Ottavi Champions: Mou e Guardiola imbrigliati, vince l’equilibrio

Di

ivanovic.gol.psg.chelsea.Psg – Chelsea 1-1 (0-1)

35′ Ivanovic (C), 53′ Cavani (P)

Shakhtar D. – Bayern M. 0-0

La musichetta della Champions League torna protagonista nel freddo di febbraio e le emozioni sono ancora un po’ tiepidine. Sarà che sono soltanto le gare di andata – e la storia insegna che, spesso, i primi novanta minuti fanno rima con “prudenza”; sarà che siamo ancora in inverno. Resta il fatto che a Parigi come a Leopoli, i primi colpi degli ottavi di finale hanno regalato soltanto due pareggi (nemmeno troppo spettacolari, appunto).

Nel gelo dell’Ucraina dilaniata da sanguinose lotte interne e non, c’è comunque spazio per il calcio. Tra i padroni di casa dello Shakhtar e il pluridecorato Bayern Monaco targato Guardiola, nasce un pari a reti bianche, scialbo e con poche emozioni. I brividi più intensi arrivano dalle sanzioni disciplinari comminate dal direttore di gara, lo spagnolo Mallenco: 9 cartellini gialli in tutto, 4 per gli arancioneri di Lucescu, 5 per i tedeschi in cui spicca la doppia ammonizione di Xabi Alonso. L’ex Real Madrid battezza nel peggiore dei modi la centesima in Coppa Campioni, lasciando in dieci uomini i suoi dal 65′.

Certo l’inferiorità numerica non può essere un alibi per Guardiola: anche in 11 contro 11 i bavaresi non sono riusciti a scardinare il muro tattico dello Shakhtar, sapientemente eretto da quel vecchio volpone di Lucescu. Alla vigilia il tecnico catalano aveva elogiato il collega, lasciando intendere di temerlo proprio per l’organizzazione. Il 4-2-3-1 degli ucraini disinnesca sin dall’inizio il 3-3-3-1 del Bayern, evidentemente allergico ad un centravanti di ruolo: Lewandowski guarda il match dalla panchina per tre quarti di gara, nel mezzo il falso nueve Mueller può poco nonostante il supporto di Goetze, Ribery e Robben. I bavaresi hanno il torto di cadere anche nel gioco delle provocazioni, come dimostra il tabellino degli ammoniti. Missione semi compiuta per lo Shakhtar che potrebbe persino regalare sorprese nel ritorno dell’Allianz Arena.

Al Parco dei Principi si è almeno vista qualche rete. Il minimo indispensabile, giusto due gol per non far pentire i tifosi di aver pagato il biglietto. Nella sfida tra gli ex nerazzurri Blanc e Mourinho, ai punti vince il tecnico francese ma, in sostanza, il vantaggio in vista del return match è tutto dello Special One. Sul campo gioca meglio il Psg, forte di un 4-3-3 in cui spicca la verve di Cavani (autore del pareggio nella ripresa) che ingaggia da subito una battaglia con l’estremo difensore dei Blues, Courtois. In cabina di regia c’è David Luiz ad affiancare il piccolo genio Verratti, davanti il solito Ibra che però non vive una delle sue migliori serate (come sovente gli capita in Champions).

I transalpini sembrano avere parecchia benzina e sfiorano il vantaggio a più riprese, ma è davvero insuperabile il portiere belga agli ordini di Mourinho. Il Chelsea, cinico e lungimirante, prima subisce con ordine e soffrendo nei limiti, poi colpisce con Ivanovic sugli sviluppi di un’azione insistita sugli esterni. Il colpo di testa non lascia scampo a Sirigu, i padroni di casa tremano ma Blanc tira dritto con le proprie convinzioni. Come detto, ai punti avrebbe vinto lui; come detto, nel secondo tempo Cavani mette parzialmente a posto le cose con la zuccata che vale l’1-1 finale.

Mourinho, in conferenza stampa, ha detto di non sentirsi favorito per la gara di ritorno: il tesoretto del gol segnato in trasferta, unito all’opportunità di giocarsela tra le mura amiche di Stanford Bridge, non lo lascia comunque tranquillo. Ha dichiarato che serve la vittoria: pretattica? il solito Mou? semplice rispetto per l’avversario? Le risposte arriveranno mercoledì 11 marzo.

 


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