Chiamata alle armi per la Juve da Champions
Di Matilde BerettaVanno a definirsi, stringersi, compattarsi i ranghi della Juventus che tra un mese riabbraccia la Champions League.
Poulsen, Amauri, Mellberg, i nazionali italiani, Trezeguet. Ranieri trova e ritrova quelli che – lui spera – saranno protagonisti del definitivo ritorno della Vecchia Signora, ringiovanita dal sole caldo della serie B e da un’annata frizzate in qualità di nobile neopromossa.
E ora si intravede quell’enorme Coppa con enormi orecchie, carica di fantasmi e delusioni; una coppa che la Juventus non alza da 12 anni (Vialli, nella foto, dopo il trionfo sull’Ajax delle baby-stelle) e non vede da 32 mesi di astinenza post-calciopoli. Una Coppa sfiorata cinque anni fa, quella Coppa della finale tutta italiana vinta dal Milan di Sheva ai rigori.
Una Champions League ancora lontanissima, perché in prima battuta c’è lo scoglio preliminari ferragostano. Il primo bivio della stagione, un bivio che in realtà ha un’unica deviazione possibile: la vittoria.
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