Tim Cup: miracolo Alessandria, conferma Inter
Di Emanuele SaccardoGenoa – Alessandria 1-2 (1-1 d.t.r.)
47′ Marras (A), 92′ Pavoletti (G), 114′ Bocalon (A)
Il percorso della Coppa Italia 2015/2016 ha ufficialmente assunto la denominazione di “Strada dei miracoli”. Già, perché dopo le sorprese del quarto turno, delle quali abbiamo ampiamente parlato in precedenza, ne è arrivata un’altra ieri pomeriggio. L’Alessandria, già in versione “arma letale” contro il Palermo (demolito al Barbera), si è ripetuta a Marassi con il Genoa: i piemontesi si sono imposti 2-1 sul Grifone, accentuando così la crisi della banda Gasperini e confermando che il successo sul Palermo non è stato un caso.
La squadra magistralmente guidata da Gregucci, non è la prima forza della Lega Pro (Girone A) per una fortunata serie di congiunture astrali. Eh no, l’Alessandria sa giocare a calcio e lo ha dimostrato ancora una volta a Genova: di fronte ai rossoblu non c’è stato timore reverenziale, anzi. Dopo il primo e tutt’altro che sorprendente vantaggio griffato Marras a inizio ripresa, gli alessandrini non si sono scomposti né al pari in extremis di Pavoletti (92′), né per l’inferiorità numerica maturata in seguito all’infortunio di Manfrin quando Gregucci aveva ormai esaurito i cambi.
L’Alessandria ha invece aggredito ancora di più il Genoa, rischiando paradossalmente meno allorché ha imposto il proprio gioco fino in fondo. E la mentalità offensiva ha pagato al 114′, quando il bomber Bocalon infilava Lamanna dopo l’uno-due con Marras. Miracolo a Marassi, verrebbe da dire; ma chi conosce l’Alessandria sa che si tratta semplicemente di logica conseguenza del lavoro. Ora il Club dei Grigi può godersi un altro primato, perché nessuna Società di C era mai riuscita ad approdare ai quarti di Coppa Italia. L’Alessadria attende adesso la vincente dell’ottavo di oggi tra Roma e Spezia: hai visto mai che, dato il momento delicato dei giallorossi, non possa arrivare una nuova sorpresa con targa ligure.
25′ Palacio, 72′ Brozovic, 81′ Perisic
Cambiare l’ordine dei fattori non muta il risultato finale. Semplice logica matematica, altrettanto limpida consapevolezza interista. Sì, Mancini ha costruito e sta continuando a plasmare una macchina perfetta, un gruppo di elementi matematici e fluidi, intercambiabili. Senza per questo rinunciare a identità e prolificità. Contro il Cagliari, seconda forza di Serie B e squadra in salute, l’assioma nerazzurro ha trovato altre certezze: il 3-0 finale è frutto di un cambio di uomini pari a 10/11 rispetto alla gara di Udine (confermato dal 1′ solo Montoya), eppure non se n’è accorto nessuno.
Mancini, uno che, tanto per dire, ha sollevato la Coppa Italia 10 volte in carriera, conosce il proprio mestiere e si vede: il 4-4-2 proposto contro i sardi è un modulo che sa trasformarsi in base alle diverse fasi del match, che mostra compattezza e duttilità allo stesso tempo. L’inedita coppia d’attacco Palacio-Manaj funziona, così come il lavoro degli esterni Biabiany e Brozovic.
La partita pare inizialmente bloccata, ma non appena l’Inter sposta il baricentro in avanti costringendo il Cagliari a schiacciarsi, il match prende una precisa direzione. Dopo una prima occasione fallita (19′), Palacio si fa perdonare al 25′ infilando Cragno, al termine di una buona iniziativa di Juan Jesus. Medel è una diga insuperabile che impedisce a Joao Pedro di inserirsi tra le linee; in compenso, però, i sardi riescono a produrre qualcosina con la coppia avanzata Cerri-Giannetti, brava a impensierire Carrizo in un paio di circostanze.
Nel secondo tempo il Cagliari sfiora il pari con una zuccata di Pisacane, morta sul palo. L’Inter capisce che è il momento di chiudere i conti e si affida a Brozovic, il croato in stato di grazia: al 72′ arriva la replica della meraviglia di Udine, un destro a giro in fotocopia che si spegne all’incrocio sinistro della porta difesa da Cragno. Paganini non ripeteva, si usa dire; Epic Brozo sì, ripete eccome. Il centrocampista rischia anche la doppietta al minuto 81, ma è il legno a negargli la seconda gioia di serata. Sulla respinta però si butta Perisic che fa 3-0 e chiude la pratica.
Ora l’Inter attende la vincente della sfida tra Napoli e Verona, con la consapevolezza di essere in grande forma, sia mentale che fisica. Anche il +4 in Serie A sulle seconde è lì a ricordarlo.
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