Germania: quarto acuto mondiale nel nome di Goetze e Neuer
Di Emanuele SaccardoGermania – Argentina 1-0 d.t.s.
113′ Goetze
Deutschland über alles: di nuovo, per la quarta volta, senza discussioni. Ha vinto il collettivo, ha convinto la propensione al sacrificio, ha meritato la Nazionale che da sempre vede passare allenatori e giocatori senza mai cambiare la propria filosofia. La Germania ha sì modificato negli anni il sistema di gioco, passando dalle logiche prettamente impostate sulla fisicità del gruppo alla crescita di talenti che nulla hanno da invidiare alla scuola sudamericana, una scuola tutta fantasia e allegria. Ma la mentalità vincente è rimasta fissa nei decenni: non è un caso che i tedeschi abbiano disputato otto finali del campionato mondiale, così come non è una coincidenza che sia stata proprio la Germania, ieri sera, a rompere il tabù delle europee che non avevano mai trionfato nel Nuovo Mondo.
Non è stato un miracolo, ciò che Loew ha portato a termine è frutto della programmazione; un lavoro iniziato dieci anni fa quando era il vice di Klinsmann, un’opera proseguita in proprio con il secondo posto agli europei del 2008, il terzo al Mondiale 2010 e ancora il podio ad Euro 2012. Sempre con la Federazione tuetonica a coprirgli le spalle, a sostenerlo; sempre con i club della Bundesliga ad investire sui talenti di casa. Loew pescò a piene mani dalla squadra Under-21 che nel 2009 vinse l’Europeo di categoria e, cinque anni più tardi, sei giocatori di quel gruppo lo hanno portato sul tetto calcistico del pianeta. Da Özil a Hoewedes, passando per Boateng, Khedira e Hummels, senza dimenticare lui, Manuel Neuer. Il portierone del Bayern Monaco è stato insignito del Guanto d’oro nel torneo brasiliano appena concluso, un premio che sancisce – se mai ce ne fosse stato ancora bisogno – quanto il Numero Uno tedesco sia senza dubbio il migliore al Mondo nel proprio ruolo. Moderno sotto tutti i punti di vista, il “libero con i guanti” sempre attento ed efficace, superato soltanto quattro volte nel corso della kermesse iridata.
Però senza la rete di Mario Goetze forse staremmo parlando di un altro film: il piccolo centrocampista nato a Memmingen non faceva parte della spedizione Under-21 di cui sopra, era ancora un acerbo diciassettenne, ma al Maracanã di Rio poche ore fa ha dimostrato di sapersi prendere sulle spalle un onere pesante. A due minuti dal termine dei tempi regolamentari Loew lo ha spedito sul terreno di gioco al posto di Klose, non uno qualsiasi: sostituire il calciatore più prolifico della storia dei Mondiali non è uno scherzo, può far tremare i polsi ad un giovane uomo di appena 22 anni. Eppure Mini Mario, al 113′, ha scritto una tra le più belle poesie che l’universo del pallone ricordi: su imbeccata dell’altro subentrato Schuerrle (attaccante mai troppo apprezzato, se non dal lungimirante Mourinho che lo allena al Chelsea), Goetze addomestica il Brazuca con il petto e con un sinistro volante fulmina sul palo lontano l’incolpevole Romero, santificando la bontà del gioco offensivo tedesco – 18 reti in 7 partite – e regalando alla Mannschaft il quarto alloro planetario (raggiunta l’Italia).
Al termine di centoventi minuti tirati, nei quali la partita l’ha costruita la Germania e l’Argentina ha avuto le occasioni più limpide – a parte il montante colpito da Hoewedes a fine primo tempo -, il ventesimo titolo mondiale torna dunque nella bacheca di Berlino. Dopo i successi targati 1954, 1974 e 1990, la Germania conferma la legge dei 24 anni: tanti, infatti, ne sono trascorsi tra terzo e quarto titolo di Brasile (1970-1994), Italia (1982-2006) e, appunto, Germania (1990-2014). Per i tedeschi si è trattato del quarto atto conclusivo di fronte ad una sudamericana (tre volte contro l’Argentina, una opposta al Brasile) ed è coinciso con la settima finale portata sino ai supplementari – la terza consecutiva dopo Italia-Francia del 2006 e Spagna-Olanda di quattro anni fa.
Diamo l’arrivederci a Russia 2018 con un dato statistico sui capocannonieri: in Brasile si è tornati a 6 reti (Pichichi della manifestazione il colombiano Rodriguez), numero periodico presente dal 1978 al 1998. Sei edizioni consecutive, poi l’irruzione coreana di Ronaldo con 8 centri e l’equilibrio in Germania e Sudafrica firmato Klose e Villa (5 sigilli a testa nelle due edizioni), prima della collezione griffata Rodriguez. Si accettano scommesse su chi potrà essere il Re del gol nelle fredde terre russe.
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