Supercoppa: primo acuto di Montella, ultimo (forse) per Berlusconi
Di Emanuele SaccardoJuventus – Milan 1-1 (4-5 d.c.r.)
18′ Chiellini (J), 38′ Bonaventura (M)
Alla fine Doha rimane sullo stomaco ancora una volta alla Juventus. Come nel 2014, per la banda di Allegri risulta fatale il caldo del Qatar che annebbia i pensieri e rallenta le gambe: come accaduto contro il Napoli e sempre dal dischetto, la Vecchia Signora cede lo scettro della Supercoppa italiana, nella circostanza al Milan. Attenzione, però: non ha perso la Juve, ha vinto il Diavolo. Ha vinto di nuovo Berlusconi. Forse, addirittura, il Presidente ha vinto più che in altre occasioni.
Berlusconi ha vinto perché, con il successo di ieri, ha raggiunto nell’Olimpo dei Presidenti più vincenti di sempre un certo Bernabeu. Come lui, l’uomo di Arcore adesso ha in bacheca la bellezza di 29 trofei; quasi uno all’anno – almeno a livello statistico. Saranno quelle stesse iniziali che accomunano Silvio Berlusconi a Santiago Bernabeu, sarà che se guidi Milan o Real Madrid sei spesso destinato a dettare legge in Patria e fuori confine.
Sì, però quando Berlusconi acquistò il Club, il mondo rossonero si stava ancora leccando le ferite per due brucianti retrocessioni ed era sull’orlo del fallimento. In parte, l’ultimo trentennio milanista vale quasi più dell’intera storia madridista. Al netto delle opinioni, resta il fatto che Berlusconi ha vinto anche sul piano delle scelte, qualche volta obbligate, qualche volta tardive. Tipo puntare di nuovo sui giovani del vivaio o, in generale, semplicemente su carte d’identità un po’ più “verdi”. Tipo fare esperimenti con troppi allenatori e, alla fine, pescare quello giusto quando tutto sembrava ormai indirizzato verso una deriva ineluttabile.
Certamente ha giovato la concreta trattativa per portare il Milan a latitudini più orientali, tipo la Cina. E, dunque, ha giovato il ribaltone in seno alla Società, cominciato qualche mese fa e ancora work in progress. Basta con i due Amministratori delegati, basta con l’anarchia, basta con pochi ruoli definiti e troppi rami secchi. La strada, adesso, è quella giusta; e se il successo di Doha, la settima Supercoppa italiana dell’Era berlusconiana, rappresenta forse il canto del cigno per Silvio (in attesa che si concretizzi definitivamente il closing con la nuova proprietà), la vittoria sulla Juventus è il primo mattone del futuro targato Montella.
Già, Montella: l’uomo giusto al momento giusto. Quello che ha ereditato da Mihajlovic qualche buona indicazione e alcune scoperte, su tutte Donnarumma, vero simbolo della rinascita rossonera e ieri decisivo sia durante il match che ai calci di rigore. Montella, quello che ha avuto la possibilità di lavorare meglio, più tranquillamente, e che ci sta mettendo parecchio del suo per trasmettere quello che sa con il gruppo che può. La rivelazione Locatelli, la resurrezione di Paletta e Romagnoli, l’estrema importanza di Bonaventura (suo il pari che ha portato la gara fino ai supplementari), la gestione intelligente di De Sciglio, la fiducia riposta in Suso e ripagata alla grande dal giovane spagnolo. E Pasalic, centrocampista croato in prestito dal Chelsea che, grazie a Montella, si sta ritagliando un ruolo di primo piano nel presente del Diavolo, e non soltanto per il rigore decisivo spedito alle spalle di Buffon.
Insomma, il primo mattone del futuro rossonero è la logica conseguenza del lavoro di squadra, della consapevolezza dei propri mezzi (magari inferiori a quelli di altri, ma dannatamente solidi) costruiti in questi primi mesi di transizione. E, tutto sommato, non è un caso che il giovane Davide abbia steso al suolo per la seconda volta – in poco tempo – il vecchio Golia. Perché la Juventus è un gigante, è potente, è superiore nei singoli, ma qualche cigolio ce l’ha. E la linea verde di Montella è stata bravissima, ieri come in campionato, a infilarsi in certe crepe. Non sorprende la furia di Allegri a margine della festa milanista: uno sbraitare davanti agli occhi di Paratici e Marotta che sa tanto di isteria per chi non ha altri argomenti se non riconoscere che si sta segnando il passo.
Per carità, la Juventus è sempre favorita per il sesto tricolore consecutivo e ha buone possibilità di arrivare in fondo alla Champions. Non stiamo facendo un funerale anticipato, oltretutto dopo soltanto una gara secca. Ma se tre indizi fanno una prova, allora Allegri non passerà il Natale con un sorriso a trentadue denti ripensando alle due sconfitte con il Milan e a quella con il Genoa. E, comunque, come accennato all’inizio, più che perdere la Juventus, ieri ha vinto il Milan.
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