Fiorentina e Napoli: è meritata semifinale, ma occhio al derby

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Delle 6 squadre italiane che si erano ritrovate ai blocchi di partenza nella fase europea ad eliminazione diretta, tra Champions ed Europa League, 3 approdano alle semifinali. Questo potrebbe essere il commento asciutto di qualche testata straniera, semplicemente abituata a snocciolare dati e notizie. Tuttavia, per un italiano quella stringata constatazione, all’indomani dei verdetti nei quarti di finale, significa “impresa”. La Juventus tra le 4 regine del Vecchio Continente, il Napoli e la Fiorentina tra le altrettante aspiranti al trono della vecchia Coppa Uefa.

Roba da brividi, merce d’altri tempi: per trovare almeno 3 squadre di casa nostra in mezzo alle migliori 8 d’Europa, bisogna tornare al 2003 quando Inter, Milan e Juventus segnarono il territorio in Coppa Campioni, mentre la Lazio difendeva il tricolore al penultimo atto della competizione meno nobile. Una vera cavalcata che con un po’ di buona sorte potrebbe essere replicata e magari migliorata, chissà. A patto di evitare un sorteggio beffardo in Europa League: Napoli e Fiorentina incrociano le dita, provando a scongiurare un derby che sarebbe gradito solo in una eventuale finale.

festa-violaFIORENTINA – DINAMO KIEV 2-0 (and. 1-1, tot. 3-1)

43′ Gomez, 94′ Vargas

I Della Valle non hanno mica rinunciato all’idea che, presto o tardi, il primo trofeo della loro gestione arriverà. Potrebbe anche darsi che questa sia la stagione buona: la squadra agli ordini di Montella è ormai composta da un gruppo esperto, plasmato da un sapiente lavoro quasi alchemico, sicuramente per la scelta degli interpreti. Un gruppo che non ha niente da invidiare a quelli storici che, negli ultimi 18 anni, sono riusciti prima di loro ad approdare in una semifinale europea. Nel 1997 fu quella di Coppa delle Coppe, nel 2008 toccò alla Uefa: in entrambe le circostanze l’ultimo atto restò un miraggio (i rispettivi giustizieri della Viola furono Barcellona e Glasgow Rangers).

Magari la solfa cambierà. Lo spartito è già sicuramente di grande livello e lo ha dimostrato la doppia sfida contro la Dinamo Kiev: il direttore d’orchestra Vincenzo Montella ha saputo, insieme ai suoi, interpretare al meglio i 180′ contro gli ucraini. Due gare delicate, gestite con testa e giro palla veloce, le armi migliori dell’arsenale gigliato. Una Santa Barbara che però Montella vorrebbe più letale, se è vero che la manovra della Fiorentina è stata spesso avvolgente ed asfissiante, ma al netto delle molteplici occasioni da gol, a referto troviamo “appena” 3 sigilli.

Specialmente al Franchi il teorema del “belli e scialacquatori” ha trovato nuove conferme: pallino in mano dall’inizio, Joaquin scatenato sulla sinistra e Tomovic mobilissimo dalla parte opposta, Pizarro e Borja Valero registi impeccabili in mezzo; eppure davanti alla porta Salah e Gomez (ma non solo) stentavano a trovare la cattiveria necessaria per far esplodere lo stadio. Una traversa di Alonso e una rete annullata al tedesco strozzavano in gola la gioia del popolo viola, mantenendo tutto in un equilibrio comunque utile ai padroni di casa, perché il pari con gol dell’andata lasciava la Fiorentina abbastanza serena. Ma in Europa bisogna essere feroci, pena brutte sorprese.

Quando la Dinamo rimaneva in dieci uomini per una frettolosa (ed errata) espulsione di Lens, reo di simulazione secondo l’arbitro, il match prendeva una piega decisiva. La superiorità numerica giovava a Montella & C. che a 2′ dal riposo trovavano finalmente il sigillo della serenità grazie a Gomez, più fortunato che bravo, giunto così a quota 10 reti stagionali (e a 40 in Europa, scavalcato quindi Rumenigge nella classifica dei tedeschi più prolifici di sempre nelle competizioni continentali). Nella ripresa il copione non cambiava ma la rete della sicurezza totale non arrivava e, nel finale, qualche brivido di troppo costringeva i tifosi di casa agli scongiuri. Poi il subentro di Vargas, condottiero sempre “sul pezzo”: forza, precisione, tecnica che si fondevano nella galoppata e nel tiro del liberatorio 2-0.

napoli-wolfsburgNAPOLI – WOLFSBURG 2-2 (and. 4-1, tot. 6-3)

50′ Callejon (N), 65′ Mertens (N), 71′ Klose (W), 73′ Perisic (W)

Al San Paolo il clima di festa si respirava già ben prima del fischio d’inizio. Il rassicurante 1-4 dell’andata lasciava alla sfida interna con il Wolfsburg i contorni della formalità, quasi di un’amichevole per non perdere la condizione atletica. Errore, mai fare i conti senza l’oste. Il Napoli, sceso in campo per certificare un passaggio del turno già ipotecato, dormicchiava e dava la netta sensazione di aver preso sottogamba l’impegno. Non stupisce che i tedeschi fossero più in palla, vogliosi di riaprire il discorso qualificazione contro ogni ragionevole pronostico. Non stupisce che, nel primo tempo, il migliore in campo sia stato Andujar, autore di almeno due parate decisive salva-Napoli.

Benitez, tecnico puntiglioso che alla fase difensiva dedica anima e corpo, dava evidentemente la scossa negli spogliatoi: appena rientrati in campo dopo la pausa, i partenopei ripartivano così con un altro passo. Dopo 5′ Callejon trovava la prima rete in Europa League (la numero 12 in stagione) e un quarto d’ora più tardi Mertens offriva il bis per un comodo e ultra rassicurante 2-0.

Benitez iniziava a sorridere, il Napoli ricominciava a dormire. Il Wolfsburg si accorgeva del profondo sonno della retroguardia azzurra e, se non altro per l’orgoglio, non smetteva di attaccare. Nell’arco di 3 minuti, con azioni quasi in fotocopia, i Lupi verdi trovavano le due reti che riportavano il match in parità. Niente di grave per la squadra di De Laurentiis, soddisfatto comunque perché una cosa soltanto contava: ritornare a potersi giocare una semifinale europea dopo 26 anni. Benitez e Higuain, dunque, come Bianchi e Maradona. La speranza sotto il Vesuvio è che le analogie non finiscano qui.

ALTRI RISULTATI QUARTI EUROPA LEAGUE:

Zenit – Siviglia 2-2 (and. 1-2, tot. 3-4, qual. SIVIGLIA)

Dnipro – Brugge 1-0 (and. 0-0, tot. 1-0, qual. DNIPRO)


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