Malta-Italia 0-1: brutti azzurri, ci pensa Pellè
Di Emanuele Saccardo23′ Pellè
Lati positivi, due: si torna da Malta con tre punti che, sommati ai precedenti delle gare contro Norvegia e Azerbaigian, sono in tutto nove. Tradotto: punteggio pieno e primo posto nel gruppo H insieme ai croati. Bene le prestazioni dell’esordiente Pellè – almeno nel primo tempo –, emigrante con la valigia in mano (50 reti in due stagioni al Feyenoord, 4 sin qui a Southampton e battesimo con rete decisiva stasera) e della formica atomica Giovinco, ancora una volta subentrante, illuminante, sgusciante e di nuovo stoppato soltanto da un legno. Lati negativi: troppi. Pallino del gioco in mano eppure freno a mano tirato, colpevolmente soprattutto con una superiorità numerica durata più di quaranta minuti; lentezza della manovra e inesistenti verticalizzazioni. Sì, d’accordo, anche due pali e una traversa che avrebbero dato un’altra dimensione a risultato e andamento di gara, però risicare un modesto 1-0 contro i modesti maltesi – sebbene il loro campo sia per tradizione ostico agli azzurri – sembra un po’ pochino. Specialmente considerando che a novembre ci attende la Croazia, oggi devastante sull’Azerbaigian (6-0).
L’Italia parte con il 3-5-2, in prima fila nel bagaglio di Conte, presentando quattro facce nuove rispetto all’undici di partenza di Palermo: dentro Pellè, Verratti, Candreva e Pasqual, fuori Zaza, Pirlo, Ranocchia e De Sciglio. Le scelte del c.t. sembrano subito quelle giuste perché bastano trenta secondi a Candreva per presentarsi sul fondo e mettere in mezzo una palla arretrata su cui Immobile, dopo un pregevole controllo volante, ruota su se stesso e al volo cerca il palo più lontano. Fuori di poco e sensazioni positive per il clan azzurro.
Sensazioni confermate dall’ottimo lavoro di Pellè che, similmente ad un centro-boa della pallanuoto, gioca di sponda per il compagno di reparto del Borussia, difende palla e cerca di far salire la squadra ogni volta che entra in contatto con il pallone. Lavora da gregario, esattamente come ha chiesto Conte nella conferenza della vigilia. I suoi 193 centimetri sudano e cercano spazio, ma progressivamente e inspiegabilmente gli azzurri arretrano il baricentro, mostrando un’involuzione che intorno al 15’ rischia di essere fatale: una palla in uscita dalla nostra area diventa oro per Failla che con il mancino sfiora il palo alla sinistra di Buffon. I maltesi di Pietro Ghedin (curiosamente allenatore di Conte ai tempi in cui faceva da secondo a Dino Zoff) interpretano bene la fase difensiva, concedendo poco al regista Verratti (francobollato da Schembri) e tentando di affondare il colpo in contropiede. Conte urla, chiede maggiore profondità e più verticalizzazioni di prima per creare superiorità numerica.
L’Italia si scrolla di dosso l’imbarazzo e riprende a macinare occasioni, specialmente dalla corsia mancina occupata da Pasqual: l’esterno viola, in rapida successione, mette in mezzo due palloni per Pellè e Chiellini, ma il risultato sono una traversa per l’esordiente e un palo per il bianconero, di un soffio vicino al terzo gol in due gare. L’appuntamento con il vantaggio è solo rimandato perché, sempre su iniziativa di Pasqual da corner, un batti e ribatti trova pronto il piede di Graziano Pellè: dopo appena 23 minuti in Nazionale maggiore, l’attaccante con la valigia in mano bagna l’esordio con un gol fondamentale.
Sembra mettersi ancora meglio per gli azzurri quando una generosa decisione del direttore di gara priva Malta del suo elemento più rappresentativo: al 27’ Mifsud, re del gol con la maglia crociata (39 centri), viene espulso per un duro fallo su Florenzi, fallo che però è sembrato al massimo da cartellino giallo. Rete di vantaggio e uomo in più: potrebbe essere il preludio ad una serata diversa da quella vissuta contro l’Azerbaigian e invece, vuoi per il rigore tattico dei maltesi che in dieci uomini difendono con sei giocatori sulla linea dell’area, vuoi per la scarsa vena globale dell’Italia dalla mezz’ora in avanti, pare poter assumere i contorni di una mancata occasione.
La ripresa praticamente sfila via senza grandi emozioni, eccettuata la seconda frettolosa espulsione operata dall’arbitro romeno, questa volta ai danni di Bonucci, reo di un fallo da ultimo uomo su Schembri – nemmeno tanto evidente – a trenta e passa metri da Buffon. Ristabilita la parità numerica, Conte è obbligato a togliere Pellè (comunque stremato) per fare posto a Ogbonna; e con il solo Giovinco davanti, entrato al posto di un Immobile in ombra, le occasioni verso i guantoni di Hogg si diradano. È solo la formica atomica a tenere in apprensione gli avversari con la sue accelerazioni, gli inserimenti e un palo colpito al primo minuto di recupero. Poco, troppo poco; una miseria da sommare a ciò che è andato in scena a Palermo pochi giorni fa, una miseria sottolineata dalle prove poco convincenti soprattutto di Verratti e Candreva (cross dopo trenta secondi escluso). Conte difende il gruppo, in fondo non c’è di che allarmarsi: visto il recente passato azzurro e l’epilogo brasiliano, quattro vittorie consecutive di cui tre nelle qualificazioni a Euro 2016 non sono materiale per la gogna. E poi, in queste prime battute di stagione, sono cadute via via Spagna, Olanda e perfino la Germania. Tempo per lavorare e vestire l’Italia con la stoffa dell’ex allenatore della Juve ce n’è, la proverbiale “fame” del c.t. prenderà casa anche a Coverciano. Si spera prima del 16 novembre: la spaventosa Croazia incombe già.
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