Milan, il fattore B: da Bonucci a Belotti, casi risolti e da risolvere

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Si sa che per il Milan e i suoi tifosi la lettera B può rappresentare croce e delizia. Da quella della doppia retrocessione anni Ottanta (croce) a quella di Berlusconi (delizia per più di tre decadi) il passo è stato tutt’altro che breve. Ma, questi, sono comunque soltanto ricordi. Il presente, che poi è sempre l’unica cosa fondamentale, racconta di altre B; a loro modo sono croci e delizie rossonere, sia globalmente che individualmente. E ora ci tocca andare con ordine per spiegarci meglio.

B COME BONUCCI – Il Milan ha presentato ufficialmente Leonardo Bonucci, quella B inaspettata e piovuta su Milanello dopo una trattativa lampo con la Juventus. In Cina, dove il Diavolo sta perfezionando la preparazione con amichevoli di lusso, Fassone e Mirabelli hanno posato insieme al difensore di Viterbo. Tutto bello, tutto liscio come l’olio, tutto una delizia insomma: dalle parole dei dirigenti (“Bonucci non ha bisogno di presentazioni, qui per farci fare il salto di qualità”) a quelle del giocatore (“L’impossibile non esiste, qui per vincere”), nessun dubbio sul fatto che l’entusiasmo, anticamera di tante belle pagine di sport, c’è.

Eppure si è rischiato una sorta di incidente diplomatico all’interno dello spogliatoio, qualcosa che a tanti ha fatto pensare che Bonucci fosse entrato a gamba tesa su un altro nuovo e giovane acquisto, Frank Kessié, centrocampista ivoriano sbarcato a Milanello via Bergamo. Motivo del contendere, il numero di maglia: entrambi i calciatori sono molto legati, per ragioni differenti, al 19. Nell’amichevole persa dal Milan contro il Borussia, esplode – sebbene in sordina – il caso: Bonucci ancora non è arrivato in Cina, Kessié c’è e gioca; in distinta ha il numero 19, ma sulla panca dello spogliatoio trova il 14. Insomma, come fai a negare a Leonardo da Viterbo il suo legittimo numero storico, anche se ancora è lontano chilometri? Apriti cielo: Kessié parla con Mirabelli, pacatamente o meno non si sa, fatto sta che contro Aubameyang & Co. scende in campo effettivamente con il 19.

In tanti a chiedersi: quindi, quando arriva Bonucci, cosa succede? Vuoi vedere che avevano ragione alla Juve e questo qui sfascia gli spogliatoi? La fine della storia è arrivata in fretta: nella presentazione cinese la maglia dell’ex bianconero è la solita, cioè ha il 19 stampato sulla schiena. “Kessié è un ragazzo intelligente e sensibile”, ha detto Leo, “ci ho parlato e ha capito le mie motivazioni. Sono arrivato qui in punta di piedi”. Cosa si siano detti non lo sapremo mai, come Bonucci abbia convinto il giovane Frank nemmeno. La sola certezza è che il caso è rientrato velocemente e che la croce è stata seppellita dal buon senso delle parti.

B COME BELOTTI – L’altra B che tiene banco in casa Milan è quella che porta al Gallo Belotti, attaccante del Torino che Cairo non è disposto a ‘mollare’ con tanta facilità alla regina del mercato estivo. Anzi, gran parte delle ultime parole del patron granata lasciano poco spazio alle trattative. Il concetto di fondo è sempre il solito: Cairo e Belotti si sono accordati tempo fa sulla base di una clausola rescissoria da 100 milioni valida soltanto fuori dall’Italia. Nel contratto che il giovane Nazionale ha firmato fino al 2020 con il Toro, è presente questa non trascurabile postilla; come a dire che se andrà via, lo farà soltanto per emigrare oltre confine, visto che Club italiani disposti a pagare così tanto non ce ne sono. Nemmeno il Milan può, e infatti per risolvere la croce dell’attaccante da regalare a Montella le sta provando tutte, includendo anche le classiche contropartite tecniche.

Sfumato Morata, accasatosi con Conte al Chelsea, accantonato forse definitivamente anche Aubameyang, Fassone punta ancora Belotti e, più defilato, Kalinic della Fiorentina. Ma per trasformare la croce in delizia, bisogna prima convincere Cairo e Petrachi, d.s. del Torino. Secondo quest’ultimo, in pochi hanno capito il reale valore del giocatore, per il quale la società ha respinto offerte estere considerate quasi ridicole. Forse ha ragione Petrachi, perché Belotti è potenzialmente uno dei più forti centravanti della storia italiana, può crescere esponenzialmente e in fretta. Il pensiero di Cairo, in questa ottica, è tenerlo ancora una stagione, almeno. Poi si vedrà.

Chiaro che conta molto la volontà dello stesso bomber, al momento bravo a dribblare i giornalisti e a continuare solo il lavoro nel ritiro granata. Su questo punto, la volontà di Belotti, Cairo apre tuttavia uno spiraglio: “Noi vogliamo gente motivata, se un nostro tesserato vuole andare via a tutti i costi… beh… vedremo. Siamo disponibili, siamo gente per bene, ma ci sono contratti firmati. Dopodiché, vedremo”. Nulla è dunque compromesso per il Milan che, a ogni modo, casomai non arrivasse a Belotti potrebbe consolarsi parzialmente con Kalinic, più defilato sì, ma molto meno costoso. Fiorentina permettendo, s’intende.


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