C’era una volta il c… di Sacchi

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FergusonIn Inghilterra è il c… (fortuna) di Ferguson. Nel 1999 furono due reti in 90 secondi a regalare la Champions League al Manchester di Alex Ferguson.

Che cosa è il calcio, Ferguson lo sa. Sa che si può dominare il primo tempo rischiando la goleada, ma subire il pareggio alla prima occasione avversaria. Sa che poi si può soffrire terribilmente, vedere due palle che gridano ancora vendetta incrociare palo e traversa interna, e sa che allora si può tirare un sospiro di sollievo.

Ferguson sa che i rigori possono darti torto anche se ti chiami Ferguson, anche se sei un vincente, anche se ti chiami Cristiano Ronaldo e sei il giocatore più forte al mondo. E infatti Ronaldo sbaglia il rigore: rincorsa con stop, quasi imbarazzante, e sfera di cuoio che rimbalza tra mani e volto del portiere.

Ma Ferguson sa che nel calcio esiste la fortuna (il c…). E quando Terry si avvicina per battere il rigore decisivo, il rigore che può regalare la Champions al Chelsea, Ferguson sa che finché la rete non si gonfia la battaglia non è ancora persa. Perché qualcosa può sempre accadere.

E quel qualcosa accade: Terry scivola al momento del tiro, perde l’appoggio e la palla schizza verso il palo. Si va a oltranza.

Il resto è presto scritto: dopo il 7-6, basta guardare la tensione negli occhi di Anelka, il suo nervosismo, per capire che sbaglierà il rigore. Ferguson ringrazia e porta a casa il suo settimo trofeo internazionale.

Sì, è vero: ovviamente non è solo fortuna…


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