Il trionfo europeo dell’Atalanta come riscatto del calcio italiano
Di Lorenzo CristalloL’Atalanta che espugna il Goodison Park è sinonimo di un calcio italiano che non vuol finire nel dimenticatoio, che vuol cancellare in fretta la bruciante e sconvolgente eliminazione dal prossimo Mondiale in Russia. Certo, l’accesso ai sedicesimi di finale di Europa League degli orobici non è la panacea di tutti i mali. I problemi restano e una decisa inversione di tendenza, a partire dalle stanze dei poteri del Palazzo, urgono immediatamente, ma il risultato sportivo dei nerazzurri bergamaschi dona un’importante boccata d’ossigeno al calcio di casa nostra. In pochi o forse nessuno, al momento dei sorteggi dei gironi, avrebbe ipotizzato un’Atalanta in cima alla classifica del proprio raggruppamento, lasciandosi dietro le spalle compagini del calibro di Lione ed Everton. Tutti avrebbero piuttosto ipotizzato una partecipazione in stile passerella, da parte di Gomez e compagni, a margine di una stagione, quella precedente, alquanto esaltante. Il coronamento di un sogno e nulla più. Ed invece gli orobici hanno dimostrato di saper calcare con merito e personalità il palcoscenico europeo. Determinazione, coraggio, sfrontatezza, il non snaturare il proprio stile di gioco ha fatto della Gasperini’s band una compagine dura da affrontare. Il trionfo ottenuto ieri sera in casa dell’Everton, nella suggestiva cornice di Liverpool, ha testimoniato il lavoro meticoloso e fruttifero svolto sino ad ora dal tecnico natio di Grugliasco, precocemente bocciato in sella all’Inter ma meritevole di ben altra considerazione su sponde diverse. Gasperini va applaudito e preso come esempio in quanto sia uno dei pochi allenatori presenti nella nostra serie A in grado di dare spazio a giovani molto interessanti e dal futuro raggiante. Non dimentichiamoci che nella passata stagione, dopo le prime giornate alquanto insufficienti dal punto di vista dei risultati e con una panchina in bilico, decise di non affidarsi agli uomini di maggior esperienza, ma diede fiducia a dei ragazzotti ancora semisconosciuti. Da lì è iniziata l’escalation dei vari Caldara, Petagna, Spinazzola, uomini che si apprestano a disputare un futuro di carriera tra i top club italiani. Il Gasp è riuscito nel tentativo di rivitalizzare Bryan Cristante, giovane centrocampista, classe 1995, cresciuto nelle giovanili del Milan e poi gradualmente eclissatosi nelle esperienze, tutt’altro che soddisfacenti, con le maglie di Benfica, Palermo e Pescara. Il numero quattro nerazzurro è diventato un punto fermo nel centrocampo della Dea, ricevendo anche una chiamata in Nazionale, come accaduto nello scorso mese di ottobre. Ieri sera è stato decisivo nella vittoria storica dell’Atalanta contro l’Everton, mettendo a segno una doppietta. I nerazzurri non vincevano in trasferta, in ambito europeo, dal 1990, in quell’occasione fu il Fenerbache a cedere il passo ai bergamaschi. Rispetto a ventisette anni fa, non c’è più Stromberg a far battere i cuori dei tifosi atalantini, ma un funambolo, alto 165 cm. dal buffo nomignolo : il “papu” Gomez è la scintilla di questa squadra, la fantasia fatta persona. Dai suoi piedi, dal suo estro si costruiscono i successi della Dea. Successi che provengono da lontano, da un’oculata gestione societaria, dalle ambizioni di competere con i maggiori club italiani, come testimoniato dalla prossima costruzione dello stadio di proprietà, passando per un settore giovanile tra i più floridi nel nostro panorama calcistico. L’Atalanta crede nel made in Italy, a supporto di ciò vi è la campagna acquisti effettuata nella scorsa estate e la predisposizione da parte di Gasperini nel credere fermamente nel prodotto di casa nostra. La Dea proseguirà il suo cammino in Europa, i tifosi continueranno a sostenerla in massa come fatto nelle trasferte di Lione, Liverpool ed anche in quella meno accessibile di Nicosia. C’è entusiasmo in città, c’è voglia di scrivere una pagina memorabile nella storia del club orobico e nessuno vuol smettere di sognare. I ragazzi terribili dell’Atalanta continuano la loro marcia, con intraprendenza, in maniera sorprendente, tipico atteggiamento di chi ha fame di conquistare la gloria, di chi ha ancora tanto da dimostrare, senza presunzione ma con la consapevolezza dei propri mezzi.
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