Torres-Giovinco, il riscatto degli “emarginati”

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Torres-GiovincoJuventus – Verona 6-1 (p.t. 3-0)

6′ e 46′ Giovinco (J), 21′ Pereyra (J), 53′ Pogba (J), 57′ Nenè (V), 63′ rig. Morata (J), 79′ Coman (J)

Real Madrid – Atletico Madrid 2-2 (and. 0-2, tot. 2-4)

1′ e 46′ Torres (A), 20′ Ramos (R), 54′ Cristiano Ronaldo (R)

Una doppietta a testa nella medesima serata, la rinascita nella stessa Coppa (quella nazionale) che vale i quarti di finale per Juventus e Atletico Madrid, e un recente passato giocato sul filo di luce (poca, pochissima) e ombra (tanta, troppa). I punti in comune tra Fernando Torres e Sebastian Giovinco finiscono qui, eppure bastano per accendere nuove voci sul mercato e far imbronciare qualche tifoso – soprattutto del Milan.

Non sono facili da inquadrare, la Formica Atomica e il Niño. L’uno perennemente ombroso, l’altro con un mezzo sorriso sardonico stampato in faccia anche nei momenti di carestia sotto porta. Parlano poco fuori dal campo, faticano spesso a trovare le parole anche sul terreno di gioco; parole che per Torres declinano in prestazioni spesso abuliche, tante panchine e molte tribune. Guardandolo con la maglia del Milan (come del resto anche con quella del Chelsea) si aveva la sensazione che fosse diventato progressivamente sempre più lento e macchinoso, lontano parente del ragazzo capace di incantare il Calderon prima e Anfield poi, con i colori dell’Atletico Madrid e del Liverpool. Ci sono voluti 8 anni per rivederlo con la casacca dei Colchoneros e lui ha risposto con una doppietta che certifica l’ennesima eliminazione del Real di Ancelotti in Copa del Rey per mano dei rivali cittadini.

In 46′ minuti netti ha segnato il doppio che nelle 9 gare da milanista: un solo acuto a Empoli, datato 23 settembre, che non aveva minimamente scalfito lo scetticismo della tifoseria riguardo la necessità reale del suo acquisto. E, infatti, tre mesi più tardi si è consumato il divorzio meno doloroso della storia rossonera. In fondo c’è Pazzini, no? La prima punta che vede e sente la porta Inzaghi ce l’ha già, deve soltanto farla giocare. Via Torres e dentro Cerci, in arrivo proprio dal club allenato da Simeone dove Fernando torna per provare a smentire quelli che già lo considerano bollito. Ora, chiariamoci: non basta una gara per tirare le somme, ma se hai vinto un Europeo e un Mondiale con la Spagna e una Champions con il Chelsea, proprio scarso non sei (571 gare e 221 reti diranno pur qualcosa). Forse gli mancava solo l’aria di casa, ecco tutto. Ed ecco che, dopo la doppietta del bentornato a Madrid, il milanista doc Federico Buffa ironizza su Twitter: “Al Milan servirebbe uno come Torres.”

Chissà se qualche tweet simile è stato postato per Giovinco. Lui a casa c’è già, è torinese (con una quota di sicilianità nel sangue) e juventino della prima ora. Ma come sempre è in bilico, anche oggi. Nonostante la doppietta rifilata all’assente ingiustificato Verona, nonostante abbia sempre guizzato quando chiamato in causa – a differenza del Niño – Sebastian è ancora sulla lista dei partenti. Unica concessione alla prestazione e agli applausi ricevuti ieri: non partirà a gennaio (forse) ma a giugno (sicuramente?). Quando si parla di Giovinco i punti di domanda sono obbligatori. Spedito a Parma perché “reo” di sentirsi l’erede di Del Piero, richiamato da Conte che lo adotta ma gli dà poco spazio, il ragazzo non trova mai la continuità messa in campo sia con l’Empoli che proprio in gialloblu.

E poi c’è sempre quel equivoco nato intorno al ruolo: il fisico dice trequartista (e anche le vecchie abitudini dei suoi primi allenatori), la testa di Conte e Allegri dice invece punta. Tanto la Juventus del tecnico pugliese quanto quella di Max non sono nate prevedendo l’impiego di un regista avanzato – pensa a tutto Pirlo dalle retrovie. E allora dove lo piazziamo? In attacco, appunto. Ma se là davanti la concorrenza ha i profili di Tevez, Llorente, Coman e Morata, trovare spazio diventa un miracolo. Gol, poi, Giovinco non ne ha mai realizzati a pacchi: in 131 gettoni in bianconero ne ha messi insieme soltanto 20 (globalmente in carriera 49 in 239 gare). Anche i numeri dicono trequartista. Intanto il pubblico dello Stadium continua ad amarlo e odiarlo, ad applaudirlo e fischiarlo, in un’alternanza più in pendenza verso il dissenso che la Formica ha sempre faticato a digerire.

Menomale che esistono le coppe nazionali. Attraverso esse Torres e Giovinco possono ancora dire la loro e, magari, raccogliere qualche consenso in più. Prima di tutto da parte di Simeone e Allegri.

 


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