I limiti di un allenatore che non diventerà mai grande

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Pensi a Gennaro Gattuso e subito ti viene in mente la grinta, lo spirito di sacrificio, la voglia di non mollare mai. Quello che oggi viene definito un calciatore con la “garra” prima veniva chiamato “alla Gattuso” per i motivi sopracitati. Ma la vita da giocatore, per Rino, era sicuramente più semplice; trasmettere la grinta ai propri ragazzi è decisamente più complicato per l’ex numero otto rossonero.

Il Milan di Gattuso ha ricevuto parecchi (e meritati) elogi, sopratutto grazie al magnifico girone di ritorno della scorsa stagione e ad un 2019 praticamente perfetto prima della sciagurata sconfitta nel derby. Una serata storta non può di certo far dimenticare le 5 vittorie consecutive in campionato con conseguente zona champions agguantata e la qualificazione alla semifinale di Coppa Italia dopo aver eliminato il Napoli sotto i colpi di Piatek. E allora perché Gattuso rischia di non veder mai accostato l’appellativo “top” accanto alla voce allenatore?

L’APPROCCIO. Uno dei principali motivi è proprio l’incapacità di far scendere in campo Suso e compagni col “sangue agli occhi” come accadeva a lui da giocatore. L’approccio dei rossoneri è quasi sempre molle, vedendosi spesso e volentieri sovrastati dagli avversari di turno. La quadratura difensiva e la maestosa crescita di Donnarumma hanno aiutato non poco a tenere la porta spesso sbarrata e grazie al killer instinct di Piatek il Milan è riuscito a portare a casa i tre punti svariate volte, ma come visto domenica sera tutto ciò non sempre si rivela una tattica vincente. L’Inter, fin dal primo minuto, ha pressato a tutto campo i propri avversari riuscendo a sbloccare il match nei primi minuti, cosa che al Milan non avviene praticamente mai e solamente grazie a delle sporadiche sortite offensive o con delle reazioni rabbiose i rossoneri riescono a gonfiare la rete. Ma nel derby questo non può bastare, un derby deve essere affrontato a viso aperto, senza paura, quasi con spavalderia. Perché come cita un famoso proverbio: un derby non si gioca, si vince. E dopo la stracittadina del girone d’andata Gattuso sembra non aver minimamente imparato la lezione.

LA LETTURA. Un altro enorme limite dell’ex tecnico di Palermo e Pisa è la scarsa capacità di lettura della gara. Gattuso, infatti, a causa del suo carattere impulsivo sembra perdere totalmente la cognizione del match optando per scelte avventate, come quella di inserire, durante il derby di domenica, il quarto attaccante (più Calhanoglu) a mezzora dal termine, quando il Milan era sotto solamente di una rete. Atteggiamento che va in contrapposizione a quello di inizio stagione quando l’allenatore milanista era accusato di ritardare i cambi o non farne nemmeno uno, come successo contro la Lazio all’Olimpico, che fece scatenare la rabbia del ministro Matteo Salvini.

Gennaro Gattuso ha avuto l’enorme merito di aver dato orgoglio a una squadra totalmente distrutta tatticamente e moralmente da Vincenzo Montella. Il suo fare da condottiero, la sua semplicità e il suo essere milanista fino al midollo hanno fatto sì che i sostenitori rossoneri amassero il proprio tecnico come quando indossava la divisa da calciatore (cosa che Inzaghi non è stato in grado di fare). Raggiungere, quantomeno, il famigerato quarto posto sarebbe la fine degli incubi dei tifosi del Milan che non sentono la musichetta della Champions League oramai da troppi anni. Ma dopo il raggiungimento di questo importantissimo obiettivo, Gattuso riuscirebbe e portare il Milan sempre più in alto? Visto i limiti elencati è davvero improbabile. Nel bagaglio di un grande allenatore certe caratteristiche sono indispensabili e con ogni probabilità la valigia di Rino non può esser riempita più di così.

3 commenti su “I limiti di un allenatore che non diventerà mai grande”
  1. Di Maria Vittorio ha detto:

    Ottimo servizio!

  2. Di Maria Vittorio ha detto:

    Impeccabile!

  3. Mauro ha detto:

    Grazie.


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