Messi-Neymar-Suarez imprendibili, riscatto Quaresma
Di Emanuele SaccardoQuelli che hanno “fame” di successo li riconosci sempre, indipendentemente da carta d’identità e palmarès. Prendi ad esempio il Barcellona e il Porto, due realtà attualmente quasi agli antipodi, due bacheche su cui lo spazio per altri trofei internazionali è differente; eppure hanno in comune una caratteristica assai peculiare: la fame, appunto. I blaugrana degli assatanati Messi, Neymar e Suarez danno una lezione bruciante a chi studia da grande ma ancora lo è soltanto nel bugdet, cioè il Psg, i portoghesi fanno la festa al Bayern, arrivato al Do Dragao con la presunzione che di solito fa fare scivoloni dolorosi. Regola ampiamente confermata da Quaresma e soci.
18′ Neymar, 67′ e 79′ Suarez (B), 82′ Van der Wiel (P)
Diciamo subito che Blanc aveva i suoi buoni alibi: le pesanti assenze di Verratti, Thiago Motta e Ibrahimovic non sono certo un dettaglio. Se poi ci aggiungi l’incognita David Luiz, partito dalla panchina e reduce da un misterioso viaggio curativo in Russia, il quadro assume contorni più nitidi. Mettici pure che il brasiliano in forma precaria è costretto a sostituire un altro brasiliano dopo nemmeno venti minuti: la tegola sul Psg ha il profilo di Thiago Silva, uscito subito dopo il vantaggio siglato da Neymar per un problema muscolare. Ultimo ingrediente: la straripante condizione del Barcellona e di quei tre che ha là davanti.
Vero che il Psg poteva e doveva fare di più, da anni insegue la certificazione sul campo di una maturità europea fino ad ora espressa soltanto a parole e sino ai quarti di Champions. Ma con le premesse di cui sopra, è oggettivamente difficile venirne a capo. Il Barcellona è ancora roba di Messi: la pulce argentina non ha la pancia piena, dispensa mal di testa ai diretti marcatori cui non basterebbe un posto di blocco per fermarlo; per “Leo il Grande” una prova monstre, condita da un palo che ancora trema e un assist da geometra per O’Ney.
Intorno a lui gira tutto alla perfezione, da una difesa che non regala praticamente niente (eccettuato il gol di Van der Wiel, frutto di una fortuita deviazione di Mathieu) passando per un centrocampo sempre sulla cresta dell’onda (Iniesta – uscito malconcio – e Busquets sembrano a tratti dei ragazzini con tutta la vita davanti), giungendo a Suarez e Neymar.
Se con il principino brasiliano Messi ha qualcosa da ridire ogni tanto, con l’uruguaiano l’intesa è da storia d’amore. Suarez ha avuto il merito di sapersi imporre in un meccanismo già consolidato e disseminato di campioni; ieri, poi, ha dimostrato perché i catalani decisero di puntare su di lui: una doppietta splendida, da attaccante potente, tecnico, mai domo, balisticamente ineccepibile. Il povero David Luiz, vittima di due tunnel in occasione delle reti di Suarez, potrebbe finire in analisi. Con la qualificazione praticamente in ghiaccio, Luis Enrique può serenamente pensare a cementare il vantaggio sul Real nella Liga.
3′ rig. e 10′ Quaresma (P), 28′ Thiago Alcantara (B), 64′ Jackson Martinez (P)
Da un gruppo di catalani che festeggiano, si passa ad un catalano solitario che mastica amaro. Pep Guardiola, pluridecorato tecnico del Bayern Monaco, in Portogallo cade rovinosamente e, forse, irreparabilmente. Il 3-1 inaspettato con il quale il Porto ha regolato i panzer bavaresi, è specchio della spocchia tedesca vista al Do Dragao: Guardiola avrà pur dispensato prudenza, avrà certo predicato umiltà, poi però in campo ci vanno gli altri e se Alonso, Dante e Boateng giocano a “noi siamo il Bayern, voi chi siete?”, è logico che qualcosa vada storto.
La supponenza teutonica si traduce in una sconfitta pesante che mina in partenza il discorso in ottica semifinali. Il Porto non ha nulla da perdere e si vede: pressing alto da subito, un rigore guadagnato proprio per questo, un Quaresma freddo dal dischetto e gelido anche pochi minuti dopo, quando strappa la palla a Dante e infila per la seconda volta l’incredulo Neuer. Do Dragao in delirio, il Trivela in trionfo (chissà cosa penseranno Mourinho e gli interisti…).
Diciamo che anche Guardiola un alibi ce l’ha: non avere a disposizione Robben e Ribery pesicchia eccome. Tuttavia un gruppo avvezzo al successo e a partite delicate di un certo spessore, non può sfaldarsi alla prima vera difficoltà stagionale, ai primi veri dieci minuti da incubo. Il limite bavarese è emerso prepotente: se comanda le operazioni, non esiste avversario che possa frenare l’impeto del Bayern; ma se viene messo alle corde dalla veemenza di un pressing asfissiante, va in fantozziana confusione.
Alcantara riapre il match e lascia uno spiraglio in ottica Allianz (la rete in trasferta è sempre un tesoretto importante), Martinez però scrive la parola fine nella ripresa quando sfrutta la terza “torta” della difesa tedesca – di Boateng in particolare – e fredda Neuer. Poteva andare peggio se il Numero Uno tedesco non avesse sventato il tentativo di autorete dello stesso Boateng, sfoderando una parata da Pallone d’Oro. Il Porto continua a sognare, il Bayern inizia ad avere l’insonnia. Tra una settimana sapremo chi avrà riposato meglio.
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