7 storie bizzarre di squadre di calcio con sponsor assurdi
Di Daniele GrattieriA volte, la storia del calcio è fatta di binomi indissolubili e legami intramontabili.
Così forti da renderlo in assoluto ancora lo sport più bello al mondo. Impossibile pensare, ad esempio, a calciatori del calibro di Messi, Del Piero e Totti con una maglia differente rispetto a quella con cui hanno sempre militato.
Oppure a certi brand che hanno investito così tanto e per tanti anni da unirsi completamente all’identità delle squadre sponsorizzate. Ad esempio, il caso recente Inter-Pirelli.
A volte però le bandiere o i legami si alternano anche a parentesi strambe che restano ugualmente impresse nell’immaginario collettivo dei tifosi. Come le pazzie di alcune maglie di calcio che hanno fatto scalpore sui campi di mezza Europa e oltre. Anche nell’Inghilterra dello strapotere del betting.
Proprio la terra d’Albione ha visto di recente il dominio incontrastato delle sponsorizzazioni delle società di betting e gambling. Nella stagione 2020/21, mezza Premier e 17 squadre su 24 della Championship portano sul petto lo sponsor di società di scommesse sportive o di casinò.
Alcuni di loro, con i rispettivi loghi, quasi urlano ad ogni spettatore: “Divertiti con le slot machine online”. In alcuni casi si tratta di player del betting focalizzati quasi esclusivamente sul calcio mentre altri offrono nel palinsesto una gamma smisurata di slot machine ispirate al mondo dello sport e oltre con cui giocare sperando di conquistare finalmente un jackpot vincente tra wild, jolly, funzioni speciali tipo cascade reels e nuove tipologie di combinazioni.
Questa è storia recente. Storia di certezze e di grossi brand. Ma a volte non fila tutto liscio e capitano situazioni strambe che non hanno a che fare con sponsorizzazioni di grossa caratura. È quello che è successo ad alcune squadre che hanno scelto la strada alternativa e scanzonata di sponsor improbabili che restano comunque impressi nella memoria.
C’è la storia recente dell’Udinese nel 2003 con lo sponsor “Micheal Nino imbianchino”, che vince il concorso lanciato dalla squadra friulana e finisce clamorosamente sul petto dei bianconeri nella gara interna con la Roma. Tutto vero.
Oppure quella dell’Eintracht Braunschweig che ha deciso addirittura di inglobare lo sponsor nello stemma della squadra: via il leone e dentro il cervo. Perché? Perché il cervo è il simbolo dello sponsor e lo sponsor altro non è che l’aromatico amaro alle erbe Jägermeister. Cosa non si fa per soldi.
E ancora, c’è la storia del Paliopyrgos, calcio minore greco, che per ovviare al finanziamento del club ha scelto anni addietro uno sponsor decisamente singolare e poco entusiasmante: le pompe funebri locali. Le casse della squadra ne hanno guadagnato sicuramente, ma non parliamo di quelle funerarie.
Singolare quanto lo spot di Mourinho e Molinari è il caso del Portsmouth che nonostante lo stradominio del betting, qualche tempo fa si è affidata alla dolce rotondità di uno sponsor del calibro di Chupa Chups. Contenti sicuramente i più piccoli, perplessi i più grandi. La squadra inglese bianco azzurra avrà un seguito di tifosi piuttosto “young”?
Discorso analogo anche per l’Everton, la seconda squadra di Liverpool per blasone. Nel 2010 i Toffes scelsero di farsi sponsorizzare nientemeno che dal coloratissimo Angry Birds: un successo globale quotato anche in borsa.
Poco più su, in Scozia, nel quartiere Mogway della vecchia Glasgow c’è invece la Saint Roch’s Primary una scuola per bambini con problemi di udito e con la sua squadretta di calcio. Ma Mogway è anche la famosa band post rock scozzese che ha scelto di finire per beneficenza sulle magliette della Saint Roch’s Primary per via del binomio musica/sordità.
Chiudiamo con il clamoroso caso del Fluminense de Feira dove i numeri di maglia sono diventati prezzi con centesimi: quelli dei prodotti in offerta della catena di supermercati che sponsorizzava i brasiliani.
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Bellissimo articolo, direi che ci siano veramente tutti i migliori casi di sponsor più creativi