Nessuna maxi stangata. Per Sarri due giornate di squalifica e ammenda pecuniaria
Di francodi Lorenzo Cristallo
La tanto attesa sentenza del giudice sportivo Tosel in merito alla gazzarra tra Sarri e Mancini avvenuta nei minuti finali del match di Coppa Italia tra Napoli e Inter, è giunta nel pomeriggio di ieri. Al tecnico dei partenopei sono state inflitte due giornate di squalifica da scontare in Coppa Italia nella prossima stagione e ventimila euro di ammenda per le frasi offensive pronunciate nei confronti del collega nerazzurro. Anche Roberto Mancini dovrà pagare una ammenda di cinquemila euro per frasi irriguardose nei confronti del quarto uomo e per aver abbandonato , contraddicendo al regolamento, l’area tecnica ed essersi avvicinato con fare minaccioso verso Sarri. Si chiude così, questo capitolo della telenovela tra i due mister, avuto inizio martedì sera e che ha monopolizzato l’attenzione dei media e del web. La notizia ha fatto il giro del mondo, le parole pronunciate dal tecnico del Napoli, ovvero sia “frocio e finocchio” nei confronti del Mancio sono stati oggetto di disamina meticolosa. Maurizio Sarri è indubbiamente un personaggio sanguigno, passionale, a volte con dei modi di fare che ricalcano alla perfezione quella provincia calcistica da cui è nato. Le parole pronunciate non sono affatto giustificabili, ancor di più quando si è alla guida di un top club e i riflettori sono tutti puntati addosso. Però tacciare il tecnico toscano di omofobia è un qualcosa di assolutamente esagerato. Sarri viene dal basso, le sue idee politiche sono ben chiare, come da lui stesso dichiarato, ha avuto anche molti amici omosessuali, quindi dietro la sua scorza di duro, non si nasconde affatto l’effige di un “mostro” da indirizzare verso il tritacarne mediatico. Tra l’altro l’allenatore dei partenopei, immediatamente dopo il fattaccio, ha chiesto scusa al collega, apparendo dinnanzi alle telecamere piuttosto goffo ed impacciato, come se non avesse riflettuto abbastanza sulle conseguenze di ciò che avesse detto, con la convinzione che quelli epiteti rimanessero circoscritti in una situazione concitata da campo. L’intera squadra ha fatto quadrato attorno al tecnico azzurro, Reina ha difeso a spada tratta il suo tecnico, così come Jorginho. La testa ora è rivolta al campionato, all’impegno contro la Sampdoria da non fallire per proseguire il cammino verso lo scudetto e tenere a debita distanza la Juventus, diretta inseguitrice. Questa pagina per molti versi anche poco edificante per Sarri, si è chiusa in maniera simpatica nella giornata di ieri con l’immancabile consegna del “Tapiro d’oro” da parte di Valerio Staffelli di Striscia la notizia. Il tecnico azzurro ha accettato di buon grado tale “riconoscimento”, aggiungendo che di frequente capita anche a lui di essere etichettato in maniera colorita negli stadi d’Italia e in modo goliardico afferma che la prossima volta che incontrerà Mancini lo appellerà con il termine “biondo”. Si conclude questa querelle che stava sfuggendo di mano, in cui si stava alimentando in maniera pericolosa il fuoco delle polemiche. Tra l’altro, nell’archivio storico delle conferenze stampa, è ripiombata d’attualità un’affermazione del Mancio, datata 2001 quando alla guida della Fiorentina utilizzò i medesimi vocaboli pronunciati da Sarri, nei riguardi di un giornalista de “La Gazzetta dello Sport”. Corsi e ricorsi storici che evidenziano come gli scheletri dentro l’armadio siano presenti ovunque, fermo restando che nulla giustifica, come in questo caso il tecnico azzurro, per essere andato oltre il buongusto e la decenza di un allenatore di primissimo piano che in ogni occasione dovrebbe mostrare il suo esempio, soprattutto per le nuove generazioni, attratte e incuriosite dal mondo del calcio.
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