Champions: Juventus matura, Barcellona stellare

Di

MorataJuventus – Borussia Dortmund 2-1 (2-1)

13’ Tevez (J), 18’ Reus (B), 43’ Morata (J)

Alla vigilia della delicata sfida degli ottavi di Champions, Allegri aveva detto che l’andata contro il Borussia non era la partita della stagione. Pretattica per togliere pressione ai suoi? Probabile, considerando il fatto che da troppo tempo i bianconeri falliscono gli esami europei e la critica ha alzato l’asticella delle aspettative nei loro confronti (non basta il risultato utile consecutivo numero 11 in Coppa per zittire i detrattori). Buffon aveva ribadito che sarebbe servito un mix tra serenità e attenzione, che l’aspetto fondamentale della doppia sfida con i tedeschi è rappresentato dall’uscire dal campo senza rimpianti.

Missione compiuta, dunque, almeno per quanto riguarda il primo round: la Juventus soffre con discreto ordine, cerca di fare densità in mezzo al campo – anche se Vidal e Pogba non sono in serata di grazia – e sfrutta le ripartenze per colpire in contropiede. Qualcuno magari storcerà il naso, perché sul palcoscenico più prestigioso del calcio europeo può sembrare catenacciaro un gioco impostato sul contropiede casalingo. Magari lo è, ma come dice lo stesso Allegri “è pur sempre un ottavo di Champions”, quindi prudenza obbligatoria. Il tecnico toscano non brilla per mentalità ultra offensiva (con il Milan in Coppa non raccolse grandi attestati di stima), eppure il suo omologo Jurgen Klopp, sceso a Torino per fare la partita attaccando altissimo anche con i centrali difesivi, ha pagato a caro prezzo le praterie lasciate alla mercé dei bianconeri.

Il 2-1 finale è una cartina di tornasole perfetta in questo senso. Il Borussia fa più possesso palla, con un 4-3-3 di grande tecnica in mezzo al campo costringe la Juventus a giocare compatta dietro la linea della palla. Ma se i gialloneri lottano per restare a galla in Bundesliga, un motivo c’è e si chiama difesa: due palle recuperate dai padroni di casa (o perse dai tedeschi se preferite), altrettante ripartenze micidiali orchestrate prima da Morata (di gran lunga il migliore in campo insieme a Bonucci) e da Pogba poi, bravi a servire rispettivamente Tevez e lo stesso Morata, perfetti nel battere Weidenfeller da distanza ravvicinata. Con il minimo sforzo nel primo tempo la Juventus trova due reti fondamentali in ottica ritorno, anche se rischia di pesare come un macigno il momentaneo pareggio di Reus, causato da uno sciagurato scivolone di Chiellini che non solo libera al tiro il tedesco, ma impedisce anche l’intervento di Bonucci.

L’acuto di Reus resta l’unica vera palla gol del Borussia nell’intero match: Buffon lascia il campo con i guantoni pressoché immacolati, eccettuati un tiro di Sahin e uno di Immobile nel secondo tempo (lo stesso attaccante napoletano ci prova più volte ma non inquadra mai il bersaglio). La gara nel complesso non è spettacolare però risulta vibrante, intensa. Nella ripresa la Juve cerca il sigillo del 3-1 a ripetizione, Tevez va vicino alla doppietta ma senza successo. Nel finale anche Pereyra sfiora il gol del ko: il suo diagonale su imbeccata di Morata si perde a lato di un niente.

Complessivamente la strategia attendista di Allegri ha pagato. La superficialità difensiva del Borussia ha dato certamente una mano, tuttavia è indubbio che la Juventus sia maturata in termini di attenzione e ragionamento. E la cabala è dalla parte della Vecchia Signora: dopo un 2-1 interno, la Juve ha superato il turno 4 volte su 4. Il gol subito in casa potrebbe comunque complicare i piani al Signal Iduna Park, considerato che il ritorno sarà presumibilmente una battaglia agonistica ad altissima intensità. E forse senza Andrea Pirlo, uscito nel primo tempo per un più che ipotizzabile stiramento al polpaccio destro. Oggi gli accertamenti per lui, ma intanto… testa già al posticipo di lunedì con la Roma.

SuarezManchester City – Barcellona 1-2 (0-2)

16’ e 30’ Suarez (B), 69’ Aguero (M)

L’altro ottavo di finale in programma ha ribadito qualche concetto: Leo Messi non sarà più il Pallone d’Oro in carica da due stagioni, ma è dimagrito ed è tornato ad essere imprendibile con la palla al piede. Pazienza, poi, se sbaglia un rigore al 93’ e se sulla respinta spedisce la palla di testa oltre la linea di fondo, a porta vuota oltretutto. Luis Suarez sarà anche un recidivo del morso compulsivo, ma possiede un istinto per il gol davvero cristallino: una doppietta in trasferta che sa tanto di passaggio del turno, nella quale la seconda marcatura è il paradigma del centravanti.

Sul fronte Manchester City ci sono altrettanti punti saldi: non basta il solito Aguero, coadiuvato dall’ispirato Silva; il Barcellona è più di una bestia nera per i Citizens. Tutto ciò, in sintesi, quel che è capitato ieri sera all’Etihad Stadium, davanti ad un pubblico che voleva credere all’impresa. Il Barça era reduce dal tonfo interno nella Liga valso il -4 dal Real Madrid; tanti tifosi inglesi speravano che il contraccolpo mentale potesse risultare fatale ai blaugrana. Tutt’altro: Messi e compagni hanno aggredito il City da subito, mettendo in chiaro le cose su quale sarebbe stato l’andamento della gara: ospiti a far da lepre, padroni di casa ad inseguire. Quando scocca la mezz’ora il Barcellona è già avanti 2-0 grazie alla doppietta di Suarez, rapace negli ultimi sedici metri.

Una deliziosa traversa di Dani Alves sembra il preludio alla goleada, ma nel secondo tempo il Manchester si sveglia e prova a riaprire i giochi. Dzeko & C. mettono grande impegno nel voler sbagliare gol a grappoli, ma Silva e Aguero non si allineano ai progetti disfattisti e riaprono davvero il match quando mancano venti minuti alla fine: sontuoso tacco dello spagnolo che libera in area il Kun, stoccata a centro porta e distanze dimezzate. L’arrembaggio però si ferma qui, nel recupero il City potrebbe addirittura affondare; Messi ha tuttavia il cuore buono, fa fare bella figura ad Hart e non se la sente di buttare dentro il più semplice dei 3-1. Tutto considerato, con un uomo in meno nel finale per l’espulsione di Clichy, il Manchester può ritenersi soddisfatto della sconfitta di misura. Al Camp Nou potrebbe andare persino peggio.


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