Mondiale per Club: Barcellona padrone planetario, River annientato
Di Emanuele SaccardoRiver Plate – Barcellona 0-3 (0-1)
36’ Messi, 49’e 69’ Suarez
Cosa dire ancora dell’anno solare del Barcellona? Dopo la manita di titoli certificata dal successo nel Mondiale per Club sul River Plate, cos’altro si può aggiungere? Gli aggettivi sono finiti da un pezzo, si riesce soltanto a ripetersi. Blaugrana stellari, inarrivabili, extra terrestri. E ci fermiamo qui perché diventeremmo monotoni. Ma il Barcellona monotono non è, a prescindere dal doversi per forza ripetere quando si parla dei suoi successi. A Yokohama, contro i malcapitati argentini, Messi e compagni hanno posto la ciliegina sulla torta di un’annata difficile da dimenticare, sebbene sia rimasto ben poco di cui stupirsi parlando di Barça.
Ecco, forse la vera notizia è che il gruppo di Luis Enrique non è riuscito a replicare il sextete targato Guardiola, anno di grazia 2009 nel quale il Barcellona vinse davvero tutto. Nel 2015 i catalani hanno conquistato “solo” Liga, Champions League, Copa del Rey, Supercoppa Europea e Mondiale per Club. Vogliamo chiamare difetto la sconfitta in Supercoppa di Spagna contro l’Athletic Bilbao? Sì, dai facciamolo, se non altro per continuare a credere che anche i giocatori del Barcellona siano esseri umani, perciò fallibili. Eppure i numeri suggeriscono che, al netto del valore aggiunto del famigerato MSN (Messi-Suarez-Neymar), dalle parti della Sagrada Familia di terrestre c’è pochino: Barcellona campione del Mondo per la terza volta negli ultimi 7 anni; nei quasi trascorsi 365 giorni del 2015, la squadra ha infilato le porte avversarie la bellezza di 176 volte (mai accaduto nell’intera storia del Club); nello specifico, il trio d’attacco blaugrana ha messo insieme 134 reti (47 Messi, 46 Suarez e 41 Neymar).
Cosa avrebbe potuto fare il River Plate, se non piegarsi al volere del più forte e soccombere di conseguenza? Per gli argentini, ieri, tanto impegno e molto rigore tattico per i primi 50 minuti, nei quali il pressing altissimo voluto dal tecnico Gallardo ha lasciato al Barcellona poco spazio per lo spettacolo. La rete che ha sbloccato il match è arrivata soltanto a 10 minuti dalla fine della prima frazione, a riprova che l’atteggiamento dei Los Millonarios poteva minare le certezze blaugrana.
Il rovescio della medaglia, però, è stato un dispendio di energie troppo elevato: se pressi alto, difendi alto; se difendi alto e non hai più fiato, certi giocatori non li prendi più. Così la ripresa è stata un lungo monologo del Barcellona nel quale Suarez ha recitato la parte del One Man Show: doppietta per El pistolero che piazza una pietra tombale sulla gara e si congeda dalla competizione con 5 centri i 2 partite. Decisamente niente male per l’uruguagio, terminale perfetto della manovra del Barça e centravanti vero, spietato.
Niente da aggiungere, dunque. Il Barcellona è padrone di tutto, sul tetto del pianeta ci poteva arrivare soltanto la squadra catalana. Da lassù si gode una vista straordinaria e l’aria è tanto rarefatta che solo i prescelti possono respirare a quella quota. Ma la segreta speranza delle avversarie blaugrana del 2016, è che a un certo punto Luis Enrique & C. possano essere vittime di qualche capogiro. Dopotutto, quando sei così tanto in alto puoi soltanto scendere di livello. Ma il rischio che il Barcellona possa cascare rovinosamente, beh, pare ipotesi remota.
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