Beffa Lotito: grandi Cesena e Parma, piccole Juve e Roma
Di Emanuele SaccardoNon c’è pace per il nostro Paese, figurarsi per il nostro calcio. Nella settimana più rovente di questo primo scorcio di 2015, tra polemiche e conti da ripianare, in mezzo a registrazioni telefoniche e possibili messe in mora, il campionato ha regalato qualche beffarda sorpresa. Tiri mancini del destino, forse indirizzati a Claudio Lotito.
Il patron della Lazio, sospettato di aver fatto pressioni intimidatorie sul d.g. dell’Ischia, Pino Iodice, per ridare fiducia al Presidente della Lega Pro, Mario Macalli, nella registrazione della telefonata fatta dallo stesso Iodice si era lasciato andare a commenti tutt’altro che “istituzionali”. Secondo Lotito, in riferimento a colloqui avuti con Abodi (Presidente della Lega di Serie B), le squadre cosiddette “piccole”, con poco appeal televisivo, non possono salire nella massima categoria perché causerebbero un danno economico alle presunte “grandi”.
Parma e Cesena forse si sono sentite toccate sul vivo e hanno voluto solidarizzare con la corregionale Carpi, autentica rivelazione del campionato cadetto e sotto il tiro sarcastico del numero uno biancoceleste. Il risultato è stato un moto di orgoglio capace di mettere i bastoni tra le ruote a due Big come Juventus e Roma. I ducali, a secco di punti dal 6 gennaio (vittoria sulla Fiorentina) e in attesa di capire se oggi il nuovo presidente Manenti liquiderà gli stipendi arretrati per evitare la messa in mora del club, sono riusciti nell’impresa di stoppare i giallorossi di Garcia sullo 0-0, all’Olimpico per giunta.
Una società sull’orlo del fallimento che blocca la seconda della classe: di per sé potrebbe sembrare una notizia sensazionale, peccato però che di questi tempi Garcia & C. facciano una fatica dell’inferno per trovare continuità e restare aggrappati a un ormai sbiadito sogno scudetto. In casa la Roma non vince dal 30 novembre (4-2 all’Inter) e nelle ultime 10 gare complessive ha inanellato 7 pareggi. Le tre vittorie sono maturate lontano dalla Capitale, sintomo che il disamore e la disillusione del popolo romanista c’entrino con il calo di rendimento della squadra. Di sicuro non ha aiutato ieri l’impiego di Gervinho e Doumbia, i due ivoriani ancora ebbri del trionfo in Nazionale in Coppa d’Africa.
Ma non è tutto perduto se si considera la serataccia in cui è incappata la “grande” Juventus. A Cesena, in uno stadio meravigliosamente pieno in stile britannico, la penultima della Serie A ha costretto i pluricampioni d’Italia ad un pareggio sofferto e come sempre condito dalle consuete polemiche sull’arbitraggio. Il 2-2 finale è specchio dell’orgoglio romagnolo, della giornata no di Pirlo, di un rigore dato alla Juve e fallito da Vidal, di un sospetto penalty negato ai padroni di casa. Allegri si rammarica per non aver sfruttato l’inciampo della principale antagonista del torneo: andare a +9 prima del delicatissimo ottavo di Champions contro il Borussia Dortmund, sarebbe stata una bella iniezione di fiducia.
Alle spalle delle nobili decadute in una domenica storta, altre presunte grandi segnano il passo. Al di là del Napoli, liquidato dalla premiata ditta Iachini-Dybala nell’anticipo di Palermo (3-1 per i padroni di casa) e comunque protagonista di un trend più che positivo nell’anno nuovo, il Milan continua nella sua discesa verso gli inferi. 30 punti in 23 giornate, 5 nelle ultime 7: nell’era Berlusconi mai nessun allenatore ha raccolto così poco quanto Inzaghi. Peggio dei rossoneri ha fatto soltanto il Parma (4 punti con le stesse partite disputate); Cesena, Cagliari, Atalanta e Chievo hanno raccolto 8 punti dalla Befana in poi. Dimostrazione ennesima che Lotito, forse, si sbaglia. San Siro mezzo vuoto, classifica indecorosa: questo è il Milan del presente, tutt’altro che appetibile per investitori e canali Tv.
Sull’altra sponda del Naviglio tira un’aria differente: la seconda vittoria consecutiva dell’Inter porta in dote qualche certezza in più rispetto al recente passato. La difesa non pare un colabrodo (una rete subita in 180′), la fase offensiva e realizzativa (7 reti in due matches) è da encomiare anche senza l’impiego dell’indisposto Icardi. Il Mancio può contare sul redivivo Palacio, sulla verve di Shaqiri e soprattutto sul più prezioso acquisto stagionale nerazzurro: Fredy Guarin. Con la sontuosa doppietta di Bergamo, il colombiano sale a quota 5 reti stagionali, confermando che il cambio di posizione imposto da Mancini e la fiducia costante sono benzina fondamentale.
In attesa del derby della Lanterna programmato per il prossimo turno, un derby di alta quota per due club appaiati in classifica e dal passato glorioso (più a tinte rossoblu che blucerchiate, ndr), i pochi sopravvissuti estimatori del nostro calcio possono interrogarsi anche su altre realtà pallonare rivelatesi di ottimo livello: il virtuoso modello del Sassuolo su tutti. Nella gara persa sabato contro la Fiorentina, i neroverdi targati Di Francesco hanno schierato 11 giocatori italiani dal primo minuto, 14 in tutto considerando le sostituzioni. A nostro modo di vedere è questo che significa essere “grandi”, diritti Tv o non diritti Tv. Chissà che Lotito non sappia cambiare idea.
RISULTATI 23° TURNO SERIE A:
Sassuolo-Fiorentina 1-3, Palermo-Napoli 3-1 (giocate sabato), Milan-Empoli 1-1, Atalanta-Inter 1-4, Genoa-Verona 5-2, Udinese-Lazio 0-1, Roma-Parma 0-0, Torino-Cagliari 1-1, Chievo-Sampdoria 2-1, Cesena-Juventus 2-2.
CLASSIFICA:
Juventus 54, Roma 47, Napoli 42, Fiorentina 38, Lazio 37, Sampdoria e Genoa 35, Palermo 33, Torino e Inter 32, Milan 30, Sassuolo 29, Udinese 28, Chievo, Empoli e Verona 24, Atalanta 23, Cagliari 20, Cesena 16, Parma 10.
PROSSIMO TURNO (20,21,22,23 febbraio):
Juventus-Atalanta, Sampdoria-Genoa, Lazio-Palermo, Milan-Cesena, Parma-Udinese, Verona-Roma, Empoli-Chievo, Fiorentina-Torino, Napoli-Sassuolo, Cagliari-Inter.
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