Europa League: crollano Napoli e Fiorentina, niente finale

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Varsavia sembrava lì, a pochi passi, a pochi metri. Almeno per il Napoli, alla luce di quanto fatto vedere nei quarti di finale contro il Wolfsburg e in virtù della storia calcistica del Dnipro; meno per la Fiorentina, che al sorteggio delle semifinali sapeva di aver pescato quanto di peggio esistesse, ovvero sia quel Siviglia campione uscente capace di sollevare la Coppa Uefa tre volte negli ultimi dieci anni (due delle quali consecutive). Benitez ci credeva, Montella ci sperava. Ma Varsavia resta e resterà lì, soltanto più distante, irraggiungibile. Niente derby italiano all’ultimo atto, niente derby incrociato Italia-Spagna tra Europa e Champions League. Soltanto veleni che da Kiev rimbalzano e incontrano quelli di Firenze.

SeleznyovDnipro – Napoli 1-0 (and. 1-1, tot. 2-1, qual. Dnipro)

58′ Seleznyov (D)

Le premesse perché si potesse assistere a una gara epica c’erano tutte: stadio via via esaurito, pioggia a mano a mano sempre più forte e incessante, una posta in palio da sogno: staccare il pass per la finale di Europa League e tentare di vincerla per entrare di diritto nel gotha della Champions. Quale calciatore non vorrebbe scendere sul campo in una serata così? Forse Higuain, che già nel match di andata si era visto negare la gioia del gol dalla sua imprecisione e dallo stato di grazia del portiere ucraino Boyko. Il Pipita paga forse le scorie della gara contro il Dnipro al San Paolo, ma anche quelle di Parma, perché le sue presunte frasi ingiuriose nei confronti dei ducali hanno avuto un’eco ampia.

Nervosismo serpeggiante, considerando soprattutto un dettaglio di non poco conto: il Napoli si sente derubato di qualcosa per via di quella rete in doppio fuorigioco convalidata sette giorni fa a Seleznyov, una rete che si rivelerà fondamentale per la storica qualificazione del Dnipro alla sua prima finale europea. Il Napoli ci prova comunque, sa che basterebbe un gol per spostare tutti gli equilibri, soprattutto psicologici. Ma Boyko conferma di avere un conto aperto con Higuain e non gliene fa passare una, in più il Dnipro non accenna ad aspettare l’avversario, anzi, è sin da principio molto aggressivo.

Nella crescente confusione e difficoltà del controllo di palla per via della pioggia battente, Napoli e Dnipro sembrano non riuscire a scardinare lo 0-0 che, in ogni caso, serve soltanto ai padroni di casa. Seleznyov, ancora lui, decide di cambiare le carte in tavola al minuto 58: sugli sviluppi di un cross di Konoplyanka dalla sinistra, salta alle spalle di Britos e, indietreggiando, colpisce di testa in torsione mandando la sfera alle spalle dell’attonito Andujar. Bel gol, niente da dire… a parte che, come al San Paolo, ci sarebbe da far notare una rilevante irregolarità: per esempio la mano destra dell’ucraino che strattona la maglia di Britos, e la sinistra che gli afferra il colletto. Va bene, anche il difensore azzurro prova a “sentire” l’attaccante tenendogli un braccio sulla schiena, però…

Polemiche a parte, a nulla servono gli ingressi dello sgusciante Mertens (migliore in campo) e dell’impotente Hamsik, alla cinquantesima in Europa con la maglia del Napoli. Il risultato non cambia, anzi, potrebbe andare peggio se la traversa non salvasse nel recupero Andujar. Benitez mastica amaro, gongolano giocatori e tifosi del Dnipro.

Ilicic-FernandezFiorentina – Siviglia 0-2 (and. 0-3, tot. 0-5, qual. Siviglia)

22′ Bacca (S), 27′ Carriço (S)

Centottanta minuti. Cinque reti subite. Nessun gol segnato. Tante occasioni a favore – persino un rigore fallito da Ilicic – e la sensazione che qualche interprete della Fiorentina sia così appannato da sembrare a fine corsa. Fischi ingiuriosi a fine partita da parte di un pubblico che Montella definisce senza mezzi termini “ingrato”. Amarezza, zero titoli, magari una rivoluzione in vista. Se arrivi a doverti giocare una stagione e finisce in questo modo, vuol dire che un ribaltone interno, forse, è necessario. La Fiorentina non può più vivacchiare, deve guardarsi allo specchio e cercare di crescere ancora. Come?

Innanzitutto guardando a ciò che Montella, la società e i giocatori hanno saputo dare nelle ultime tre stagioni. Quarti di finale lo scorso anno contro la Juventus, semifinale adesso contro il Siviglia, appena cinque gare continentali perse in tre campagne fuori confine. Per progredire è giusto riconoscersi anche qualche merito, giusto le fondamenta solide sulle quali edificare il nuovo. Però, al contempo, è necessario non dimenticare che Gomez (rimasto a scaldarsi per tutto il secondo tempo senza poi entrare) e Pizarro (uscito in lacrime) forse non ne hanno più. Non necessariamente in generale, forse la benzina finita è quella con la maglia della Fiorentina.

E poi: Basanta non sembra il perno sul quale costruire la difesa del futuro, l’intristito e irascibile Neto è ormai promesso sposo della Juventus (anche se i bianconeri lo lasceranno in prestito ancora una stagione), Montella stesso si è sfogato in modo tale da far pensare che tra lui e i Della Valle si consumerà presto il divorzio. Insomma, tra luci e ombre la manita del Siviglia fa male, ma farà anche crescere. In un modo o nell’altro.

 


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