Tim Cup: Juventus avanti, Lazio punita dalla goal-line technology

Di

Lazio – Juventus 0-1 (0-0)

66′ Lichtsteiner

Per una volta, senza polemiche (e menomale, dopo il polverone Sarri-Mancini). Per una volta nessuno ha da ridire, anche se in campo c’era la Juventus. Per una volta, già, l’unica forse nella quale non sarebbe nemmeno servita la goal line technology per stabilire che la palla di Lichtsteiner era entrata di un pezzo. Vabbé, anche nel caso di quel famoso colpo di testa di Muntari, sempre contro la Juventus, non serviva un chip progettato dai tecnici di Steve Jobs, ma è acqua passata.

Per una volta, parliamo soltanto di calcio giocato, dai. Possiamo quindi raccontare la favola a lieto fine di Lichtsteiner, lo svizzero con il sorriso dimenticato tra le Alpi, che pochi mesi fa era a rischio carriera per un disturbo cardiaco e oggi si scopre giustiziere della sua ex amata Lazio (i cui tifosi, va detto, della favola se ne sono fregati e lo hanno fischiato a ogni tocco di palla). Il suo goal spedisce la Juventus in semifinale dove si spera che, per una volta, l’incrocio con l’Inter faccia rima con tutto fuorché con “veleno”. Ma dato l’umore attuale di Mancini, insomma, non ci giureremmo. Basterà forse un sorrisino sbagliato di un bagarino a far saltare ancora i nervi al tecnico nerazzurro? Staremo a vedere: che tanto manca poco al primo atto, giusto pochi giorni.

La partita dell’Olimpico tra Juventus e Lazio ha confermato innanzitutto un paio di cose: Pioli non ce la fa proprio a battere Allegri – mai successo -, punto uno. I bianconeri non vogliono mollare la presa su nessun obiettivo, punto due. Agli avversari, la banda juventina, permette di raccogliere giusto le briciole. Se avanzano. Così la Vecchia Signora si è portata a casa anche la vittoria consecutiva numero 11 tra campionato e Tim Cup. Un ruolino monstre che ormai, francamente, nemmeno stupisce più. E non fa più effetto nemmeno vedere l’atteggiamento mentale di chi indossa la maglia della Juventus, in qualsiasi occasione, che sia titolarissimo o riserva: ritmi sempre altissimi e fame sono evidentemente gli skills che Allegri e la Società pretendono quando scremano i curricula degli aspiranti calciatori bianconeri.

Partendo dalle retrovie sino all’attacco: Neto ha capito che deve stare buonino all’ombra di Buffon e si è calato nella parte del secondo attento e ubbidiente; Sturaro è un “quattro polmoni” prezioso che vende cara la pelle ogni volta che ne ha l’occasione; Zaza è una potenziale miniera d’oro con doppio passaporto, bassa manovalanza e classe (suo il sinistro a giro con palo annesso che, carambola amica, ha liberato Lichtsteiner per la rete decisiva). Sono soltanto alcuni esempi per chiarire un concetto: nel telaio della Juventus c’è posto solo per chi ha voglia, nulla è garantito (leggi anche la panchina di domenica scorsa voluta per Pogba, mister 100 milioni, che pure ieri sera ha avuto momenti di pura arroganza calcistica). Morata, in tal senso, si sta attrezzando: sebbene contro la Lazio non ha trovato la rete, si è letteralmente sbattuto dall’inizio sino al momento del cambio per Mandzukic, uscendo con la lingua di fuori.

Le note stonate della serata di Coppa Italia, per la Juventus, riguardano lo spreco davanti alla porta biancoceleste. Al netto di un Berisha in versione portiere da hockey, Mandzukic, Sturaro e Dybala si sono divorati il potenziale sigillo della tranquillità nell’ultima parte di gara. E Allegri, senza lanciare giacche al vento, non ha nascosto il proprio disappunto. Giustificato, perché se anche la Lazio non ha fatto quasi nulla per recuperare lo svantaggio – forse frustrata per la prima rete 3.0 del nostro calcio -, il rischio di rimettere in corsa l’avversario c’era. E lo spettro di altri 30 minuti da giocare non può far piacere quando all’orizzonte c’è già il profilo della Roma in campionato. Specie considerando la lotta senza pausa, sia nel primo che nel secondo tempo, ingaggiata da entrambe le squadre.

Juventus e Lazio non si sono per niente risparmiate, rendendo davvero onore all’impegno di un quarto di finale della Coppa nazionale. Per quasi tutti i 90 minuti si è fatto fatica a cogliere il rifiatare dei 22 in campo, a dimostrazione che si può e si deve puntare forte anche sulla Tim Cup. Questo vorremmo sempre vedere. Questo Allegri pretende.

 

 


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