Tim Cup: Alessandria, la concretezza del sogno si chiama Milan
Di Emanuele SaccardoL’ultima volta che è successo, le Tv avevano un ingombrante tubo catodico e ancora le manopole; c’era Burghy e non McDonald’s; c’era la Coppa Italia e non la Tim Cup. Però era l’anno di un Europeo e, guarda un po’, si disputava in Francia come accadrà quest’estate. Magari gli anni pari dei campionati Europei giocati nella terra di Napoleone portano bene alle squadre di terza Divisione che disputano la Coppa Italia. Vai a sapere. Ma è certo che, come il Bari di Bolchi dell’anno di grazia 1984, l’Alessandria di Gregucci ha già scritto una pagina indimenticabile. Meglio: ha aggiunto inchiostro alla favola iniziata l’estate passata e proseguita a suon di vittorie impensabili.
Per chi non la conoscesse perché più avvezzo al calcio iper remunerato e assai patinato delle serie maggiori, facciamo le presentazioni: carissimi, questa è l’Alessandria, professione seconda forza del campionato di Lega Pro a 3 punti dalla capolista Cittadella. Segni particolari: giustiziere in Tim Cup – sempre in trasferta – di Palermo, Genoa e, ieri sera, Spezia (2-1 in rimonta grazie alla doppietta di bomber Bocalon). Rispettivamente Clubs di A e B. Sogni nel cassetto: fare lo sgambetto anche al Milan, prossimo avversario in semifinale (26 gennaio a Torino, 1 marzo a San Siro). Utopie nell’armadio: arrivare alla finale di Roma per affrontare una tra Inter, Napoli, Lazio o Juventus.
Ma siamo poi tanto sicuri che sia un’utopia? Confessiamo che sarebbe davvero fantastico – e parimenti inaspettato – vedere l’Alessandria disputare la finale di Coppa Italia e, perché no, vincerla. Sarebbe curioso – e senza precedenti – celebrare un Club di Lega Pro (magari di B, casomai i piemontesi salissero di categoria) che solleva un trofeo con la certezza di accedere persino a una competizione europea. Sì, vabbé, adesso la stiamo facendo un filo fuori dal vaso. Ma il concetto resta: l’Alessandria ha compiuto un miracolo sportivo, perché non dovrebbe materializzarne altri addirittura di gran lunga più clamorosi?
Magari non ci credono neanche i giocatori stessi allenati da Gregucci, eppure l’arma in più dell’Alessandria sembra proprio essere il suo tecnico. L’ex difensore della Lazio anni ’80 e ’90, piace perché sincero e con i piedi per terra. E per questo è seguito sul campo di battaglia dai suoi manco fosse proprio il Generale/Imperatore transalpino del nostro incipit. Angelo da San Giorgio Ionico, per gli amici semplicemente Gregucci, è alla guida dell’Alessandria dallo scorso anno: non ha snaturato il lavoro di chi è venuto prima di lui, semmai gli ha dato continuità e un’impronta personale permeata di umiltà. L’Alessandria lotta non per la gloria, ma per l’onore della città e dei suoi colori. Quando i presupposti sono questi, non esiste limite alla mano che può darti la provvidenza. Come si dice: la fortuna aiuta gli audaci. Adesso lo sa anche lo Spezia. Il Milan è avvisato.
Commenta o partecipa alla discussione