Juventus da record: terza Tim Cup nel segno di Alves e Neto
Di Emanuele SaccardoLa Juventus ha posto il primo mattone nella costruzione del Triplete; o, se preferite, dopo aver gettato le fondamenta due stagioni fa (forse pure prima) e aver costruito giorno per giorno, vittoria su vittoria, ieri sera ha messo il terzultimo sigillo sulla strada della gloria calcistica eterna. La dodicesima Coppa Italia della storia juventina è la terza consecutiva: non ci era riuscito mai nessun club. Di più: la squadra di Allegri lo scorso anno fu la prima a vincere per due anni a fila Tim Cup e scudetto; se contro il Crotone domenica andrà bene, migliorerà ulteriormente questo primato. E poi arriverà Cardiff, il 3 giugno prossimo: l’occasione di rivincere la Champions dopo più di vent’anni e di raggiungere l’Olimpo di quelle società capaci di conquistare le principali competizioni, nazionali e non, nella stessa stagione.
Abbiamo già scritto fiumi di parole sull’argomento, abbiamo speso così tanti aggettivi sulla Juventus da chiederci se sia il caso di proseguire. La risposta è sempre sì, perché questa Vecchia Signora, una partita alla volta, aggiunge qualcosa di nuovo, per certi versi di inaspettato. Che la Juventus sia fisiologicamente un po’ sulle gambe, lo ha dimostrato la battuta d’arresto di domenica scorsa contro la Roma. Da lì, nell’avvicinamento alla finale di Tim Cup contro la Lazio, le illazioni si sono sprecate: biancocelesti più in palla, gli uomini di Allegri hanno staccato la spina e via di questo passo. La forza di un gruppo, soprattutto quella mentale, si vede in certi crocevia stagionali: nella calma dell’Acqua Acetosa, Buffon & Co. hanno rimesso insieme i pezzi, si sono rialzati, si sono riscoperti affamati. Come ha detto Bonucci al fischio finale di ieri sera, la Juventus ha fatto un sano bagno di umiltà ed è ripartita. Al netto del palo colpito da Keita dopo 6 minuti, il primo tempo bianconero ha impressionato per lucidità, forza, capacità di indirizzare la gara a proprio piacimento.
Il 2-0 con il quale la Juve è andata al riposo è stato frutto del consueto lavoro corale. Nella ripresa era lecito attendersi la reazione biancoceleste, che c’è stata e gli uomini di Inzaghi meritano un encomio per l’impegno profuso e le occasioni create. Occasioni che hanno trovato tuttavia un muro invalicabile a difendere i pali della Juventus: non Buffon, ma Neto, titolare in Coppa Italia per insindacabile scelta di Allegri. L’estremo difensore ex Fiorentina è stato strepitoso su Felipe Anderson e su Immobile, ed è stato sempre in partita anche in quelle situazioni meno preoccupanti ma che, se c’è un calo di tensione, possono diventarlo in un attimo. E poi c’è lui, l’esterno più estroso del pianeta, voluto da Marotta per far fare alla squadra il salto di qualità definitivo soprattutto in Europa: Dani Alves.
Il brasiliano sta vivendo un periodo di grazia, tutto ciò che tocca si trasforma in oro. In Serie A come in Champions, così anche in Coppa Italia: il gol che ha indirizzato il match è stato il suo e, in generale, Alves ha offerto la consueta prova di sostanza e qualità – a parte qualche velleità poco apprezzata da Allegri in alcuni frangenti della gara. Lui è il talismano anche verso la rincorsa alla Champions, trofeo che conosce bene avendolo conquistato 3 volte con la maglia del Barcellona. Per puntare al successo, Alves è come un amuleto: in carriera, infatti, il brasiliano ha disputato 30 finali (tra Under 20 verdeoro, Siviglia, Barça e ora Juve) vincendone 27. Un feeling speciale con certi appuntamenti che alimenta ulteriormente la consapevolezza di una squadra quasi perfetta. Quasi da leggenda. E manca davvero poco per togliere quel ‘quasi’.
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