Italia-Uruguay 0-1: si dimettono Prandelli e Abete, c’è da riflettere

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prandelli-abeteSuarez morde, l’Italia no. E, al fischio finale del pessimo arbitro Marco Antonio Moreno Rodriguez, il terremoto si abbatte sull’intero movimento calcistico dello Stivale: dopo le già annunciate dimissioni di Demetrio Albertini arrivano anche quelle del c.t. Cesare Prandelli e del presidente Figc Giancarlo Abete. In pratica il calcio italiano, ora, sarà senza una guida almeno fino al consiglio federale in programma il giorno 11 agosto – esclusa la seduta straordinaria in cui Abete formalizzerà la sua posizione, considerata irrevocabile. Bisogna fare in fretta, c’è un Europeo a cui iniziare a pensare e per il quale servirà un progetto diverso; ma più di tutto servirà ripensare e riprogrammare dalla a alla z un movimento sportivo che ha dimostrato, prima con i club e poi con la Nazionale, di essere lontano anni luce dai fasti di pochi anni fa.

Sarà necessario ristrutturare il pensiero alla base, prima di tutto. A cominciare dall’azzeramento di certi alibi che spesso accompagnano le spedizioni fallimentari degli azzurri e delle società nei tornei internazionali. Nella mentalità comune dei sessanta milioni di c.t. e dei reali protagonisti in campo non manca mai l’accusa verso questo o quel direttore di gara, verso le istituzioni (vedi la critica di Chiellini alla Fifa dopo il morso di Suarez non sanzionato, rea di non punire i grandi calciatori perché traino pubblicitario del Mondiale), verso il clima, finanche agli Dei. Morso di Suarez a parte, l’espulsione di Marchisio è sembrata in effetti frettolosa ed eccessiva, siamo d’accordo; ma l’arbitro può sbagliare e non può essere il nome “Moreno” ad avvicinare il sospetto di un furto e ad allontanare la certezza che l’approccio azzurro alla gara con l’Uruguay sia stato, eufemisticamente, molle e rinunciatario.

Certo giocare mezz’ora in dieci uomini, come ha detto lo stesso Chiellini, non permette di uscire facilmente dalla fase difensiva e lascia all’avversario la possibilità di pressare e, casomai, trovare il gol qualificazione con Godin su calcio d’angolo a pochi minuti dal termine. Ma nel primo tempo l’Italia dov’era? e nella gara contro Costa Rica? Centottanta minuti senza reti, due moduli cambiati (tre, contando l’esordio contro gli inglesi), pochi tiri in porta, Balotelli e Immobile con le polveri bagnate e spesso isolati e, ad aggravare il tutto, un gruppo di giovani che non ha la cultura del “tirare la carretta”, concetto chiaro per i vecchi, reduci dal lontano trionfo di Berlino (leggi: Buffon, oggi migliore in campo, Pirlo e De Rossi). No, non è stata colpa dell’arbitro, è stata colpa nostra.

Proprio la prima spedizione Mondiale del 1950 segnò il declino del movimento calcistico italiano: erano altri tempi, la guerra azzerò molti valori e Superga il grande Torino, fu difficile venirne fuori. Seguirono un’altra eliminazione al primo turno nel ’54, la mancata qualificazione a Svezia ’58 e le disastrose spedizioni di Cile ’62 e Inghilterra ’66 (ancora fuori al primo turno). Ecco, quasi cinquant’anni più tardi siamo da capo: allora bastò chiudere le frontiere per ridare vigore ai talenti di casa nostra; oggi, con la libera circolazione dei lavoratori in Europa, non è naturalmente ipotizzabile. Qualcosa si dovrà tuttavia fare, i cervelli dovranno spremersi per far tornare l’Italia sul tetto continentale come nel 1968 e per rivivere le emozioni di Messico ’70. Deve innanzitutto smorzarsi il clima dei veleni, forse inevitabili dopo una delusione cocente; si può capire la polemica di Prandelli, a margine della sconfitta di oggi, nella quale ha sostenuto di essersi fatto da parte perché oggetto di aggressioni verbali (il riferimento è alla presunta accusa di “furto” di soldi pubblici arrivata all’indomani del suo rinnovo contrattuale con la Federazione). Ciò che però deve risaltare è il fallimento del progetto tecnico: prima che i giocatori, le idee confuse è sembrato averle Cesare Prandelli.

GIRONE D:

Italia – Uruguay 0-1

81′ Godin

Costa Rica – Inghilterra 0-0

CLASSIFICA: Costa Rica 7, Uruguay 6, Italia 3, Inghilterra 1 (qualificate agli ottavi: Costa Rica e Uruguay)

 


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