Milan-ciata la sfida: la strada è giusta, anche se…
Di Emanuele Saccardo5′ Balotelli (M), 10′ Bonaventura (M), 46′ C. Zapata (M), 51′ Badu (U), 58′ D. Zapata (U)
La sofferenza passa, i tre punti restano. Galliani dixit. L’elogio maximo al successo di Udine, questa è la nota più positiva della trasferta rossonera allo stadio Friuli. L’amministratore delegato del Milan è partito da questo assunto – con un tono a metà strada fra lo scherzo e la polemica, evidentemente destinata ad altri lidi mediatici e non – per raccontare la vittoria complicata di un Diavolo in piena ricostruzione, mentale e tattica.
Mihajlovic raccoglie così il secondo bottino pieno in quattro giorni e con il medesimo risultato: 3-2 interno con il Palermo, 2-3 in casa dell’arrancante Udinese (la cui panchina, occupata da Colantuono, è sempre più in bilico). Analogie numeriche tra le quali si nasconde tuttavia una differenza di massima. Perché a San Siro, di fronte ai rosanero, il Milan aveva rincorso il successo scappando avanti e venendo raggiunto due volte prima della zuccata definitiva di Bacca; mentre con i bianconeri si è visto un Milan a due facce. Spettri di memorie turche, se preferite. Primo tempo chiuso con autorità sul 3-0, ripresa piena di ansie dopo la tentata rimonta dell’Udinese firmata Badu e Duvan Zapata.
Una differenza sostanziale che a sua volta cela analogie profonde. Prima di tutto, il Milan non ha ancora una mentalità vincente a prova di bomba, basta una rete avversaria per incrinare le transitorie certezze costruite nell’arco di tre quarti d’ora. E’ sufficiente che il tecnico serbo decida di cambiare in corsa una pedina per far traballare l’impianto difensivo. Così è accaduto allorché Calabria (ammonito) è stato sostituito da Alex per dare centimetri in più in mezzo all’area milanista. L’ipotesi che sulle palle inattive l’Udinese potesse sfruttare la statura di Zapata e Therau era legittima, però lo spostamento dell’altro Zapata (il rossonero Cristiàn) ha generato soltanto danni. A riprova che Galliani, forse, in sede di mercato si è concentrato fin troppo dalla metà campo in su – non basta l’acquisto di un giovane di grande talento come Romagnoli per dare spessore ad un reparto in debito di ossigeno da alcune stagioni.
Aggiungiamo poi che, nel secondo tempo, il Milan ha perso ordine tattico nel centro nevralgico delle operazioni, laddove agivano Montolivo e De Jong, entrambi calati vistosamente sulla lunga distanza del match. Il passaggio di Sinisa dal 4-3-1-2 al 4-4-2 ha permesso al Diavolo di correre meno pericoli rispetto al primo quarto d’ora dopo il riposo (momento in cui l’Udinese ha trovato i due gol della speranza), ma ha confermato quanto lavoro ci sia ancora da fare per trovare la tanto sospirata quadratura del cerchio. Lo stesso allenatore del Milan ha candidamente ammesso che gli piacerebbe poter anche vincere soltanto 1-0, che non è sempre necessario – o possibile – pescare tre reti a partita. Il diktat pre-gara imponeva di non subire reti, missione senza dubbio rivedibile.
Al netto delle considerazioni di Galliani in merito ai tre punti, e dei consueti difetti mostrati dai rossoneri, ci sono anche alcune note positive (e bresciane) da evidenziare. La crescita e la personalità di Calabria, innanzitutto: un diciottenne di belle speranze, forse solo un po’ frettolosamente già paragonato a Paolo Maldini. Ma si vedrà. E, poi, la nota più lieta di tutte, ovvero sia Mario Balotelli. Il bomber, al suo esordio bis con la maglia del Milan, griffa la gara con una rete su punizione dopo appena 5′, una pennellata potente e precisa di rara bellezza. L’ultimo centro con la maglia rossonera andava ricercato parecchio a ritroso nel tempo, per la precisione 521 giorni nel passato (un Milan-Livorno terminato 3-0); e, curiosamente, il primo gol di Balo al ritorno in Italia dall’Inghilterra si materializzò proprio con l’Udinese – anzi, i primi due, visto che in quel match al Meazza realizzò una doppietta.
Balotelli, però, non è stato soltanto questo: ha lottato per la squadra, ha fatto ammonire quattro giocatori friulani, non è caduto nel tranello delle provocazioni e – a sorpresa – ha persino sorriso. Un sorriso differente dagli sporadici accenni di qualche tempo fa. Mario ha dato la sensazione di essere davvero diretto a passo spedito verso la strada del cambiamento, nonostante qualche incancellabile spavalderia (“Gli avversari prendono il giallo o le mie gambe, ma la palla non la vedono”). Balotelli non si è fatto innervosire dalla pressione di bianconeri e tifosi, l’ammonizione rimediata quasi subito non lo ha condizionato oltre misura. Magari sì, è un ragazzo diverso; può darsi, certo, che stia per trasformarsi in uomo. Anche se con qualche sassolino ancora presente nelle scarpe. Insomma: Mario e il Milan hanno lanciato la sfida al campionato, candidandosi per diventare la più suggestiva delle sorprese stagionali. A patto di lavorare duramente, da qui fino al prossimo maggio.
CLASSIFICA SERIE A:
Inter 12, Torino 10, Fiorentina e Milan*9, Roma e Sassuolo 8, Chievo, Sampdoria e Palermo 7, Lazio 6, Napoli e Atalanta 5, Juventus ed Empoli 4, Verona, Genoa, Bologna e Udinese* 3, Carpi 1, Frosinone 0
*una gara in più
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