Inter-Milan 3-2: Icardi show, tripletta sotto gli occhi di Milito
Di Emanuele SaccardoInter – Milan 3-2 (p.t. 1-0)
Icardi (I) 28′, 63′ e rig. 90′, Suso (M) 56′, Handanovic (I) aut. 80′
E pensare che la Curva Nord dell’Inter era in aperto conflitto con lui, con tanto di coreografia a chiedere esplicitamente una rete da dedicare allo zoccolo duro del tifo nerazzurro. E pensare che il c.t. dell’Argentina, Sampaoli, sin qui gli ha concesso le briciole sotto la propria gestione. E pensare che, ancora, c’è chi lo critica per una serie di ragioni che sfuggono ormai all’umana comprensione. La sostanza resta una: Mauro Icardi segna. Tanto. Da vero attaccante. Spacca le partite. Mette al sicuro punti e risultati. Soprattutto lo fa magari toccando pochi, a volte pochissimi palloni.
POCHI PALLONI, TANTA SOSTANZA – Lo ha fatto anche ieri sera nella splendida cornice di San Siro, vestito a festa per il derby numero 167 in Serie A della storia meneghina. Icardi lo ha fatto toccando appunto una manciata di palloni che si possono contare sulle dita di una sola mano. Forse in tutto cinque, tradotti in una tripletta sotto gli occhi non soltanto della Curva Nord – accontentata ben più di un’unica volta -, ma anche di Diego Milito, suo connazionale nonché eroe del Triplete interista, e ultimo attaccante nerazzurro a siglare un Hat trick in una stracittadina (maggio 2012). Proprio il Principe si è alzato in piedi a tributare il giusto omaggio al giovane bomber che, giova ricordarlo, ha soltanto 24 anni. E a nemmeno un quarto di secolo, Icardi ha già mandato a referto la bellezza di 90 gol in Serie A disputando 164 gare. Con la maglia dell’Inter i centri sono 87, divisi tra campionato e Coppe, spalmati su 154 incontri. Con la tripla di ieri, in stagione sono 9 in 8 gare.
Numeri pazzeschi per una punta vera, un numero 9 puro: dentro l’area piccola i palloni sono tutti suoi e con tocchi puliti o sporchi finiscono quasi sempre alle spalle del portiere avversario di turno. Ieri è toccato a Donnarumma, immobile e incolpevole sui primi due centri dell’argentino, spiazzato in occasione del rigore che ha definitivamente sancito il padrone attuale di Milano. Non soltanto i gol, per Icardi, ma anche tanta sostanza con – ribadiamo – pochi palloni giocati. Maurito ha avuto il merito di avviare l’azione del 2-1 (arrivato nel momento migliore del Milan) sradicando la sfera dai piedi di un addormentato Biglia, per poi difenderla e servire Perisic, fenomenale a liberarsi per il cross al bacio che Icardi ha tramutato in oro. Poi il preludio al rigore: il 9 interista rifinisce di tacco per Eder dopo un contropiede da manuale di Vecino (in stile Gerrard, ndr), con Rodriguez che rintuzza in corner, quello da cui arriverà il fallo dello stesso esterno rossonero su D’Ambrosio.
ANIMA DEL PROGETTO SPALLETTI – Insomma, l’anima di questa Inter è lui, Mauro Icardi. Il terminale perfetto del gioco ‘sporco’ di Spalletti, bravo a indirizzare la filosofia dei suoi verso le manovre con gli esterni (Candreva e Perisic sono stati spaziali), passando dalla sapienza di Borja Valero e dalle folate offensive e difensive di Vecino. Senza dimenticare il muro Handanovic che, nonostante la rocambolesca autorete del provvisorio 2-2, ha parato il parabile nei momenti chiave del match. Chiedere a Bonaventura per conferma. Il derby, si sa, di scontato non ha mai avuto nulla: fino a ieri l’Inter non aveva ancora subìto reti nei secondi tempi, mentre il Milan non aveva ancora recuperato dopo uno svantaggio. Sarebbe anche potuta finire con il terzo 2-2 consecutivo (tre pari di fila non si vedono a Milano dal 1937), ma l’ingenuità di Rodriguez e il peso specifico di Icardi hanno fatto il resto. Ora Spalletti, dall’alto di un secondo posto a sole due lunghezze dal Napoli, può preparare lo scontro diretto del 21 ottobre con grande fiducia. Sulla sponda opposta del Naviglio, invece, Montella deve interrogarsi sul perché di quattro k.o. in otto gare. La Champions per il Milan è già lontana, e 10 punti dall’Inter non sono una bugia.
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