Europa League al Siviglia: un, due, tr…Emery!

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SivigliaLiverpool – Siviglia 1-3 (1-0)

35′ Sturridge (L), 46′ Gameiro (S), 64′ e 70′ Coke (S)

Subito una incontrovertibile verità che, in una certa misura, spiega una delle differenze tra il Siviglia e l’allenatore del Liverpool, Jurgen Klopp: gli andalusi hanno disputato 5 finali di Europa League vincendole tutte. Il mago tedesco ne ha disputate altrettante tra Champions, Europa e Coppe nazionali perdendole tutte. Qualcosa vorrà pur dire, almeno nella preparazione della gara decisiva, nelle fasi delicate di avvicinamento a essa. Ieri sera a Basilea, per esempio, prima del match tra Liverpool e Siviglia, girava voce che Emery avesse fatto vedere ai suoi un video emozionale subito prima di scendere in campo; sulla sponda britannica, invece, la sola certezza era un Klopp rilassato e sorridente in mezzo al campo, intento a osservare il riscaldamento. Per carità, magari vuol dir nulla, però a giudicare da come è finito il torneo si potrebbe almeno considerare l’idea che un po’ più di tensione trasmessa al gruppo, forse, poteva far bene.

Una considerazione, la nostra, che ha senso soltanto a bocce ferme nel post partita, o perlomeno dopo aver osservato il secondo tempo nel quale gli equilibri si sono invertiti nel rapido volgere di 19 secondi. Ma andiamo con ordine: la prima frazione, al netto di un avvio deciso del Siviglia, è stato tutto di marca Reds. Per gli andalusi solo lanci lunghi a cercare le torri in area (e una bella rovesciata di Gameiro a lato di poco), mentre gli uomini di Klopp alzavano pian piano il baricentro trovandosi spesso nella condizione di far male: prima Emre Can scaldava i guanti di Soria, poi Sturridge metteva i brividi con un colpo di testa salvato sulla linea da Carriço. Gli inglesi giocano spesso di fantasia grazie a Firmino, Coutinho e Lallana, trovando altrettanto spesso anche la superiorità numerica sulle fasce con Clyne e Moreno (quest’ultimo ex Siviglia, tra l’altro): non fa eccezione la partita contro gli spagnoli, che più passavano i minuti e più rischiavano il tracollo.

Tant’è che il meritato vantaggio del Liverpool arrivava poco oltre la mezz’ora quando Sturridge, al termine di una bella manovra corale, impallinava Soria con un sontuoso esterno sinistro imparabile. Nel mezzo della confusione sivigliana, due errori arbitrali gravissimi che avrebbero potuto mettere una pietra tombale sul match, a favore degli inglesi: due falli di mano macroscopici, in piena area e a pochi passi dagli assistenti del direttore di gara, non visti (forse) e non sanzionati (certamente). Aplomb semi totale da parte del Liverpool tutto e squadre al riposo sul 1-0 per Klopp.

Ma non appena scoccato il momento della ripresa, al Siviglia bastavano 19 secondi per trovare il pari: Moreno litigava con un disimpegno, Mariano ne approfittava per servire da destra un cross basso su cui si avventava Gameiro (8 reti in 9 partite di Europa League) che firmava la rete del 1-1 a un metro da Mignolet. A questo punto il Liverpool si spegneva. Forse i Reds hanno accusato la botta a freddo, forse psicologicamente non andava giù quel doppio mani in area non sanzionato, resta il fatto che il Siviglia ha iniziato sul serio a giocare e per gli inglesi  è calato il buio. Banega era ispirato, Coke di più: prima timbrava il 2-1 “rubando” palla al compagno Vitolo, finalizzando una splendida azione tutta di prima; poi sigillava la gara con il 3-1, frutto di uno sfortunato rimpallo targato Liverpool che finiva tra i piedi del difensore spagnolo, bravo a freddare ancora Mignolet.

A questo punto mancavano ancora 20 minuti al termine, ma i giochi erano più che chiusi. Emery entra così nella storia degli allenatori: soltanto Giovanni Trapattoni è stato in grado di vincere 3 volte la Coppa Uefa, il tecnico del Siviglia però ci è riuscito consecutivamente; contribuendo a far entrare nella storia l’intero Club, perché nessuna squadra ha sollevato tante Europa League quante gli andalusi (5). Un pokerissimo di successi arrivato in 11 anni, come dire che ogni 2 gli spagnoli sollevano il trofeo; e non può essere un caso, si chiama programmazione, quel tipo di pianificazione che ti permette di fare discrete plusvalenze con giocatori di ottimo e grande profilo (Alves, Kondogbia e Medel, per fare alcuni nomi) e di non preoccuparti perché li vedi andare altrove. Tanto la squadra la rifai con le stesse logiche. Da un decennio funziona così, il modello è efficace e varrebbe la pena imitarlo.

Così come, evidentemente, funziona tutto il movimento iberico nelle campagne europee: oltre alla Champions che rimarrà certamente sulla penisola e in particolare a Madrid, in Europa League la Spagna vanta ora 10 successi (5 Siviglia, 2 Real e Atletico, 1 Valencia), uno in più del nostro ormai sbrindellato tricolore. Non solo: anche la Supercoppa Uefa resterà nelle terra di Cervantes, e per il terzo anno consecutivo. Insomma… c’è di che meditare.

 

 


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