Europa League: italiane, chi sale e chi scende

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Non si può proprio dire che lo sviluppo della settimana sia stato confortante per il calcio italiano impegnato oltre i confini nazionali. Tra Champions ed Europa League, su 6 incontri complessivi, il tricolore ha raccolto 7 punti dei 18 disponibili: tre sconfitte, un pareggio e due vittorie. Non un disastro, per carità, il tempo per rimediare c’è e sicuramente abbiamo letto di statistiche ben peggiori. Qualche segnale di cui preoccuparsi, tuttavia, è lì in bella mostra.

Della Champions abbiamo già trattato negli articoli precedenti su Juventus e Roma, per le quali l’alibi del divario economico – accennato da qualcuno – rispetto alle avversarie, non regge. L’Olympiakos non possiede una cassaforte in stile Real Madrid e la Roma non può certo dirsi figlia di una campagna acquisti al risparmio, considerando le ultime due stagioni, se messa a confronto del Bayern Monaco (che comunque resta una tra le superpotenze economiche del panorama internazionale).

Il problema semmai è di mentalità e di preparazione fisica, due aspetti emersi anche in Europa League ieri sera. Napoli e Inter hanno ampiamente confermato che se il cammino è irto di spine in Serie A, lo è altrettanto – se non peggiore – anche in ambito europeo. I partenopei sono usciti a mani vuote da Berna, dove lo Young Boys ha inflitto a Benitez e soci un “britannico” 2-0. Poca consistenza per gli azzurri, animi tesi come corde di violino, fiducia a tempo da parte della società nei confronti del tecnico, fiducia scaduta – pare – da parte di alcuni giocatori. Hamsik e Higuain, per citare i più confusi sul terreno di gioco, paiono le ombre di se stessi e sono oggi più un peso che una benedizione per lo schieramento tattico del Napoli.

Sull’argentino, poi, si è addensata una nuvola in pieno stile fantozziano: lui e Albiol, impegnati con l’antidoping dopo la partita, hanno perso il pullman dei compagni e sono stati costretti al rientro nella mattinata di oggi. Poco male, visto che lo stesso pullman è stato oggetto di attacco da parte di 200 tifosi azzurri inferociti per l’ennesima prestazione inguardabile. La società partenopea ha fatto sapere che, oltre a deprecare il gesto di quei presunti sostenitori (pensiero che condividiamo), protesterà ufficialmente nei riguardi della Polizia di Berna, rea di non aver adeguatamente protetto il trasferimento della squadra dopo il match. A quanto dicono i dirigenti del Napoli, al momento dell’attacco sarebbe stata presente una sola pattuglia, dileguatasi peraltro piuttosto in fretta.

Non vanno meglio le cose in casa Inter, alle prese con le dimissioni di Moratti dalla carica di Presidente onorario (ancora ignoto il destino del suo 30% in società) e con la recente crisi di risultati: lo 0-0 contro il Saint-Etienne certifica un mese senza successi dalle parti della Pinetina, troppo per il palato fine della tifoseria nerazzurra che chiede a gran voce interventi massicci da parte di Thohir – incluso, forse, un futuribile cambio alla guida tecnica. Mazzarri non convince, può darsi non abbia mai convinto, specialmente per l’apparente incapacità di gestire la pressione nei momenti chiave.

Le note positive della due giorni europea sono il Torino e la Fiorentina: contrariamente a ciò che accade in Serie A, Ventura e Montella respirano aria di alta classifica nei rispettivi gironi. I granata, dopo il successo sull’Helsinki, guidano il proprio gruppo con 7 punti, 2 in più del principale ostacolo verso la qualificazione, ovvero il Bruges. Il fatto che la vittoria per 2-0 porti le firme di Amauri e Molinaro, due ex juventini, fa gongolare il popolo torinista. La Fiorentina fa invece tre su tre sbarazzandosi con il minimo sforzo del Paok Salonicco: la rete decisiva di Vargas vale il primato nel girone con il punteggio pieno; 9 punti per i viola, gli stessi totalizzati in campionato ma con 4 partite in più giocate. Questo può voler dire due cose: quello italiano è senz’altro un torneo difficile, anche se non il più bello (come si diceva un tempo); i gigliati, insieme al Toro, vanno in controtendenza. Eh sì: a Firenze e Torino – sponda granata – c’è molta più voglia di Europa che nel resto del Paese.


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