Barcellona: San Valentino amaro, il Psg dà lezioni di calcio
Di Emanuele SaccardoPsg – Barcellona 4-0 (2-0)
18′ e 55′ Di Maria, 40′ Draxler, 71′ Cavani
Parigi, la città delle luci e dell’amore per eccellenza, nella serata degli innamorati per antonomasia, ha vissuto novanta minuti di pura estasi. Parafrasando un verso di una famosa canzone di Roberto Vecchioni, forse non lo sapete ma anche questo è amore. Il 4-0 con cui il Psg ha schiantato il Barcellona è stato puro godimento tanto per i tifosi interessati quanto per ogni amante del calcio che si rispetti.
Quasi impossibile prevedere uno strapotere come quello che il Psg ha messo in campo contro i blaugrana, apparsi molli, impotenti, sintonizzati su frequenze inadatte ad un ottavo di Champions League. Troppa fame di rivincita (2013 e 2015 furono fatali ai parigini, nei quarti, contro il Barça) di fronte alla pancia piena di tanti interpreti del calcio catalano, almeno in apparenza. Forse è tutto qui il capolavoro di Emery.
O forse no. Perché dietro al poker del Psg c’è di base una condizione atletica straripante che va ad unirsi al talento e all’attenzione per i dettagli. Essere sul pezzo, insomma, è il piatto forte dell’ex tecnico del Siviglia, che pure in Andalusia aveva ampiamente dimostrato (e con un parco giocatori nettamente inferiore) di amare le serate di Coppa. Già, il concetto di amore torna sempre. Sarà stato il 14 febbraio, ma non ci togliamo dalla testa e dal cuore quello che abbiamo provato guardando giocare la squadra di casa.
Perfezione o giù di lì. Uno spartito interpretato alla perfezione da cima a fondo, dall’inizio alla fine, in ogni zona del campo. La difesa del Psg blindata, l’attacco devastante nelle ripartenze e là in mezzo un centrocampo da sogno per intensità, intelligenza, reattività e capacità di guidare senza sbavature entrambe le fasi di gioco. Verratti, Rabiot e Matuidi erano indemoniati: subito pronti ad aggredire i portatori di palla avversari leggendone in anticipo movimenti e linee di passaggio, subito pronti a far partire l’azione offensiva con la semplicità di due tocchi in verticale.
E poi Di Maria. Forse il giocatore del Psg con più sete di rivincita: scaricato tre anni fa dal Real Madrid, apparente capolavoro incompiuto per diverse ragioni, al Parco dei Principi, nella serata dell’amore, ha fatto stropicciare gli occhi ai 50.000 sugli spalti (oltre agli svariati milioni davanti alla televisione): una doppietta letale e meravigliosa, una punizione a giro perfetta – con un minimo di complicità della barriera blaugrana – e un mancino all’incrocio di rara bellezza, specie per il movimento a liberare la conclusione.
Nel mezzo la rete del 2-0 firmata Draxler, regalo di Natale per Emery. L’esterno ex Wolfsburg, sogno proibito della Juventus, è approdato a Parigi da una quarantina di giorni e ha già timbrato il cartellino all’esordio, con la nuova maglia, in tutte le competizioni: in Coppa di Francia contro il Bastia, in Ligue 1 decidendo la sfida con il Rennes e appunto ieri sera, perfettamente imbeccato da Verratti. In coda, poi, gioia anche per Cavani, autore del definitivo 4-0.
La delusione di Luis Enrique, tecnico del Barcellona, era ed è palese. La stampa iberica lo ha travolto, i media in generale mettono in discussione il suo lavoro, considerato da qualcuno già al capolinea. Lui chiosa che non è il caso di estremizzare, che una serata tanto brutta è difficile da replicare. Vero, il Barça ha vissuto poche nottate da incubo del genere, negli ultimi 10 anni. Però il sospetto che qualche illustre giocatore dei catalani sia a pancia piena o addirittura in parabola discendente, può anche essere considerato fondato. Il ritorno del Camp Nou, al netto di un risultato davvero difficile da recuperare, potrebbe far cambiare idea ai più. La storia recente insegna che certi incontri, nella tana del Barça, sembrano non finire mai.
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