Champions: Atletico Madrid in semifinale, Barça contro Rizzoli
Di Emanuele SaccardoAtletico Madrid – Barcellona 2-0 (and. 1-2, tot. 3-2)
36′ e rig. 88′ Griezmann
E dire che di solito, fuori dai nostri confini, siamo abituati a lodare gli arbitri italiani. Spesso lo fa anche la stampa estera, riconoscendo che la scuola dei fischietti del Belpaese ci sa fare. Chiaro che anche i nostri arbitri sono uomini, perciò fallibili; esattamente come un attaccante che sbaglia un gol già fatto o un portiere che esce a cercar farfalle. Altrettanto chiaro che certi errori, se fatti durante gare di un certo spessore, tipo un quarto di finale Champions ad alta tensione tra Atletico Madrid e Barcellona, finiscono all’istante sotto la lente d’ingrandimento mediatica.
Così il nostro Rizzoli, quasi all’unanimità incensato quale miglior direttore di gara tricolore, a margine del match tra Colchoneros e blaugrana ha potuto riassaporare le care e mai dimenticate polemiche tipiche del calcio di casa nostra. Per dirla in altro modo, Rizzoli è stato immediatamente portato al patibolo dalla stampa iberica dopo la macroscopica svista dell’ultimo minuto.
Per raccontare l’impresa dell’Atletico Madrid, approdato alle semifinali di Champions per la seconda volta in 3 anni, superando ancora ai quarti il Barça, non possiamo non partire dall’epilogo caratterizzato dalla topica di Rizzoli: Gabi intercetta la palla con il braccio destro dentro l’area di rigore, ma l’arbitro decide per la punizione dal limite. Siamo praticamente al novantesimo con l’Atletico avanti 2-0. Un eventuale penalty avrebbe concesso al Barcellona la possibilità di portare casomai la gara ai supplementari, replicando il 2-1 del Camp Nou in suo favore. Invece niente, semplice punizione che Messi spreca oltre la traversa. Scatta dunque la legittima furia ospite, tranne che per il suo tecnico, Luis Enrique: come sempre equilibrato, l’ex allenatore della Roma abbozza con un semplice: “Non parlo dell’arbitro.”
Al netto di un pensiero che facciamo sempre, cioè che alla fin fine gli episodi arbitrali pro e contro giungono immancabilmente a un punto di equilibrio, sarebbe ingiusto ascrivere al rigore non dato, e quindi alla fortuna, il merito di un’impresa targata Atletico Madrid. E qui dall’epilogo saltiamo al prologo: fuori dalla bolgia del Vicente Calderòn, prima dell’incontro, campeggiava una scritta che sintetizza la mentalità di Simeone e dei suoi: Juega cada partido como si fuera el ultimo. Crediamo non ci sia bisogno di tradurre, basta analizzare come l’Atletico ha interpretato la doppia sfida con i campioni d’Europa in carica. Specialmente il match di ritorno.
Certosina organizzazione e totale abnegazione tattica per oltre un’ora di gioco, cuore oltre l’ostacolo negli ultimi 30 minuti per difendere con lucidità il fortino. In sintesi la gara della vita è stata questa per il Cholo e la sua talentuosa banda. Il piano dei biancorossi era semplice: possesso palla al Barcellona, da aggredire solo dopo i primi 10 metri della propria metà campo, in modo da pressare tutti insieme e ripartire in superiorità numerica. Un furore che paga quasi subito perché le occasioni da gol sono tutte di marca Atletico; il Barça non riesce mai ad arrivare dalle parti di Oblak.
Così al minuto 36 i padroni di casa passano: cross dalla destra di esterno sinistro griffato Saul, testa vincente di Griezmann – colpevolmente dimenticato da Piqué – che batte Ter Stegen sul primo palo. Al Calderòn è il delirio, c’è aria di impresa vera. Ma i blaugrana provano a pungere quasi subito con Neymar, che disegna un beffardo tiro a giro di destro destinato all’incrocio, tuttavia troppo debole per impensierire l’attento Oblak.
Nella ripresa il copione non cambia, è sempre la squadra di Simeone ad avvicinarsi al gol: prima con Godin fermato dalla traversa, poi di nuovo con Griezmann stoppato da Ter Stegen. Ma il colpo di grazia è nell’aria e, dopo una punta da calcetto di Suarez controllata da Oblak, arriva il 2-0: Iniesta intercetta in area di mano – evidente – un assist di Filipe Luis e Rizzoli non può che concedere l’estrema punizione all’Atletico. Girezmann fa doppietta: siamo al minuto 88, la sensazione del pass in tasca è molto più che tangibile.
Ma al Barcellona basterebbe un gol per arrivare almeno all’extra time… di questo abbiamo già scritto, Rizzoli qualcosina sulla coscienza ce l’ha. Però, in fin dei conti, l’Atletico ha meritato più del Barcellona, il cui momento di crisi certificato dalla terza sconfitta nelle ultime 3 gare potrebbe portare anche alla clamorosa rimonta in Liga da parte delle due inseguitrici, le squadre di Madrid.
Luis Enrique non fa drammi, sa che il momento è delicato e che serve unità per superarlo. A ben guardare, non è una tragedia che i Campioni d’Europa in carica non siano riusciti a bissare il successo della stagione precedente: da quando esiste la Champions League, non ce l’ha mai fatta alcuna squadra. Si consoli anche Leo Messi, piuttosto impalpabile nei 180′ di questo quarto: la corsa per il Pallone d’Oro 2016 non si è propriamente arrestata per lui (c’è pur sempre la Copa America del centenario da giocare in estate), ma Cristiano Ronaldo ha messo il muso avanti dopo la remuntada con il Wolfsburg riuscita grazie alla sua tripletta. Cose che capitano anche agli Dèi.
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