Milan e Lazio si fanno male: un pareggio che non serve (quasi) a nessuno
Di Emanuele SaccardoA conti fatti, la sfida dell’Olimpico tra Lazio e Milan sa di beffa per i padroni di casa. Inzaghi e i suoi hanno comandato le operazioni per gran parte del match, trovando il vantaggio su calcio di rigore (legittimo) trasformato da Biglia sul finire del primo tempo, per poi venire raggiunti dal gol beffa (ma bellissimo) di Suso.
Sempre a conti fatti, al di là delle recriminazioni biancocelesti per il pareggio subito a 5′ dal termine e dello scampato pericolo rossonero, questo 1-1 non serve praticamente a nessuno. Lo scrivevamo ieri nella presentazione del Monday Night: al Milan soprattutto sarebbe servito tornare a casa con in tasca l’intera posta in palio, alla Lazio il pari poteva anche star bene ma non benissimo.
Il Diavolo, pur avendo messo dietro la Fiorentina – seppure di un solo punto -, che affronterà domenica nello scontro diretto, vede la zona Europa League sempre più lontana. Sono soltanto 4 punti, quindi in realtà troppo lontana non è, ma il passo di Inter e Atalanta e il contestuale costante balbettio milanista autorizzano a credere che l’obiettivo continentale sia, per Montella, un po’ più complicato. Lo stesso tecnico ha dovuto riconoscere, pur con le attenuanti del caso (infortuni e squalifiche) che il Milan ha fatto un passo indietro rispetto a qualche mese fa. Ormai è evidente almeno sul piano del gioco, perché il carattere continua ad essere ben presente: non vinci in 9 contro 11 (Bologna) e non riacciuffi il risultato nella gara in cui meno lo meriteresti (ieri) se non ne hai.
Gioco e qualità globale degli interpreti, dunque. Il Milan potenzialmente può colmare il gap con le rivali, ha già dimostrato di poterci riuscire attraverso coesione, organizzazione e pazienza (specie per l’età media della rosa). In questo senso sono sempre confortanti Donnarumma (vero salva risultato all’Olimpico), Suso e Locatelli. Ancora da scoprire, anche se qualcosa si è intravisto, Deulofeu e Ocampos: l’esperimento del tridente insieme a Suso, senza un centravanti di ruolo, va rivisto. Ieri, in effetti, è stato poco più che avvertito; troppo leggero, troppo pochi i minuti giocati insieme.
Sul fronte Lazio, dicevamo, il rammarico è grande: oggettivamente, per ciò che si è potuto vedere in campo, i biancocelesti avrebbero meritato i 3 punti. Ma il calcio è così, basta una distrazione (leggi: errore fatale di Milinkovic-Savic) e tutto cambia. Anche se hai preso la porta avversaria come un bersaglio. Se non la chiudi, vieni punito. Inzaghi è un tecnico giovane, ma è anche un professionista navigato: queste cose le sa bene ed è sulla concentrazione dei suoi che è consapevole di dover lavorare ancora molto.
Adesso quinto e quarto posto sono più vicini (-1 dalla coppia Inter e Atalanta), eppure ancora troppo lontani per le ambizioni del Club capitolino. Il lavoro svolto nell’ultimo anno autorizza a credere che sì, la Lazio potrà fare il salto di qualità. E il quando è presto detto: il doppio derby nella semifinale di Coppa Italia e la rincorsa in campionato sono lì, a portata di mano.
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