Milan-Inter 2-2: non basta Suso, Perisic la riprende al 92′
Di Emanuele SaccardoDa milanista, beh, peccato. Suso mi aveva convinto che l’avremmo portata a casa. Da sportivo super partes, è giusto che il derby sia terminato in parità. Per come l’Inter ha messo in campo cuore e determinazione, declinati nell’aggressività di gran parte del primo tempo e nel forcing (che sembrava non portare a nulla) del finale di gara, premiato con il sigillo di Perisic.
E poi per come il Milan ha saputo tenere botta, ripartire in contropiede con un ispiratissimo Bonaventura; per il modo in cui i rossoneri non hanno chinato la testa dopo il gol del 1-1 di Candreva; per quel piccolo genietto di Suso, partito con il freno a mano tirato ma capace di buttarla dentro due volte con altrettanti tiri in porta.
Insomma, posta in palio divisa e un 2-2 finale che ci sta, ma che regala soprattutto a Milano e alle milanesi una nuova prospettiva: la Madonnina del calcio sta tornando a vivere. Attraverso il Milan ha già cominciato a restare in equilibrio da un po’ di tempo, con l’Inter sta cercando di emettere ancora i primi vagiti. Quello che Pioli ha saputo mettere insieme in pochi giorni, lascia sperare. E bene.
L’Inter di Pioli esulta per un pareggino al 92’ che la tiene al nono posto a distanza siderale dalle prime posizioni, chiosa con cattiveria qualcuno. Sì, certo, ma c’è pareggio e pareggio. E in un momento tanto delicato, per i nerazzurri aver riacciuffato la stracittadina sulla sirena vale più di un punto in classifica: significa benzina nuova per un serbatoio quasi a secco.
L’ex tecnico della Lazio ha molto da lavorare e lo sa, ma intanto ha ricucito lo strappo biancoceleste con Candreva, che lo ha ripagato con un euro gol; intanto ha regalato a Joao Mario la stessa posizione che occupa in Nazionale e il portoghese lo ha ripagato con una grande intensità e qualche sprazzo di qualità. Al netto delle amnesie in fase di non possesso, della serata di calcio sporco per Icardi (sportellate, sportellate e ancora sportellate) e della scarsa mira di Perisic – che, alla fine, si è comunque fatto perdonare –, l’Inter ha mostrato forse anche più del Milan.
Ecco, il Milan. Il Diavolo ha una sua identità, perlomeno Montella è riuscito a metterne insieme una che talvolta è marcata, talvolta appena accennata. Dipende. Da cosa? Beh, banalmente da chi scende in campo. Ed è questo ancora il principale ostacolo da abbattere per quello che riguarda la mentalità. Fuori Romagnoli, e la difesa balla con Gomez. Non una brutta partita la sua, per carità, ma il peso dell’ex romanista ha cominciato a farsi notare, specialmente quando non c’è.
Poi, altra pecca che con il tempo verrà smussata: la poca esperienza di alcuni interpreti che, nei momenti topici, un po’ ancora tendono a perdersi. Esempio: Locatelli, che in occasione del primo pari interista si ferma e protesta per una rimessa laterale (giusto che sia stata concessa all’Inter), seguito a ruota da metà centrocampo e da tutta la difesa. Altro esempio: l’affanno finale sulla quasi sterile pressione nerazzurra. E sul 2-2 firmato Perisic, è ancora Locatelli il protagonista (marcatura persa sul croato, ma questo già ci può stare di più).
Però il Milan, dicevamo, ha una sua identità. Sa soffrire, sa di non essere all’altezza tecnica di altre squadre – anche nei confronti dei cugini, la cifra complessiva del talento pende verso la Pinetina – e perciò fa blocco compatto quando l’avversario preme. Poi riparte letalmente in contropiede: con Locatelli che fa lavoro oscuro sradicando palloni da piedi altrui; con Bonaventura che riparte con metà cervello nel piede destro e l’altra metà impiegata a disegnare soluzioni; con Niang, bravo a portarsi via un paio di uomini a volta e a ripiegare, se serve, come terzino; con Bacca, che non segna ma fa segnare e sa sputare sangue quando è il caso.
E, soprattutto, con Suso. Il piccolo 23enne di Cadice, scaricato dal Liverpool, convincente con il Genoa e straordinario in questa prima parte di ritorno in rossonero, è una scommessa vinta da Galliani. Alla faccia dei detrattori a prescindere del parametro zero. Perché Suso è arrivato da parametro zero e, adesso, vale giusto qualcosina in più. Primo spagnolo in assoluto del Milan a segnare una doppietta nel derby (eguagliato l’interista Suarez, mica l’ultimo arrivato), ha messo lo zampino in 5 delle ultime 6 reti rossonere (3 centri e 2 assist). In caso di doppio gol ai cugini, Suso aveva promesso che sarebbe tornato a casa a piedi. Da San Siro alla provincia di Varese dove vive, fanno 45 chilometri. Poco male, tanto è allenato. E con il secondo posto in classifica nei pensieri, tutto diventa più facile.
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