Juve di rigore con Vidal, pari infuocato nel derby di Madrid
Di Emanuele SaccardoC’è chi si scrolla di dosso qualche dubbio e un po’ di torpore, c’è chi invece resta in parte ostaggio di timori tignosi. Il primo round dei quarti di finale della Champions League 2014/2015 ha innanzitutto detto questo: la Juventus, in particolare il suo smarrito condottiero Arturo Vidal, è riuscita ad aggiudicarsi l’andata contro il Monaco vincendo i propri demoni prima che la gara. Il Real Madrid campione in carica, al contrario, non c’è l’ha fatta ad aver ragione della bestia nera Atletico: contro i cugini, Don Carlo è ancora a bocca asciutta in questa stagione e l’acume tattico/psicologico di Simeone rischierà al Bernabeu di giocargli un brutto scherzo.
Juventus – Monaco 1-0 (rig. 57′ Vidal)
Allegri, sempre più saggio e lungimirante, aveva messo in guardia tutti: “Non siamo i favoriti, il Monaco è una squadra temibile, forte e organizzata.” Come sempre i suoi hanno recepito il messaggio e, nonostante un inizio gara favorevole ai monegaschi, sono riusciti a riprendere in mano le sorti di un match complicato. Pronti via e sono gli ospiti a soverchiare la Juventus, soprattutto perché i bianconeri sembrano imbrigliati dall’ansia d’essere i favoriti (aspetto confermato nel post gara da Evra).
Il Monaco ha nelle ripartenze la sua arma letale, Vidal e soci lo sanno ma hanno troppa fretta di arrivare sotto porta, così sbagliano più del dovuto in fase di costruzione e regalano palloni elementari alla squadra di Jardim. Solo un grande Buffon può metterci più di una pezza e tenere dritta la barra. Passata la paura, la Juventus riordina i pensieri; fa di necessità virtù (la forma fisica di molti, Tevez in testa, non è delle migliori) e inizia a macinare occasioni, sebbene con scarsa lucidità.
Ma il lavoro paga e nella ripresa arriva il sospirato gol scaccia-pensieri: Carvalho stende Morata (il migliore della Juve) pochi centimetri fuori area, tuttavia l’arbitro decreta il rigore perché il fallo – a suo dire – si concretizza all’interno degli ultimi sedici metri. Esplode la furia di Jardim e dell’italianissimo capitan Raggi, ma in verità il direttore di gara sbaglia anche a favore del Monaco: Carvalho era ultimo uomo, per lui però arriva solo un giallo.
Accantonate le proteste, Tevez lascia la palla più importante dell’anno a Vidal: l’Apache capisce che il cileno ha bisogno di svoltare, sente che quel penalty può restituire fiducia al compagno di squadra. Così è, perché Vidal non sbaglia: tiro velenoso e potente alla destra di Subasic e primo centro in Champions in questa edizione. Nell’ultima mezz’ora i padroni di casa non riescono a trovare il gol della virtuale tranquillità, rischiano qualcosa su un colpo di testa di Berbatov ma portano a casa il match. Al Louis II sarà dura, tuttavia il saggio e lungimirante Allegri saprà come abbozzare un’idea di capolavoro. La semifinale non è un’utopia.
Atletico Madrid – Real Madrid 0-0
Dalla notte magica del Da Luz di quasi un anno fa, il Real Madrid non è più riuscito a venire a capo dei concittadini in biancorosso. Quasi che la Decima sia stata una maledizione nascosta nell’appagamento di un’ossessione. Non certo per Ancelotti, che alle finali e a pesanti pressioni è abituato (e che non pare avere alcuna ossessione in agenda), quanto per lo spogliatoio blanco. Da Casillas a Ramos, due dei senatori di lunghissimo corso, la finale della passata edizione ha forse rappresentato il punto più alto della carriera al Real: dalla serata portoghese l’Atletico ha incrociato la strada delle Merengues ben 7 volte, Ronaldo e soci non hanno mai centrato la vittoria.
Inclusa la gara di ieri del Vicente Calderòn: un primo tempo di rara intensità da parte dei campioni d’Europa sembrava far presagire un’inversione nelle tendenze stagionali, invece uno strepitoso Oblak (portiere sloveno classe ’93 cui Simeone sta regalando grande fiducia) stoppa a ripetizione le velleità di Rodriguez e Bale. Nella prima frazione il Real Madrid ha 6 occasioni da rete, ma è un nulla di fatto.
Nella ripresa gli uomini di Ancelotti calano fisicamente – e non è una novità – lasciando all’Atletico il pallino del gioco. Simeone legge bene il match e, quando una gomitata fortuita di Ramos trasforma Mandzukic in una maschera di sangue, capisce che bisogna buttarla sul piano fisico per tenere lo 0-0. Il calcio si trasforma in una corrida e il Real innervosito rischia anche di subire la beffa, quando la rovesciata di Mario Suarez fa venire i brividi a Casillas.
Pari e patta, dunque. Le statistiche dicono che quando Simeone blinda il pareggio in casa e senza prendere gol, passa il turno. Sarà, Ancelotti comunque non trema ma dovrà tenere altissima la serenità dei suoi in vista della delicata sfida in programma al Santiago Bernabeu.
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