Stop Juve e Napoli, Roma più no che sì, Inter ok, Milan ko

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Insomma, si sa: ai blocchi di partenza capita, a volte, che qualcuno sia vittima di una falsa partenza. Non è una novità. Non lo è nemmeno quando, per la prima volta dal 1929, la Juventus cade nella gara d’esordio tra le mura amiche; non lo è per il Napoli, rimontato a Sassuolo e vittima più di se stesso – difensivamente parlando – che dei neroverdi; non lo è per la Roma, in cerca di un vera identità offensiva nell’attesa che Salah e Dzeko prendano per mano la farraginosa manovra di Garcia. Non lo è per il consueto, povero Milan, che getta fumo negli occhi dei propri tifosi sbandierando il ritorno – per nulla atteso – di Mario Balotelli; un altro attaccante, quando alla rosa del Diavolo servirebbe ben altro, per esempio un regista che metta ordine in mezzo al campo. L’altra sponda di Milano, quella nerazzurra, sarebbe finita nel magma delle false partenze se Jovetic, pezzo pregiato della campagna acquisti interista, non avesse trovato la pennellata d’autore a fil di sirena.

Tutto come da copione, in sintesi. Le cosiddette provinciali – quanto non ci piace usare questa parola – a fine agosto hanno più benzina nelle gambe (tranne forse il Carpi, travolto dalla Samp), le Big al contrario sono sempre un po’ appannate quando si tratta di dare il primo calcio al pallone dopo il primo, vero fischio d’inizio stagionale. Se si eccettuano Fiorentina e Lazio, le altre stentano ancora e parecchio. All’avvio del campionato 2015/2016, sabato, la Roma ha trovato di fronte a sé il muro e l’orgoglio del Verona, che i giallorossi sono riusciti appena appena a scalare grazie alla rete di Florenzi e alla contestuale mezza papera del portiere scaligero. Un punto per iniziare il torneo con qualche mugugno, in vista della già rovente sfida contro la Juventus della seconda giornata, giusto prima della sosta per la Nazionale.

La sponda bianconera non sta meglio al termine dei primi novanta minuti: i campioni d’Italia cadono tra le mura amiche per mano della consistenza messa in campo dall’Udinese, sotto la nuova guida tecnica di quel vecchio volpone che è Colantuono. Un tiro in porta vero, un gol decisivo: in estrema sintesi la débacle juventina è tutta nel gol di Théréau da un lato e, dall’altro, nell’incapacità di concretizzare l’ultimo passaggio da parte degli uomini di Allegri. Alla Juventus si predica pazienza, i cambiamenti in rosa sono stati tanti e gli addii molto pesanti (Vidal, Pirlo e Tevez, tanto per dire). I giovani e l’amalgama non arrivano in un mese, sebbene ci sia già stato modo di festeggiare un trofeo, la Supercoppa italiana.

Questione simile, almeno per quanto concerne il lancio dei giovani, che riguarda il Milan: Mihajlovic non ha avuto paura, decidendo di schierare all’esordio una coppia centrale inedita, la premiata ditta Romagnoli-Ely, 41 anni in due. Tanto talento ma ancora poca esperienza: il primo tradisce commettendo l’ingenuo fallo che costa il rigore del 2-0 definitivo a favore della Fiorentina, il secondo si fa espellere per doppia ammonizione a pochi minuti dalla fine del primo tempo, costringendo il Milan ad una durissima salita. Oltre al danno la beffa, perché dal fallo di Ely nasce la punizione del vantaggio viola, firmato da una magistrale esecuzione di Alonso. Forse, se Mihajlovic avesse avuto un filo più di qualità a centrocampo, le cose sarebbero potute andare diversamente. Non è dato saperlo, ma il Milan ha bisogno di un playmaker quanto un pesce necessita di acqua.

Discorso analogo per il Napoli, da fare però a livello difensivo: l’allenatore è nuovo (Sarri), i problemi là dietro sono gli stessi della gestione Benitez. Se l’ex tecnico dell’Empoli predica abnegazione, da tradurre nella massima “di ognuno voglio vedere la maglia sudata”, è pur vero che senza o con poca qualità il sacrificio atletico non basta. Con Higuain ancora in ritardo di condizione (sostituito e con il broncio), i meccanismi da perfezionare e qualche giocatore con il mal di pancia (su tutti Callejon), senza impermeabilità difensiva le rimonte al passivo rischieranno di essere all’ordine del giorno. Chiudiamo con i sorrisi dell’Inter, già accennati in precedenza: Mancini si è risparmiato l’onta di altri fischi dopo quelli patiti ad Ancona nella brutta e abulica serata da 0-0 contro l’Aek, pescando il jolly dal mazzo della panchina. Jovetic, fresco di numero 10 dopo la cessione di Kovacic, firma il gol-partita in pieno recupero contro l’organizzatissima Atalanta di Reja. Jo-Jo incanta San Siro sì con la rete che vale i primi tre punti, ma anche con tante giocate frizzanti di qualità assoluta. Il montenegrino, subentrato a Icardi (infortunio muscolare, entità in corso di valutazione), spinge i suoi verso la convinzione che, se l’Inter riuscirà a trovare la quadra giusta – specialmente con i nuovi arrivati -, la stagione potrà essere vissuta fino alla fine con qualche ambizione in più rispetto al recente passato.

RISULTATI 1° TURNO SERIE A:

Verona-Roma 1-1, Lazio-Bologna 2-1 (giocate sabato), Juventus-Udinese 0-1, Sampdoria-Carpi 5-2, Sassuolo-Napoli 2-1, Empoli-Chievo 1-3, Frosinone-Torino 1-2, Palermo-Genoa 1-0, Fiorentina-Milan 2-0, Inter-Atalanta 1-0.

CLASSIFICA:

Sampdoria, Chievo, Fiorentina, Torino, Lazio, Sassuolo, Inter, Udinese e Palermo 3, Roma e Verona 1, Bologna, Frosinone, Napoli, Atalanta, Genoa, Juventus, Empoli, Milan e Carpi 0.

 


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