Tim Cup: Roma smarrita, ai quarti lo Spezia
Di Emanuele SaccardoRoma – Spezia 0-0 (2-4 d.c.r.)
Ordine di esecuzione rigori: Pjanic (R) traversa, Terzi (Sp) gol, Dzeko (R) alto, Nené (Sp) gol, De Rossi (R) gol, Juande (Sp) gol, Digne (R) gol, Acampora (sp) gol
Hai voglia a ripetere che non sono certi particolari da cui si giudica un giocatore (De Gregori insegna). Andatelo a dire adesso ai tifosi della Roma che, a quanto pare, tutto fanno nelle ultime settimane fuorché smettere di fischiare i propri (ex) idoli. Non abbiamo ancora stabilito se la vera notizia sia che i giallorossi hanno fallito il primo obiettivo stagionale, abbandonando la Coppa Italia agli ottavi, o se sia il fatto che una tra Spezia e Alessandria accederà sicuramente alla semifinale. Un miracolo, qualcosa che non ha precedenti.
Invece, purtroppo per i supporters romanisti, la brutta copia della creatura di Garcia si è riproposta. Questo sì che ha tanti precedenti, recenti o meno fa poca differenza, ormai. Una bruttissima Roma costretta prima ai supplementari e poi ai rigori, si è dovuta arrendere alla generosa e brillante prova offerta dallo Spezia, che nel campionato di B occupa l’undicesima posizione. Sulla carta non un avversario imbattibile, ma sul campo ha vinto prima di tutto la tranquillità del gruppo guidato da Di Carlo. La Roma aveva, al contrario, tutto da perdere. E tutto ha perso.
I liguri non saranno il Barcellona, eppure la Roma ha dimostrato ancora una volta che non servono i marziani blaugrana per far emergere certi limiti conosciuti. Durante il match, i volti di alcuni giocatori giallorossi dicevano tutto: le occhiaie di De Rossi e De Sanctis, l’espressione impressa a fuoco su Pjanic e Dzeko – ai confini della rassegnazione -, la rabbia silenziosa di Iturbe, sempre più bocciato che rimandato, dopo l’ennesima e giusta sostituzione. Ma Garcia avrebbe dovuto, se avesse potuto, sostituire almeno 8/11 dei giocatori: si sono salvati Rudiger e Castan (una novità), Florenzi e De Rossi (una conferma). Non possono bastare le assenze dei lungodegenti Totti e Gervinho per spiegare l’involuzione dello spogliatoio (mal)gestito dal tecnico francese.
Troppa paura, poche idee e un’ansia esplosa dal dischetto dove i nervi servirebbero saldi. Pjanic e Dzeko hanno “tradito”, i tiratori dello Spezia no. Altra conferma che, quando si ha la mente libera, si arriva dove si pensava fosse impossibile. Onesti complimenti, quindi, agli spezzini di Di Carlo, bravi a gestire 2 ore di calcio rimanendo sempre sul pezzo. La Roma punge poco, vero, ma la disciplina tattica e il sacrificio atletico di tutto lo Spezia hanno messo il bavaglio all’avversario. Dopo la lieta novità targata Alessandria, cade un’altra testa di Serie A. Il quarto di finale tra una rappresentante della cadetteria e una della vecchia Serie C, siamo sinceri, ci stuzzica parecchio.
Commenta o partecipa alla discussione