Roma ai quarti con l’aiutino, “Di Bello” c’è ben poco
Di Emanuele SaccardoRoma – Empoli 2-1 d.t.s. (p.t. 1-0)
5′ Iturbe (R), 80′ Verdi (E), 114′ rig. De Rossi (R)
Sarà stato l’Olimpico vuoto per tre quarti, saranno stati i fischi dei pochi presenti, sarà colpa di quel rigore concesso a pochi spiccioli dalla lotteria dei calci di rigore o dei 5 pareggi nelle ultime 8 gare ufficiali tra campionato e Coppa. Sarà… ma la Roma è diventata così brutta da non crederci. Forse non basta scomodare l’idea che c’entrino gli strascichi di una preparazione estiva sprint, la sensazione è che ci sia più di un blocco psicologico a tenere in ostaggio diversi giocatori giallorossi e in ogni reparto.
Da Astori, vittima di un periodo di offuscamento totale che lo ha portato a mettere lo zampino in quasi tutti i gol subiti dalla Roma nell’ultimo mese e mezzo, passando per Maicon (l’unico con l’alibi della condizione prettamente fisica precaria) e Pjanic, per arrivare a Iturbe e Destro. L’esterno argentino è la brutta copia dell’imprendibile rivelazione ammirata con la maglia del Verona (tant’è che non ha nemmeno esultato dopo la rete di ieri); Mattia, indiscussa star del mercato di gennaio, ci mette impegno ma cala alla distanza, un po’ perché gli mancano minuti nelle gambe, un po’ perché è preda di una superficialità che gli fa sprecare golose palle-gol e attira su di lui l’ira del popolo romanista.
In queste condizioni il 4-3-3 di Garcia funziona a singhiozzo, non possono bastare le bombole d’ossigeno per De Rossi e Naingollan. Servirebbe ritrovare serenità e consapevolezza, magari anche Gervinho (esploso in Coppa d’Africa manco fosse un pugile professionista, nei tafferugli in campo contro la Guinea). Intanto il passaggio del turno in Coppa Italia è arrivato ma soltanto grazie ad un regalo dell’arbitro Di Bello che, al 114′, decreta un calcio di rigore inventato per un presunto fallo di Zielinski su Paredes (le immagini certificano che il giocatore dell’Empoli tocca soltanto il pallone).
A Roma c’è stato quindi ben poco “Di Bello” a parte l’allegra direzione dell’arbitro, appunto. Si salva soltanto l’Empoli, squadra ben organizzata (non è una novità) e condotta da Sarri con il piglio giusto per andarsela a giocare ovunque contro chiunque. I toscani, a dispetto di modesti risultati, giocano forse il calcio più convincente da inizio stagione (anche questa non è una novità), la sola pecca è che faticano maledettamente a trovare la via della rete. Tavano e Maccarone hanno esperienza ma non sono più ventenni, non è un caso che il capocannoniere biancazzurro sia il difensore Tonelli (4 centri in campionato).
Ma, dicevamo, Sarri sa il fatto suo e lo ha dimostrato anche contro la Roma: dal 4-3-1-2 iniziale è passato nella ripresa ad un 4-3-2-1 in fase offensiva (quasi l’albero di Natale inventato da Ancelotti) con l’inserimento azzeccato di Zielinski e soprattutto Verdi sulla trequarti, rispettivamente a scapito di Saponara (appena rientrato dopo l’esperienza al Milan, voglioso di fare però ancora imballato) e Big Mac. Mossa vincente che porta proprio Verdi a pareggiare la rete iniziale di Iturbe, trascinando il match fino ai supplementari. Poi il dono natalizio fuori tempo massimo da parte dell’arbitro Di Bello porta sul dischetto De Rossi che non sbaglia, trascinando così la Roma al turno successivo. Sarri se ne va dal campo per non essere espulso, simbolo silenzioso della protesta empolese. Forse ora Garcia si convincerà che gli arbitri sbagliano a favore e contro chiunque, indipendentemente dal colore delle maglie in campo.
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