Arrigo Sacchi traccia un bilancio sulla situazione della Nazionale azzurra

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Intercettato dai microfoni di Premium Sport, Arrigo Sacchi, ex c.t. della Nazionale italiana dal 1991 al 1996, ha tracciato un bilancio sulla gestione Ventura, parlando della bruciante eliminazione avvenuta al cospetto della Svezia, sollevando più di qualche perplessità sullo stato di salute del calcio di casa nostra. Il tecnico di Fusignano, mente illuminata dal passato professionale trionfante e di primissimo livello in ambito internazionale, nella sua carriera da c.t. può annoverare con orgoglio un secondo posto ottenuto con l’Italia nei Mondiali di USA ’94, risultato che tutt’ora resta tra i migliori raggiunti nella storia recente, fatta eccezione per il clamoroso successo avvenuto in Germania nel 2006. Parlando delle scelte di formazione attuate da Ventura, l’ex allenatore vincente del Milan ha espresso in questi termini il suo giudizio: “Se è stata la formazione giusta? La formazione giusta è figlia di tante valutazioni e diciamo che se mancano tutte queste componenti rischi di essere anche sfortunato”. Spostando l’attenzione sul mancato utilizzo di Insigne, il quale è stato relegato in panchina per gli interi 95 minuti durante la sfida di San Siro, mentre a Solna venne inserito nella ripresa, al posto di Verratti, nell’insolito ruolo di mezzala, questo il pensiero di Arrigo Sacchi: “Insigne? L’Italia ha un problema culturale: consideriamo individuale quello che è invece uno sport di squadra”. Per quanto riguarda l’operato di Giampiero Ventura alla guida della Nazionale italiana, esprime una valutazione su ciò che è stata la sua carriera, senza interferire sul lavoro svolto in questi quattordici mesi e sulle intenzioni che ha voluto trasmettere al gruppo: “I fischi sono figli del risultato perché si giudica quello e non il lavoro: non si può mettere in discussione una lunga carriera che è stata di buon livello. Certo, non un livello eccelso”. Su come debba essere il nuovo percorso azzurro e su quali aspetti bisognerà puntare affinché il calcio italiano torni a splendere a livello internazionale, questa è la ricetta suggerita da Arrigo Sacchi: “In queste situazioni si cerca sempre il capro espiatorio: ci mettiamo a posto la coscienza allontanando il singolo. Ma non è mai il singolo a determinare i risultati”. Affermazione che lascia intendere chiaramente che Giampiero Ventura sarà inevitabilmente il primo a pagare il prezzo più salato per questa disfatta epocale, ma a suo avviso occorrerà una nuova politica gestionale del calcio a partire dai settori giovanili dei vari club, ripartendo dal basso, riorganizzando il tutto con l’obiettivo di dare spazio e ossigeno al made in Italy, da molti anni dimenticato, in quanto si è preferito inseguire la logica del business, dei risultati ad ogni costo, prediligendo l’arrivo in massa di molti calciatori stranieri a discapito del prodotto di casa nostra. Infine su chi possa essere il miglior sostituto di Ventura, considerando che da giorni circolino i nomi di Ancelotti, Mancini, Spalletti e Allegri, quali possibili successori, Sacchi non ha dubbi ed esclama: “Ancelotti è un grande, ma vogliamo aiutarlo? Allora dobbiamo fare molte cose diversamente da come le abbiamo fatte fino ad adesso”. Pensieri di un allenatore pluripremiato nella sua straordinaria carriera, in grado, a cavallo tra la fine degli anni ’80 e gli inizi degli anni ’90, di conquistare con il Milan un campionato, una Supercoppa Italiana, due Coppe dei Campioni, due Supercoppe Europee e due Coppe Intercontinentali. Un allenatore che ha scritto pagine indimenticabili nella storia del calcio, apportando una nuova filosofia che ha tracciato un’epoca. Occorrerà ripartire da queste valutazioni chiare e significative per non ammirare, mai più, un’Italia mestamente ai margini del calcio che conta.


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