Questione oriundi: il mondo del calcio si divide
Di Daniele Grattieridi Lorenzo Cristallo
Nella settimana che accompagna la Nazionale di calcio verso i doppi impegni contro Bulgaria e Inghilterra ecco esplodere la polemica sulle convocazioni di Antonio Conte di Eder e Vazquez e sollevare il polverone “oriundi”.
Il c.t. degli azzurri ha chiamato al capezzale della nazionale due ottimi elementi che stanno brillando in campionato. Il bomber dei blucerchiati Eder, brasiliano dalle origini italiane in quanto il nonno era della provincia di Treviso e Vazquez attaccante e trequartista a seconda dei casi che si sta rivelando perno fondamentale del Palermo di Iachini, anche lui dalle origini italiane in quanto pur essendo nato in Argentina, la madre è di Padova.
Queste due chiamate in azzurro hanno sollevato una certa disapprovazione da parte di molti addetti ai lavori. In primis Roberto Mancini, tecnico dell’Inter che ha commentato con perplessità la necessità di convocare due giocatori non propriamente italiani. Il Mancio ha affermato che la nazionale dovrebbe essere rappresentata solo da giocatori nati in Italia e disapprova totalmente la convocazione dei cosiddetti oriundi. Dello stesso avviso è l’allenatore dell’Hellas Verona, Andrea Mandorlini, che ha ribadito come la nazionale dovrebbe essere il traguardo massimo per ogni calciatore italiano e che questo tipo di convocazioni vadano a ledere la crescita di molti atleti nati nel nostro Bel Paese.
Il commissario tecnico però non è dello stesso avviso respingendo al mittente queste accuse e affermando che la Germania addirittura ha conquistato il mondiale con molti calciatori oriundi e che nella precedente competizione internazionale erano tanti gli atleti naturalizzati che vestivano maglie delle nazionali.
L’Italia non dimentichiamoci che con la presenza degli oriundi ha conquistato i titoli iridati nel 1934 e 1938 e che nel 2006 Marcello Lippi conquistò la coppa del mondo in Germania con un elemento imprescindibile nel suo scacchiere di gioco: Mauro German Camoranesi.
Negli ultimi anni hanno superato la soglia di Coverciano molti calciatori naturalizzati italiani come Thiago Motta, Paletta, Ledesma, Osvaldo, Amauri e gli ultimi in ordine di tempo sono proprio Eder e Vazquez.
Conte non è affatto da additare come responsabile di una mancata considerazione di giocatori italiani in seguito a queste due convocazioni perché è innegabile che attualmente nel nostro campionato trovare giocatori nati e cresciuti nel nostro Paese ed essere titolari inamovibili nei loro club è merce rara. La presenza degli stranieri ha invaso i nostri club, i giocatori delle primavere delle nostre squadre vengono dirottati in club di serie B per farsi le ossa ed è rarissimo annoverare degli exploit subito in massima serie. All’estero tutto ciò non accade, sono tanti gli esempi di giovani calciatori che dopo la trafila nelle giovanili debuttano casomai in Champions League.
In Italia ciò non avviene, si predilige il mercato estero che porta con sé buoni elementi ma anche tanti “bidoni” che tolgono spazio a giovani calciatori rampanti che potrebbero mettersi in luce in ottica nazionale.
La convocazione di Eder e Vazquez è semplicemente la conseguenza di ciò, di un calcio che fa sempre meno uso del made in Italy, c’è uno scarso appeal verso i talenti nostrani costretti ad emigrare verso altri lidi, spesso poco esaltanti e quindi per il c.t. della nazionale trovare elementi affidabili e che giochino con continuità per la propria squadra diventa sempre più difficile.
Queste polemiche su queste chiamate in azzurro sono apparse piuttosto pretestuose, il pubblico non la pensa nella stessa maniera, ad onor di cronaca ieri durante l’allenamento degli azzurri a Coverciano, un gruppo di tifosi hanno cantato cori ai riguardi di Vazquez, segno che il discorso oriundi non suscita grande attenzione.
Il problema non è quindi rappresentato da Eder e Vazquez, il problema è rappresentato dal cominciare a dare spazio a partire dai club ai giocatori nati nel nostro Paese, facendoli crescere, credendo in loro e solo così per chi lo vorrà avremmo una nazionale rappresentata da calciatori nati in Italia. È un discorso di mentalità diversa, un discorso di credere nei nostri vivai piuttosto che cercare il nome esotico all’estero per vendere qualche abbonamento in più.
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