significa vedere la qualificazione a Russia 2018 con il binocolo. E dopo aver fallito l’approdo agli ultimi Europei, non arrivare al Mondiale del prossimo anno equivarrebbe a una sentenza di morte sportiva. Al momento, una ‘esecuzione’ è già stata portata a termine: la Federazione olandese ha fatto cadere la testa di Blind, fino a pochi giorni fa c.t. degli Orange, sostituendolo ad interim con l’ex selezionatore della Under 21 e assistente dello stesso Blind, Fred Grim.
Dunque i nostri prossimi avversari del test amichevole di domani (Amsterdam Arena, ore 20:45) non se la passano per niente bene. In confronto la crisi di risultati italiana degli ultimi anni sembra una favola per bambini. Non è giusto guardare in casa d’altri e fare un confronto, per carità, ma salta all’occhio una strana sindrome ventennale: quando si parla di crisi di un movimento calcistico, infatti, è necessario fare un sunto tra risultati della Nazionale e squadre di Club. Al netto dell’attualità di un girone davvero di ferro – Svezia e Francia non sono una passeggiata per nessuno -, è il recente passato a raccontare la verità sulla crisi dell’Olanda.
Una filosofia, quella olandese, incrinata dai risultati che non arrivano, nonostante sia un modo di pensare e agire che in tanti in giro per l’Europa hanno deciso di imitare: crescere i talenti in casa propria. A volte, tuttavia, il talento salta una generazione o due, proprio quello che sta capitando dalle parti dei Paesi Bassi. A livello individuale ci sono stati e ci sono i vari Van Persie, Robben, Strootman (più qualche giovane davvero interessante del vivaio targato Ajax), ma in generale il collante intorno a loro non ha prodotto molto: la Nazionale ha ottenuto un secondo e un terzo posto ai Mondiale del 2010 e del 2014. Stop. Degli Europei meglio tacere, visto che l’ultima semifinale risale al 2000.
Per quanto riguarda i Club, le cose sono anche peggiori: in Champions League l’ultimo successo risale al 1995 (Ajax-Milan 1-0) e l’ultima finale con una olandese in campo è dell’anno successivo (sempre l’Ajax, battuto ai rigori dalla Juventus). In Europa League, con i Lanceri ancora in corsa in questa edizione a dare un minimo di speranza, bisogna scorrere all’indietro fino al 2001 per trovare il Feyenoord: davanti al pubblico di casa, la squadra di Rotterdam fu l’ultima olandese a conquistare il titolo continentale. Da allora nessun Club orange ha più centrato nemmeno l’appuntamento con la finale.
Chiaro perciò che quando Kevin Strootman parla di vergogna (“Dobbiamo vergognarci tutti, dobbiamo solo stare zitti e ricevere le giuste critiche”), non lo fa pensando soltanto al presente. Da troppi anni la sua Nazionale e la sua nazione non sono una realtà competitiva. La vita è certamente fatta di cicli, così il mondo dello sport, incluso il calcio. Il vento tornerà a favore d’Olanda, prima o poi – e, comunque, la corsa verso Russia 2018 non è matematicamente compromessa. Anche se al momento pare davvero impossibile.
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