Caro Capello, prima di iniziare, carezzi la fortuna. Sacchi insegna
Di francescoPer vincere con una squadra di club, un allenatore deve avere una discreta dose di fortuna. Prendiamo Arrigo Sacchi. Il primo anno, esce subito dalla coppa Uefa. Schiera Maldini centrale per far posto a Bianchi. Dice a Baresi che deve fare i movimenti di Signorini. Alla seconda giornata di campionato perde 2-0 in casa con la Fiorentina. Poi, ecco la signora fortuna. Un presidente, Berlusconi, che non ragiona in modo isterico e insiste su di lui, anche se tutti son convinti che Sacchi non arrivi a mangiare il panettone. E poi il Napoli che nelle ultime giornate di campionato ha uno strano crollo: molti parlano di totonero (Napoli vincente avrebbe messo in ginocchio la camorra: tutta la città aveva scommesso sul tricolore…). L’anno successivo, a Belgrado, il Milan è fuori dalla coppa Campioni. Ma ecco spuntare la nebbia, la ripetizione della partita e le due coppe del Milan. Che mai e poi mai le avrebbe vinte, giacché l’anno successivo e quello dopo ancora il Milan non vincerà il campionato.
Scusate la lunga premessa. Arrivo a Capello. Il dopo-Sacchi vede una squadra composta da fenomeni italiani, olandesi e di tutto il mondo. Vince tanto (in Italia).
Va alla Roma a cavallo del Giubileo: guardacaso, in quei due anni vincono Lazio e Roma…
Al Real Madrid, altri due scudetti a distanza di anni. Be’, veramente gli obiettivi erano la Champions, comunque…
Adesso allenerà in Inghilterra. Se un allenatore di club ha bisogno di un po’ di fortuna, quanta dea bendata deve sospingere il commissario tecnico di una Nazionale? Tantissima. Si deve arrivare in forma nelle 5 partite decisive di una competizione.
Buona fortuna. La bravura, caro Capello, conterà al massimo per un 30%: non di più.
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